Isis, il dilemma di papa Francesco: è giusto bombardare i terroristi? (FOTO): CHI RICERCA IL DIALOGO .... PRIMA DI OGNI INTERVENTO ... DIMOSTRA RESPONSABILITA', FORZA E SUPREMAZIA ... IL MALE SE ESISTE .... VA INDIVIDUATO E CIRCOSCRITTO .... POI ESTIRPATO DALLE RADICI .... ALTRIMENTI SI RIGENERA SEMPRE PIU' VIOLENTO... "Il centenario della grande guerra, commemorato “nel pianto” da Bergoglio, scandisce un secolo di battaglia mediatica che i papi hanno combattuto a colpi di frasi celebri, evolvendo gli arsenali dei concetti e della dottrina, dei gesti e della strategia. In crescendo ma non all’unisono.
Ricollegandosi ma distinguendosi fra loro. Attraverso una sequenza di memorabili definizioni, dove le differenze non si riducono solo a sfumature letterarie. Dalla “inutile strage” di Giacomo Dalla Chiesa, diplomatico genovese, pontefice col nome di Benedetto XV e “disfattista” per le cancellerie dell’epoca, fino al verdetto psichiatrico emesso recentemente da Francesco, con diagnosi di “follia” nei confronti della guerra. Sempre, in ogni caso. Parole che non avranno entusiasmato la Casa Bianca e Downing Street, alle prese con la terapia d’urto da praticare al Califfo.
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Se di follia o pazzia si tratta, infatti, a partire dai deliri mesopotamici di al - Baghdadi, urge a maggior ragione una camicia “di forza”: necessità che, non potendo aspettare il Godot dell’Onu e l’utopia del governo mondiale, auspicato dal Pontefice, rimanda nel frattempo all’impegno di chi ci sta, discutendo nel caso se procedere dal basso, in un devastante corpo a corpo infermieristico, o dall’alto, attraverso l’angelo vendicatore dell’aviazione, sovente cieco. A volte omicida colposo.
Equamente, Francesco ha dispensato titoli a breve e lunga scadenza, per la stampa e per la storia. L’immagine di una “terza guerra mondiale a pezzi”, ad esempio, sintetizza magistralmente, per le generazioni che verranno, il Grande Medio Oriente di questo inizio secolo. Un’arena gigantesca di Hunger Games, primitiva e digitale, abitata da bestie feroci e mostri elettronici, come nel best seller futuribile di Suzanne Collins e nella trilogia dell’omonimo blockbuster hollywoodiano. Dove i “distretti” confessionali, sub-confessionali e tribali si affrontano a turno nel gioco al massacro della guerra civile islamica, di cui fanno le spese e l’esodo le minoranze, cristiane e non, da Mossul a Gaza, mentre “strateghi” e “sponsor”, vicini e lontani, assistono, tifano, mettono in palio la “cornucopia” degli aiuti. Umanitari e militari. Segreti e palesi.
E dove si aggira il golem senz’anima della coalizione che Obama e Hollande hanno assemblato a Parigi, definito con estro pittorico da Vittorio Zucconi “un curioso animale con troppe teste, molti cuori, diverse e lunghe code di paglia”. Una “strana alleanza” fra occidentali e arabi, senza persiani e di fatto senza russi, al posto della “santa alleanza” con lo zar ortodosso Vladimir Putin, vagheggiata un anno fa dal Papa e dal suo Segretario di Stato, Pietro Parolin, smarcandosi dall’America, opponendosi strenuamente al bombardamento di Damasco, cercando nuovi equilibri e tendendo la mano agli ayatollah del moderato Rohani."
Ricollegandosi ma distinguendosi fra loro. Attraverso una sequenza di memorabili definizioni, dove le differenze non si riducono solo a sfumature letterarie. Dalla “inutile strage” di Giacomo Dalla Chiesa, diplomatico genovese, pontefice col nome di Benedetto XV e “disfattista” per le cancellerie dell’epoca, fino al verdetto psichiatrico emesso recentemente da Francesco, con diagnosi di “follia” nei confronti della guerra. Sempre, in ogni caso. Parole che non avranno entusiasmato la Casa Bianca e Downing Street, alle prese con la terapia d’urto da praticare al Califfo.
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Se di follia o pazzia si tratta, infatti, a partire dai deliri mesopotamici di al - Baghdadi, urge a maggior ragione una camicia “di forza”: necessità che, non potendo aspettare il Godot dell’Onu e l’utopia del governo mondiale, auspicato dal Pontefice, rimanda nel frattempo all’impegno di chi ci sta, discutendo nel caso se procedere dal basso, in un devastante corpo a corpo infermieristico, o dall’alto, attraverso l’angelo vendicatore dell’aviazione, sovente cieco. A volte omicida colposo.
Equamente, Francesco ha dispensato titoli a breve e lunga scadenza, per la stampa e per la storia. L’immagine di una “terza guerra mondiale a pezzi”, ad esempio, sintetizza magistralmente, per le generazioni che verranno, il Grande Medio Oriente di questo inizio secolo. Un’arena gigantesca di Hunger Games, primitiva e digitale, abitata da bestie feroci e mostri elettronici, come nel best seller futuribile di Suzanne Collins e nella trilogia dell’omonimo blockbuster hollywoodiano. Dove i “distretti” confessionali, sub-confessionali e tribali si affrontano a turno nel gioco al massacro della guerra civile islamica, di cui fanno le spese e l’esodo le minoranze, cristiane e non, da Mossul a Gaza, mentre “strateghi” e “sponsor”, vicini e lontani, assistono, tifano, mettono in palio la “cornucopia” degli aiuti. Umanitari e militari. Segreti e palesi.
E dove si aggira il golem senz’anima della coalizione che Obama e Hollande hanno assemblato a Parigi, definito con estro pittorico da Vittorio Zucconi “un curioso animale con troppe teste, molti cuori, diverse e lunghe code di paglia”. Una “strana alleanza” fra occidentali e arabi, senza persiani e di fatto senza russi, al posto della “santa alleanza” con lo zar ortodosso Vladimir Putin, vagheggiata un anno fa dal Papa e dal suo Segretario di Stato, Pietro Parolin, smarcandosi dall’America, opponendosi strenuamente al bombardamento di Damasco, cercando nuovi equilibri e tendendo la mano agli ayatollah del moderato Rohani."
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