Il Tar resuscita la grande moschea del Nord: "Ma il Comune non ci sta: «Fin da ora dico a chiare lettere che con me sindaco la moschea non verrà mai realizzata» tuona il primo cittadino Roberto Di Stefano (Forza Italia).
Con sentenza pubblicata ieri e adottata il 28 febbraio, i giudici amministrativi lombardi hanno accolto il ricorso del centro islamico locale, e hanno dato torto al Comune, che nel corso dei mesi scorsi aveva cancellato il mega progetto urbanistico, che prevede un centro culturale-religioso da 2.500 metri quadrati (5.000 con giardini e parcheggio) capace di ospitare 4mila posti.
Nei piani dei dirigenti musulmani, la moschea dovrebbe essere costruita in via Luini: formalmente entro i confini di Sesto San Giovanni (popoloso centro industriale dell'hinterland e secondo Comune della provincia), ma di fatto il grande luogo di culto sorgerebbe alle porte di Milano, lungo la linea rossa del metrò, nel cuore di un'area metropolitana da 3 milioni di persone.
Anche per questa collocazione strategica, il progetto è stato al centro di infinite discussioni, in particolare nel corso dell'ultima campagna elettorale comunale, quando l'attuale sindaco Roberto Di Stefano (allora leader dell'opposizione e poi candidato) aveva posto in cima al suo programma il «no» alla moschea. Il tema aveva incendiato la campagna elettorale anche per i sospetti su presunti finanziamenti in arrivo dal Qatar, e in particolare dalla «Qatar Charity Foundation», ente «benefico» più volte associato all'islam politico. In seguito il presidente del Centro Gueddouda Boubakeur ha smentito l'esistenza di finanziamenti dal Qatar, ma le polemiche non sono mai cessate. «Nel Pd vogliono far diventare Sesto San Giovanni la capitale italiana dell'integralismo islamico in Italia» aveva attaccato Di Stefano e da sindaco poi ha mantenuto gli impegni. A pochi mesi dal voto con cui ha conquistato Sesto, roccaforte rossa, il centrodestra in Consiglio comunale ha approvato - col Pd contrario - la decadenza della concessione del diritto di superficie per quella che intanto è stata ribattezzata «la più grande moschea del Nord Italia». Lo stop del Comune si fondava su varie inadempienze, prima fra tutte il mancato pagamento di 320mila euro di tributi e oneri fra diritto di superficie, opere aggiuntive e monetizzazione dei parcheggi.
Adesso la partita si riapre ma Di Stefano è duro: «Il Centro islamico pensi innanzitutto a saldare il debito con i contribuenti sestesi e porti in Comune i bilanci che dimostrino di non avere contatti con finanziatori del Qatar, Paese considerato vicino al terrorismo islamico». Il ricorso al Consiglio di Stato è certo, e il sindaco vuole un referendum."
Con sentenza pubblicata ieri e adottata il 28 febbraio, i giudici amministrativi lombardi hanno accolto il ricorso del centro islamico locale, e hanno dato torto al Comune, che nel corso dei mesi scorsi aveva cancellato il mega progetto urbanistico, che prevede un centro culturale-religioso da 2.500 metri quadrati (5.000 con giardini e parcheggio) capace di ospitare 4mila posti.
Nei piani dei dirigenti musulmani, la moschea dovrebbe essere costruita in via Luini: formalmente entro i confini di Sesto San Giovanni (popoloso centro industriale dell'hinterland e secondo Comune della provincia), ma di fatto il grande luogo di culto sorgerebbe alle porte di Milano, lungo la linea rossa del metrò, nel cuore di un'area metropolitana da 3 milioni di persone.
Anche per questa collocazione strategica, il progetto è stato al centro di infinite discussioni, in particolare nel corso dell'ultima campagna elettorale comunale, quando l'attuale sindaco Roberto Di Stefano (allora leader dell'opposizione e poi candidato) aveva posto in cima al suo programma il «no» alla moschea. Il tema aveva incendiato la campagna elettorale anche per i sospetti su presunti finanziamenti in arrivo dal Qatar, e in particolare dalla «Qatar Charity Foundation», ente «benefico» più volte associato all'islam politico. In seguito il presidente del Centro Gueddouda Boubakeur ha smentito l'esistenza di finanziamenti dal Qatar, ma le polemiche non sono mai cessate. «Nel Pd vogliono far diventare Sesto San Giovanni la capitale italiana dell'integralismo islamico in Italia» aveva attaccato Di Stefano e da sindaco poi ha mantenuto gli impegni. A pochi mesi dal voto con cui ha conquistato Sesto, roccaforte rossa, il centrodestra in Consiglio comunale ha approvato - col Pd contrario - la decadenza della concessione del diritto di superficie per quella che intanto è stata ribattezzata «la più grande moschea del Nord Italia». Lo stop del Comune si fondava su varie inadempienze, prima fra tutte il mancato pagamento di 320mila euro di tributi e oneri fra diritto di superficie, opere aggiuntive e monetizzazione dei parcheggi.
Adesso la partita si riapre ma Di Stefano è duro: «Il Centro islamico pensi innanzitutto a saldare il debito con i contribuenti sestesi e porti in Comune i bilanci che dimostrino di non avere contatti con finanziatori del Qatar, Paese considerato vicino al terrorismo islamico». Il ricorso al Consiglio di Stato è certo, e il sindaco vuole un referendum."
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