venerdì 9 gennaio 2015

Lo scrittore Al-Aswani: «Noi musulmani dobbiamo reagire» - Corriere.it

Lo scrittore Al-Aswani: «Noi musulmani dobbiamo reagire» - Corriere.it: "Questi criminali sono pericolosi per tutti, per noi egiziani quanto per i francesi». Lo scrittore ‘Ala al-Aswani, autore di romanzi acclamati in Europa - e in modo particolare in Francia - tra cui «Palazzo Yacoubian» e «Chicago» (editi in Italia da Feltrinelli), nei quali affronta anche la realtà dell’estremismo, parla al telefono dal Cairo. Ha appena visto in tv le immagini del massacro in Francia. «Mi sono sentito male. Avevo incontrato quei caricaturisti a una cena a Parigi, li ho riconosciuti. Conosco il loro giornale: so che si pone come obiettivo quello di spezzare i vincoli alla libertà di espressione. Questo è un barbaro attacco alla civiltà».
Questo attentato aumenterà i sospetti nei confronti dei musulmani in Europa?
«Potrebbe succedere, ma non dovrebbe, non è giusto. Se stiamo parlando di civiltà, va fatta giustizia e vanno puniti tutti coloro che sono responsabili, ma non chi non lo è. Anch’io, che sono musulmano, sono stato attaccato dai fanatici. Nell’ottobre 2013 ho rischiato d’essere ucciso all’Institut du Monde Arabe di Parigi: stavo parlando di letteratura, presentavo il mio libro “Cairo Automobile Club”, quando qualcuno mi ha accusato di essere contro l’Islam. Io ho replicato che non è vero. Erano della Fratellanza musulmana: “Hai tradito la rivoluzione”, hanno gridato e hanno iniziato a lanciare oggetti, rompendo un vetro sopra la mia testa. Non so cosa sarebbe successo a me e al mio interprete francese di 72 anni, se non fossero intervenuti i poliziotti: ci hanno spinti in uno scantinato e hanno riportato l’ordine. Ci hanno salvati. Anche in Egitto sono stato attaccato dai fanatici due volte, una delle quali mentre una troupe francese mi intervistava e un’altra nella mia clinica odontoiatrica. Quel che voglio dire è che i fanatici sono pericolosi per noi quanto per l’Occidente».
La libertà di espressione sia da difendere anche quando offende la religione?
«La mia opinione personale è che non ci debba essere alcun limite alla libertà di espressione, anche se offende i princìpi di altre persone. Se non ti piacciono quelle caricature, non comprare quel giornale. E se credi che i tuoi diritti siano stati violati, puoi denunciare i giornalisti in tribunale. Ma gli estremisti religiosi, come d’altro canto i fascisti, non sono di quest’idea. In ogni caso, questo è un tema di cui potremmo dibattere fino a domani, ma c’è un’enorme differenza tra discutere e uccidere qualcuno perché ha scritto qualcosa».
Ha sentito parlare del libro di Houellebecq, «Sottomissione»? Immagina una Francia governata nel 2022 dai Fratelli musulmani e l’imporsi di un nuovo ordine sociale.
«Ho letto alcuni articoli scritti sul libro: si tratta di fiction e ognuno ha il diritto di immaginare quel che vuole. L’unica cosa su cui non sono molto d’accordo è usare l’Islam come termine collettivo, perché non lo è, perché il problema è il wahhabismo, che è cresciuto in Arabia Saudita per quarant’anni grazie ai soldi del petrolio e che è stato sottovalutato dai governi occidentali. Nel mio Paese, alla fine degli anni Settanta, la maggior parte dei musulmani erano tolleranti. Chi si dichiarava apertamente “non credente” non aveva problemi. Negli anni Trenta fu pubblicato un famoso libro intitolato “Perché sono ateo?”, di Ismail Adham. Fu distribuito, venduto. La reazione? Un autore religioso replicò con un altro libro: “Perché credo in Dio”. Eravamo musulmani anche allora. Il problema non è l’Islam, è l’Islam wahhabita: questa è la base ideologica del terrorismo. I wahhabiti considerano infedeli non solo i cristiani e gli ebrei, ma anche i musulmani liberal che non condividono le loro idee: anzi i musulmani progressisti sono anche più odiati, perché possono avere un’influenza maggiore su altri musulmani».
Pensa che l’Europa continuerà a subire simili attentati per mano di fanatici?
«Molto dipende dall’atteggiamento dei governi. Ci sono due livelli: quello della sicurezza e quello dell’ideologia. Per quanto riguarda la sicurezza, bisogna applicare la legge contro chi ha commesso questi crimini ed evitare di usare forza eccessiva contro degli innocenti solo perché hanno un nome e un aspetto arabo: questo non farebbe che alimentare il fanatismo. Sul piano ideologico, la maggior parte delle moschee in Occidente sono sponsorizzate da gruppi wahhabiti. C’è una seconda generazione di musulmani, nati in Francia, che è problematica, perché si sentono maltrattati e discriminati dal governo: è sempre possibile trovare delle soluzioni, ma quando questi giovani senza lavoro e frustrati vanno in moschea al venerdì e l’imam dice loro che chiunque non segua le regole dell’Islam è un infedele, quando viene alimentata la paranoia che l’Occidente sia contro la nostra religione, questa visione wahhabita dell’Islam può essere molto pericolosa. Penso che quello che si dovrebbe fare è verificare con attenzione quale educazione religiosa viene impartita nelle moschee d’Europa».
Che cosa possono fare i musulmani?
«Poco fa ho chiamato il mio editore francese, Actes Sud, per esprimere la mia solidarietà e chiedere di pubblicare a mio nome una condanna di quest’atto barbarico. È un mio dovere in quanto scrittore conosciuto in Europa e nato musulmano»
."


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