martedì 10 marzo 2015

Egitto, eseguita la prima condanna a morte contro i Fratelli musulmani

Egitto, eseguita la prima condanna a morte contro i Fratelli musulmani: "Mah­mud Rama­dan è il primo soste­ni­tore dei Fra­telli musul­mani a essere con­dan­nato a morte. Sono state cen­ti­naia le pene capi­tali dispo­ste dalle Corti di Minya, Ales­san­dria e Giza in seguito alla resi­stenza che gli isla­mi­sti oppo­sero alla depo­si­zione for­zosa dell’ex pre­si­dente Morsi nel luglio 2013. La con­danna riguarda l’ormai noto pro­cesso di Ales­san­dria, costruito su prove video che mostre­reb­bero due gio­vani defe­ne­strati da un palazzo del quar­tiere di Sidi Gaber. Il primo dei due morì sul colpo, il secondo Hamad Badr, 19 anni, sulla strada verso l’ospedale.

Negli scon­tri del 3 luglio 2013, giorno del golpe mili­tare, ad Ales­san­dria mori­rono 18 per­sone, in una mani­fe­sta­zione venne ucciso, a col­tel­late, anche l’insegnante cana­dese Andrew Pochter.

Il padre di una delle vit­time ha rac­con­tato che suo figlio sarebbe stato pre­le­vato dal suo appar­ta­mento e con­dotto da Rama­dan sul ter­razzo del palazzo e get­tato nel vuoto. La Fra­tel­lanza si è sem­pre dichia­rata estra­nea ai fatti. Nei pro­cessi som­mari e di massa degli ultimi mesi, cen­ti­naia di isla­mi­sti sono stati con­dan­nati a morte nella più dura repres­sione che il movi­mento ha subito sin dalla sua for­ma­zione. Molte delle pene capi­tali sono state poi tra­sfor­mate in erga­stoli, ma i lea­der del movi­mento ancora rischiano la forca.

Dopo il golpe e il mas­sa­cro di Rabaa, migliaia di soste­ni­tori dei Fra­telli musul­mani risul­tato scom­parsi in Egitto. Sono cen­ti­naia poi le opere cari­ta­te­voli, gli ospe­dali e le scuole chiuse in que­sti mesi per impe­dire una rin­no­vata par­te­ci­pa­zione poli­tica del movi­mento. L’intero movi­mento è stato dichia­rato ille­gale dalla magi­stra­tura egi­ziana col­pendo al ven­tre la prin­ci­pale forza di oppo­si­zione in Egitto. Eppure con l’approssimarsi delle ele­zioni par­la­men­tari, ora rin­viate sine die, sem­brava che il pre­si­dente egi­ziano Abdel Fat­tah al-Sisi avesse avviato un ten­ta­tivo di ricon­ci­lia­zione con quei poli­tici isla­mi­sti che aves­sero rin­ne­gato la loro appar­te­nenza al movimento.

In realtà, l’esecuzione della prima con­danna a morte, seb­bene di un caso molto par­ti­co­lare che con le imma­gini video mostrate dalla tele­vi­sione pub­blica, ha pro­vo­cato lo sde­gno di molti egi­ziani, arriva a poche ore dal rim­pa­sto di governo che ha visto avvi­cen­darsi al mini­stero dell’Interno Moha­med Ibra­him, il poli­tico che ha messo in atto la strage di Rabaa, con l’ex capo della Sicu­rezza di Stato (Amn el-dawla), Abdel Ghaf­far. Sarebbe in corso una faida tra l’élite mili­tare e gli uomini vicini all’ex pre­si­dente Muba­rak che potrebbe costare la pol­trona dello stesso al-Sisi in favore dei fac­cen­dieri ria­bi­li­tati del dis­solto Par­tito nazio­nale demo­cra­tico in vista di un pos­si­bile voto per le parlamentari.

Da mesi c’è uno scon­tro negli ate­nei e per le strade con con­ti­nui scoppi di ordi­gni rudi­men­tali. L’ultimo ha cau­sato un morto a Mahal­lah al-Kubra, città del Delta del Nilo nota per l’attivismo dei movi­menti operai.

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