Crema, vescovo: Sì alla moschea, musulmani fratelli da accogliere | Imola Oggi: "“Non è mio compito offrire una risposta politica sul tema dell’accoglienza dei musulmani e sui luoghi di culto, in quanto è di competenza delle autorità civili, che faranno riferimento alle attuali legislazioni. Ritengo che un luogo di preghiera debba essere riconosciuto per non restare solo sul piano teorico”. Così il vescovo di Crema, Oscar Cantoni, in un documento intitolato Oltre i muri e redatto in occasione della tradizionale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Lo riporta il sito cremaonline
Resistenza emotiva
Ad una settimana dal Consiglio comunale aperto sull’ipotesi di realizzazione di un centro culturale arabo in via Milano, il vescovo spiega: “Una certa resistenza più emotiva che razionale, un clima di paura, derivato e giustificato in parte anche dai recenti atti terroristici che hanno insanguinato la Francia e non solo, ci porta a considerare gli immigrati, i membri di religioni diverse, soprattutto i Musulmani, presenti sul nostro territorio, come persone da cui difendersi o da cui salvaguardarsi, prima ancora che fratelli da accogliere e riconoscere nella loro dignità”. Tuttavia, ammette il vescovo, “i pareri sono discordi, anche nella nostra comunità ecclesiale, offrendo ciascuno motivazioni comprensibili, che spesso però sottendono una sfiducia nella accettazione della diversità dell’altro. Tali focosi dibattiti generano a volte anche lo svilupparsi di sottili divisioni interne, che alla fine fanno il buon gioco del diavolo, il quale non cerca altro che le nostre divisioni”. [...]"
Resistenza emotiva
Ad una settimana dal Consiglio comunale aperto sull’ipotesi di realizzazione di un centro culturale arabo in via Milano, il vescovo spiega: “Una certa resistenza più emotiva che razionale, un clima di paura, derivato e giustificato in parte anche dai recenti atti terroristici che hanno insanguinato la Francia e non solo, ci porta a considerare gli immigrati, i membri di religioni diverse, soprattutto i Musulmani, presenti sul nostro territorio, come persone da cui difendersi o da cui salvaguardarsi, prima ancora che fratelli da accogliere e riconoscere nella loro dignità”. Tuttavia, ammette il vescovo, “i pareri sono discordi, anche nella nostra comunità ecclesiale, offrendo ciascuno motivazioni comprensibili, che spesso però sottendono una sfiducia nella accettazione della diversità dell’altro. Tali focosi dibattiti generano a volte anche lo svilupparsi di sottili divisioni interne, che alla fine fanno il buon gioco del diavolo, il quale non cerca altro che le nostre divisioni”. [...]"
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