Patriarca Sako: i cristiani irakeni continuano a morire: ""Ho visitato i campi profughi nelle province di Erbil e Dohok e quello che è visto e quanto ho sentito vanno al di là di ogni più fervida immaginazione!"; i cristiani irakeni, e le altre minoranze del Paese, hanno ricevuto "un colpo terribile" al "cuore stesso della loro vita", privati di ogni bene, delle proprietà e persino dei documenti. È quanto afferma il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, in un appello - inviato all'agenzia AsiaNews - in cui ricorda che dal 6 agosto non si sono ancora trovate "soluzioni concrete" alla "crisi", mentre continua inarrestabile "il flusso di denaro, armi e combattenti" per lo Stato islamico. Sua Beatitudine avverte che "a fronte di una campagna mirata" per eliminare cristiani e minoranze dall'Iraq, il mondo "non ha ancora compreso la gravità della situazione". Egli avverte che "è iniziata la seconda fase della calamità", ovvero "la migrazione di queste famiglie" in molte parti del mondo, causando "il dissolvimento della storia, del patrimonio e dell'identità di questo popolo".
Il patriarca caldeo e presidente della Conferenza episcopale irakena spiega che il fenomeno migratorio ha un "grande impatto" tanto sui cristiani, quanto sui musulmani stessi, perché "l'Iraq sta perdendo una componente insostituibile" della propria società. Egli punta il dito contro la comunità internazionale, in testa gli Stati Uniti e l'Unione europea, i quali pur ammettendo la necessità di una soluzione rapida, non hanno preso provvedimenti concreti "per alleviare la sorte" di una popolazione martoriata."
Il patriarca caldeo e presidente della Conferenza episcopale irakena spiega che il fenomeno migratorio ha un "grande impatto" tanto sui cristiani, quanto sui musulmani stessi, perché "l'Iraq sta perdendo una componente insostituibile" della propria società. Egli punta il dito contro la comunità internazionale, in testa gli Stati Uniti e l'Unione europea, i quali pur ammettendo la necessità di una soluzione rapida, non hanno preso provvedimenti concreti "per alleviare la sorte" di una popolazione martoriata."
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