Sinodo, il Vaticano censura le minoranze Il cardinale Mueller attacca Papa Francesco: "
Da censore a censurato. Da custode del dicastero vaticano – l'ex Sant'Uffizio – storicamente addetto a redarguire e condannare chi devia dalla retta via della fede cattolica, a vittima lui stesso di presunti atteggiamenti censori da parte dei vertici pontifici.
Protagonista di questa strana parabola nella prima settimana di Sinodo sulla famiglia in corso in Vaticano è il cardinale tedesco Gerhard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant'Uffizio), la voce di punta del dissenso sulle annunciate aperture in materia di comunione ai divorziati risposati, unioni di fatto e convivenze varate dai 191 padri sinodali chiamati da papa Francesco al difficile compito di rinnovare la pastorale familiare della Chiesa.
Muller – nato a Mainz, Germania, 67 anni fa – già prima dell'apertura del Sinodo aveva fatto sapere di essere fermamente deciso ad ostacolare qualsiasi riforma che potesse in qualche modo intaccare la tradizionale Dottrina sulla famiglia che ha sempre avuto nell'indissolubilità del vincolo matrimoniale una sorta di baluardo insormontabile. Una posizione di chiusura espressa anche in un libro scritto alla vigilia delle assise sinodali insieme ad altri 4 cardinali (De Paolis, Burke, Caffarra e Pell) che hanno, inevitabilmente, coalizzato i padri sinodali più tradizionalisti contrari a riformare la Dottrina familiare. Esponenti di un'area conservatrice che – ha più volte lamentato Mueller – non ha avuto eccessivo accesso nei mass media per “colpa” del sistema di informazione messo in atto in Vaticano proprio in occasione del Sinodo.
Le giornaliere sintesi dei lavori fatte dalla Sala Stampa vaticana e le conferenze stampa tenute da singoli padri con la regia del gesuita padre Federico Lombardi, portavoce pontificio e direttore della stessa Sala Stampa vaticana, sono state viste da Mueller e dai sui amici padri sinodali come una palese manovra di pilotare l'esito finale dei lavori in direzione delle aperture più volte auspicate da papa Francesco e quasi codificate nel documento preparatorio scritto dal cardinale Walter Kasper.
A sollevare ulteriori sospetti tra le componenti più tradizionaliste del Sinodo è stata anche la decisione presa dalle autorità vaticane di non pubblicare – per la prima volta nella storia dei Sinodi – i testi integrali degli interventi in aula con i nomi ed i cognomi degli autori. Da qui l'alzata di scudi del prefetto dell'ex Sant'Uffizio Muller che – secondo quanto riferito dall'Associated Press – si è lamentato che nel Sinodo è stata messa in pratica una vera e propria operazione di censura per spegnere le voci dissenzienti al rinnovamento della pastorale familiare.
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Da censore a censurato. Da custode del dicastero vaticano – l'ex Sant'Uffizio – storicamente addetto a redarguire e condannare chi devia dalla retta via della fede cattolica, a vittima lui stesso di presunti atteggiamenti censori da parte dei vertici pontifici.
Protagonista di questa strana parabola nella prima settimana di Sinodo sulla famiglia in corso in Vaticano è il cardinale tedesco Gerhard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant'Uffizio), la voce di punta del dissenso sulle annunciate aperture in materia di comunione ai divorziati risposati, unioni di fatto e convivenze varate dai 191 padri sinodali chiamati da papa Francesco al difficile compito di rinnovare la pastorale familiare della Chiesa.
Muller – nato a Mainz, Germania, 67 anni fa – già prima dell'apertura del Sinodo aveva fatto sapere di essere fermamente deciso ad ostacolare qualsiasi riforma che potesse in qualche modo intaccare la tradizionale Dottrina sulla famiglia che ha sempre avuto nell'indissolubilità del vincolo matrimoniale una sorta di baluardo insormontabile. Una posizione di chiusura espressa anche in un libro scritto alla vigilia delle assise sinodali insieme ad altri 4 cardinali (De Paolis, Burke, Caffarra e Pell) che hanno, inevitabilmente, coalizzato i padri sinodali più tradizionalisti contrari a riformare la Dottrina familiare. Esponenti di un'area conservatrice che – ha più volte lamentato Mueller – non ha avuto eccessivo accesso nei mass media per “colpa” del sistema di informazione messo in atto in Vaticano proprio in occasione del Sinodo.
Le giornaliere sintesi dei lavori fatte dalla Sala Stampa vaticana e le conferenze stampa tenute da singoli padri con la regia del gesuita padre Federico Lombardi, portavoce pontificio e direttore della stessa Sala Stampa vaticana, sono state viste da Mueller e dai sui amici padri sinodali come una palese manovra di pilotare l'esito finale dei lavori in direzione delle aperture più volte auspicate da papa Francesco e quasi codificate nel documento preparatorio scritto dal cardinale Walter Kasper.
A sollevare ulteriori sospetti tra le componenti più tradizionaliste del Sinodo è stata anche la decisione presa dalle autorità vaticane di non pubblicare – per la prima volta nella storia dei Sinodi – i testi integrali degli interventi in aula con i nomi ed i cognomi degli autori. Da qui l'alzata di scudi del prefetto dell'ex Sant'Uffizio Muller che – secondo quanto riferito dall'Associated Press – si è lamentato che nel Sinodo è stata messa in pratica una vera e propria operazione di censura per spegnere le voci dissenzienti al rinnovamento della pastorale familiare.
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