La Stampa - Sulla Via Francigena la folla dei pellegrini di poca fede: GIA' PERCORSA DAI 40 MONACI INVIATI IN INGHILTERRA DA PAPA GREGORIO MAGNO nel 596 d.c. OGGI: "Partono alla spicciolata. In piccoli gruppi o da soli. Hanno zaini giganti e scarpe comode. Pronti a mettersi in cammino, come fece nel X secolo il vescovo Sigerico, partito da Canterbury a piedi alla volta della Santa Sede dove avrebbe dovuto ricevere il pallio, la fascia bianca che avvolge il sacerdote sulle spalle durante le celebrazioni. Eccoli qui i pellegrini moderni che hanno riscoperto la Via Francigena, una marcia di quasi 2 mila chilometri che collega la cittadina inglese cantata da Geoffrey Chaucer a Roma. Dieci anni fa erano poche centinaia. Ora le cifre sono da capogiro. Nel 2013, lungo il tratto italiano che parte dal Gran San Bernardo, ne sono stati stimati 20mila. E i numeri continuano a crescere. Nei primi mesi di quest’anno le presenze sono già raddoppiate rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Un viaggio di fede? Niente affatto. C’è chi parte per staccare da una vita frenetica e stressante, chi prova a ritrovare se stesso dopo una separazione o un lutto, chi cerca nuove motivazioni a seguito di un fallimento lavorativo. «La religione sta solo sullo sfondo. Il viaggio è un’occasione per riflettere, recuperare il contatto con la natura e intrecciare nuovi rapporti umani» spiega Massimo Tedeschi, presidente dell’associazione Via Francigena. E aggiunge: «È una metafora della vita: alla fine c’è un obiettivo e in mezzo momenti belli e difficili».
Un quinto dei viandanti sono giovani con meno di trent’anni. Studenti, gruppi di oratori, scout, ragazzi al seguito dei genitori se non addirittura dei nonni. Sia italiani sia stranieri: spagnoli, francesi e inglesi. A volte con alle spalle l’esperienza del cammino di Santiago. «La riscoperta del viaggio a piedi è esplosa negli ultimi anni e ha portato a un incremento di turisti anche lungo la Via Francigena - prosegue Tedeschi -. A favore ha giocato anche l’iniziativa del Consiglio d’Europa che ha promosso gli itinerari culturali europei, in cui rientriamo anche noi». Tutto qui? No. «Fondamentale è stato l’effetto-Francesco. La spinta del nuovo Papa». "
Un viaggio di fede? Niente affatto. C’è chi parte per staccare da una vita frenetica e stressante, chi prova a ritrovare se stesso dopo una separazione o un lutto, chi cerca nuove motivazioni a seguito di un fallimento lavorativo. «La religione sta solo sullo sfondo. Il viaggio è un’occasione per riflettere, recuperare il contatto con la natura e intrecciare nuovi rapporti umani» spiega Massimo Tedeschi, presidente dell’associazione Via Francigena. E aggiunge: «È una metafora della vita: alla fine c’è un obiettivo e in mezzo momenti belli e difficili».
Un quinto dei viandanti sono giovani con meno di trent’anni. Studenti, gruppi di oratori, scout, ragazzi al seguito dei genitori se non addirittura dei nonni. Sia italiani sia stranieri: spagnoli, francesi e inglesi. A volte con alle spalle l’esperienza del cammino di Santiago. «La riscoperta del viaggio a piedi è esplosa negli ultimi anni e ha portato a un incremento di turisti anche lungo la Via Francigena - prosegue Tedeschi -. A favore ha giocato anche l’iniziativa del Consiglio d’Europa che ha promosso gli itinerari culturali europei, in cui rientriamo anche noi». Tutto qui? No. «Fondamentale è stato l’effetto-Francesco. La spinta del nuovo Papa». "
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