giovedì 2 aprile 2015

Turchia nel caos: così Tayyip Erdogan ha spaccato il Paese

Turchia nel caos: così Tayyip Erdogan ha spaccato il Paese: "Un magistrato e due poliziotti uccisi durante il blitz di un gruppo terrorista di estrema sinistra nel tribunale di Istanbul. Il più grande black-out del Paese in vent'anni probabilmente, a stare al primo ministro Ahmet Davutoglu, ad opera di hackers. Un assalto nella sede del partito al governo, l'AKP islamista di Tayyip Erdogan.

È chiaro che il clima si è surriscaldato in Turchia in vista delle elezioni del 6 giugno, una data cruciale. Il Presidente spera di uscire dalle urne come il salvatore della Patria con una maggioranza tale da cambiare la Costituzione e attribuire alla Presidenza poteri simili a quelli accordati dalla costituzione americana. L'opposizione - una vasta fetta della popolazione che va dai repubblicani ai socialisti passando per il partito Curdo che per la prima volta si presenterà alle elezioni come tale - spera invece di bloccare la sua avanzata. Non un compito facile visto che la soglia di sbarramento per entrare in parlamento è posta al 10 per cento ma quest'anno forse raggiungibile grazie al numero crescente di cittadini disposti a dare la loro fiducia financo ai Curdi, ex nemici, pur di non appoggiare le mire dittatoriali dell'attuale Presidente.

Una persona armata ha fatto irruzione a Istanbul nella sede del partito Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: le forze speciali turche, dopo circa mezz'ora di tensione, sono entrate nella sede dell'Akp a Kartal e lo hanno arrestato. Le immagini della tv turca Dha





Il clima incandescente è il risultato di 12 anni di governo a sigla Erdogan caratterizzato da due fenomeni: la sbalorditiva cementificazione del Paese con infiniti scandali e fenomeni di corruzione correlati da cui Erdogan ha impunemente lucrato e la progressiva centralizzazione di ogni forma di potere politico, economico e sociale nelle mani del Presidente. Giornalisti e intellettuali non in accordo con lui sono stati progressivamente messi da parte o a tacere quando non direttamente incarcerati. E ogni forma di cultura non strettamente sunnita è sempre più spesso giudicata come disdicevole e non conforme.
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