venerdì 2 marzo 2018

Lo sfruttamento delle suore - Il Post

Lo sfruttamento delle suore - Il Post: "La rivista mensile dell’Osservatore Romano “Donne Chiesa Mondo” di marzo è dedicata al lavoro delle donne, e c’è un articolo in cui si spiega come (anche) le suore siano sfruttate economicamente quando svolgono i lavori domestici all’interno delle strutture della chiesa, nelle abitazioni di preti, vescovi o cardinali, nelle scuole o negli ambulatori: sono pagate poco, spesso non sono pagate affatto, non hanno alcun orario o regolamento, non hanno un contratto e non hanno una convenzione con i vescovi o le parrocchie con cui lavorano. La loro professionalità, la competenza o i loro titoli di studio non sono riconosciuti e questo genera, all’interno delle gerarchie, «abusi di potere» e «violenza simbolica» che ha conseguenze molto concrete.

La rivista dell’Osservatore Romano (arrivata all’edizione numero 66) è diretta da Lucetta Scaraffia, femminista e docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma che si è occupata soprattutto di storia delle donne e di storia religiosa. L’inchiesta sul lavoro delle suore – ripresa anche da alcuni giornali internazionali – è stata scritta dalla giornalista francese Marie-Lucile Kubacki e riporta diverse testimonianze. I nomi delle suore che hanno scelto di parlare sono di fantasia.

Suor Maria, che è arrivata a Roma dall’Africa circa vent’anni fa, ha raccontato di ricevere spesso suore che svolgono un lavoro di servizio domestico presso le abitazioni di preti, vescovi o anche cardinali. Altre ancora, ha spiegato, lavorano in cucina in strutture di Chiesa o svolgono compiti di catechesi e d’insegnamento:

«Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di Chiesa, si alzano all’alba per preparare la colazione e vanno a dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata, la biancheria lavata e stirata. In questo tipo di “servizio” le suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta».

Suor Maria ha anche spiegato che non solo non c’è alcuna forma di riconoscimento verso il lavoro domestico delle suore, ma che queste donne spesso subiscono trattamenti umilianti e non vengono nemmeno invitate a sedere alla tavola che servono:

«Un ecclesiastico pensa di farsi servire un pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una volta che è stato servito? È normale per un consacrato essere servito in questo modo da un’altra consacrata? E sapendo che le persone consacrate destinate ai lavori domestici sono quasi sempre donne, religiose? La nostra consacrazione non è uguale alla loro?».

Suor Maria, che ha raccolto le testimonianze di molte sue colleghe, ha detto che questa situazione provoca una «una ribellione interiore molto forte», oltre che una profonda frustrazione, ma che sono poche le suore che hanno il coraggio di prendere parola pubblica sulla loro condizione lavorativa.

«Nel caso di suore straniere venute dall’Africa, dall’Asia e dall’America latina, ci sono a volte una madre malata le cui cure sono state pagate dalla congregazione della figlia religiosa, una fratello maggiore che ha potuto compiere i suoi studi in Europa grazie alla superiora. Se una di queste religiose torna nel proprio paese, la sua famiglia non capisce. Le dice: ma come sei capricciosa! Queste suore si sentono in debito, legate, e allora tacciono. Tra l’altro spesso provengono da famiglie molto povere dove i genitori stessi erano domestici. Alcune dicono di essere felici, non vedono il problema, ma provano comunque una forte tensione interiore. Simili meccanismi non sono sani e certe suore arrivano, in alcuni casi, ad assumere ansiolitici per sopportare questa situazione di frustrazione».

Questa situazione si verifica anche in Italia, si precisa nell’articolo: pone dei problemi molto concreti («Chi paga e come pagare le fatture quando le suore sono malate o hanno bisogno di cure perché invalidate dall’età?») e deriva da una responsabilità storica e condivisa che ha a che fare con la condizione della donna (anche) all’interno della Chiesa e che trova la complicità non solo degli uomini, ma anche delle superiori generali che non mettono in discussione il sistema, ma lo convalidano e vi partecipano attivamente. Suor Paule, una religiosa con incarichi importanti, ha spiegato:" SEGUE >>>

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