Fondi europei: Italia in ritardo, Bruxelles lancia l'allarme: "La Commissione Europea raccomanda all’Italia maggiori chiarimenti sulle strategie nella gestione dei fondi strutturali. Le critiche in una lettera resa pubblica oggi in risposta alle richieste italiane sui fondi per il periodo 2014-2020, pari a i 41 miliardi di euro. “Non vedo dove sia la notizia. Tutti i Paesi inviano i documenti e ricevono risposte critiche”, ha commentato il premier Matteo Renzi, “l’obiettivo del governo è spendere meglio questi soldi”. Intanto l’Eurispes fa sapere che ci sono ancora da spendere 14 miliardi di euro entro il 2015, pena la restituzione a Bruxelles. Ma cosa implicano queste inefficienze per le prospettive di crescita del Paese? Michele Raviart lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:
R. – Se il Paese non riesce a spendere quei soldi, vuol dire che non riesce a spendere neppure i soldi dei ricchi del mondo che verrebbero qui ad investire, se il Paese fosse attraente. Da questo punto di vista, questi fondi europei sono il termometro, non la locomotiva. Il giorno in cui riusciremo a spendere bene questi soldi, non avremo solo una maggiore occupazione, 50 mila occupati in più, avremo anche la possibilità di tornare a crescere.
D. – Bruxelles parla apertamente di inadeguatezza della pubblica amministrazione. Le riforme di questi giorni stanno andando nella direzione giusta?
R. – Non è Palazzo Chigi che fa funzionare il Paese: è tutta la rete che da Roma raggiunge il cittadino. Attenzione: l’attuale governo, con la riforma del Titolo V della Costituzione, cerca di semplificare, riportando molte cose a Roma e togliendo quelle sovrapposizioni di competenze che erano entrate nella riforma della Costituzione di 10 anni fa. Questo è un passo necessario ma insufficiente, perché poi bisogna che sul territorio la struttura dello Stato funzioni."
R. – Se il Paese non riesce a spendere quei soldi, vuol dire che non riesce a spendere neppure i soldi dei ricchi del mondo che verrebbero qui ad investire, se il Paese fosse attraente. Da questo punto di vista, questi fondi europei sono il termometro, non la locomotiva. Il giorno in cui riusciremo a spendere bene questi soldi, non avremo solo una maggiore occupazione, 50 mila occupati in più, avremo anche la possibilità di tornare a crescere.
D. – Bruxelles parla apertamente di inadeguatezza della pubblica amministrazione. Le riforme di questi giorni stanno andando nella direzione giusta?
R. – Non è Palazzo Chigi che fa funzionare il Paese: è tutta la rete che da Roma raggiunge il cittadino. Attenzione: l’attuale governo, con la riforma del Titolo V della Costituzione, cerca di semplificare, riportando molte cose a Roma e togliendo quelle sovrapposizioni di competenze che erano entrate nella riforma della Costituzione di 10 anni fa. Questo è un passo necessario ma insufficiente, perché poi bisogna che sul territorio la struttura dello Stato funzioni."
Nessun commento:
Posta un commento