venerdì 3 febbraio 2023

Covid, studio rivela alterazioni nel cervello dei pazienti dopo 1 anno

@ - Uno studio condotto da ricercatori italiani ha dimostrato come i pazienti Covid riportino alterazioni nel cervello dopo 1 anno dalla malattia.


Un recente studio condotto su alcuni pazienti che hanno contratto il Covid ha dimostrato la presenza di alterazioni nel cervello a distanza di un anno dalla contrazione del virus. Lo studio coordinato dall’Università degli Studi di Milano e condotto in collaborazione con il Centro Aldo Ravelli della Statale, l’Asst Santi Paolo e Carlo e l’Irccs Auxologico, ha preso in esame sette pazienti con disturbi cognitivi.

Dalla ricerca è emerso come gli effetti del Covid-19 continuino a ripercuotersi sulla salute delle persone anche a distanza di un anno. Disturbi mentali e stati di confusione, nonché alterazione della concentrazione, continuano a verificarsi un alcuni pazienti anche dopo parecchi mesi dalla guarigione dell’infezione da Covid-19.

In alcuni di questi casi, è emerso attraverso lo studio che il fattore scatenante risiede in un’alterazione del metabolismo del cervello e all’accumulo di molecole tossiche per i neuroni. Nello specifico la ricerca ha preso in esame sette pazienti ricoverati precedentemente per Covid-19. A distanza di un anno dalla loro guarigione i pazienti esaminati presentavano ancora dei disturbi cognitivi, scoperti attraverso dei test specifici neurotipici condotti su di loro.

Il giornale Journal of Neurology ha pubblicato i risultati ottenuti dai ricercatori, guidati dal neurologo Alberto Priori. Gli scienziati hanno esaminato i sette pazienti presi in esame con la metodica di tomografia a emissione di positroni (Pet). In questo modo hanno testato l’attività metabolica di specifiche aree del cervello.

Tagliabue:Proteina implicata nella malattia di Alzheimer
Luca Tagliabue, direttore della divisione di Medicina Nucleare e Radiodiagnostica dell’Asst Santi Paolo e Carlo ha riferito i risultati della ricerca. “L’amiloide è una proteina che quando si accumula nei neuroni ne determina l’invecchiamento precoce e la degenerazione e che è implicata nella malattia di Alzheimer. Ebbene nel paziente esaminato la Pet ha rilevato un abnorme accumulo di amiloide nel cervello e particolarmente nei lobi frontali e nella corteccia cingolata, legate a funzioni cognitive complesse e alle emozioni”.

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