sabato 21 marzo 2015

'La terra dei santi', le donne della 'ndrangheta e il destino dei figli - Trovacinema

'La terra dei santi', le donne della 'ndrangheta e il destino dei figli - Trovacinema: "Che donna sei che togli i figli alle madri". "E tu che madre sei che mandi i tuoi figli a morire". Il serrato scambio di battute fra Assunta, una giovane donna legata a una famiglia della 'ndrangheta, e Vittoria, magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, riassume drammaticamente il senso di "La terra dei santi", esordio nel lungometraggio di Fernando Muraca convincente e originale perché per una volta la 'ndrangheta è vista e raccontata da un'ottica assolutamente femminile. In primo piano non ci sono i boss, i padrini o la manovalanza dei piccoli pesci ma tre donne: oltre a Vittoria e Assunta, la terza protagonista del film è Caterina, moglie di un capoclan latitante. Il film sarà in sala dal 26 marzo.
"Sono nato in Calabria, l'azienda che, dopo infiniti sacrifici, mio padre aveva messo in piedi è stata distrutta dalla 'ndrangheta e da tempo avevo voglia di fare un film sul fenomeno criminale che impera nella mia terra. Ma - spiega Muraca - volevo evitare il classico film di denuncia che alla fine incontra il favore dei boss, i quali amano rispecchiarsi nelle storie dove violenza e male trionfano. La mia intenzione era quella di fare un film che offrisse un lumicino di speranza, che mostrasse come le persone possono cambiare e come debbano essere aiutate a compiere una scelta coraggiosa e difficile. Così ho pensato di raccontare la 'ndrangheta e il contrasto a questo fenomeno dalla parte delle donne. Insieme alla sceneggiatrice Monica Zappelli, già autrice di "I cento passi" di Giordana, ci siamo chiesti: perché le donne degli affiliati alla 'ndrangheta consegnano i loro figli a un destino di carcere o di morte? E la domanda ne ha suscitata subito un'altra: i figli appartengono ai genitori o prevale il diritto dello Stato a proteggerli?".
In effetti "La terra dei santi" affronta proprio questa doppia questione; racconta come il magistrato Vittoria, per evitare il compiersi di un inevitabile tragico destino e per indurre Assunta a collaborare con la giustizia, decide di sottrarre alla donna la patria potestà sui figli, che vengono affidati ai servizi sociali. "Ma la vicenda immaginata - spiega ancora Muraca, già attore e regista di teatro e editor per il gruppo televisivo Lux - è ispirata alla realtà: nel 2007 la procura di Reggio Calabria sottrasse i figli al boss De Stefano e oggi sono più di venti i ragazzi prelevati da famiglie affiliate alla 'ndrangheta che vivono in comunità".
Un altro elemento che colpisce è il fatto che, benché acerrime nemiche, le protagoniste del film alla fine si riconosco in un comune sentimento femminile. "Ho immaginato che Vittoria e Assunta siano due donne che camminano sulla stessa strada seppure su due lati diversi. La prima vive per far trionfare la giustizia, la seconda per assicurare un futuro ai propri figli. Ma quando Assunta li perde entrambi, Vittoria non può fare a meno di riconoscersi nella sofferenza dell'altra: l'ostilità fra le due donne viene meno, spingendole a un reciproco abbraccio. Caterina, invece, resta estranea a questo sentimento perché ha scelto il potere e i soldi: psicologicamente è diventata a tutti gli effetti un uomo".
Anche la scelta delle attrici è imprevedibile: a Valeria Solarino e Lorenza Indovina ha affidato dei ruoli inediti nelle rispettive carriere e per il personaggio di Assunta ha scelto un'interprete sconosciuta. "Valeria Solarino è Vittoria, una donna coraggiosa e determinata: sul set ho cercato di far emergere gli aspetti più duri del suo carattere e del suo fisico. Lorenza Indovina è Caterina, una sorta di dark lady del sud: ho subito pensato a lei, forse anche sul ricordo di un ruolo quasi analogo, benché completamente diverso perché decisamente comico, sostenuto in Qualunquemente. Infine per Assunta volevo una ragazza del sud in possesso di una naturale teatralità dei gesti, capace di certi sguardi che hanno solo le donne della mia terra. Dopo molti provini ho trovato l'interprete ideale: Daniela Marra".
Il titolo del suo film, "La terra dei santi" e il fatto che sia sostenuto in prima battuta dall'Acec, il circuito della sale legate alla chiesta cattolica, non rischia di essere fuorviante? "Come è spiegato anche in una battuta del film, per i greci ortodossi la Calabria era considera un tempo una terra di santi. Quei santi che, in formato santini, vengono oggi utilizzati dalla 'ndrangheta nei riti di iniziazione. Ecco perché questo titolo. Quanto al sostegno dell'Acec ne sono felice, anche perché una delle voci più forti nella lotta alla 'ndrangheta è da sempre quella dell'arcivescovo Bregantini. Ma La terra dei santi non è un film confessionale, bensì un'opera nata dalla dedizione di un gruppo di operatori giovani e coraggiosi: la produzione Kines e una nuova distribuzione piccola indipendente Asap Cinema Network, che hanno creduto nel mio progetto". "


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