venerdì 16 dicembre 2022

Qatargate, il terzo uomo è Cozzolino. Giorgi confessa un intrigo tra Qatar e Marocco

@ - Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa greca e tedesca gli inquirenti belgi avrebbero nel mirino “oltre 60 eurodeputati” di alcuni partiti di sinistra.

Il «terzo uomo» dell’inchiesta belga sul Qatargate, accanto ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, sarebbe l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino.Si starebbe andando verso una richiesta di revoca dell’immunità. Il «gruppo» avrebbe ricevuto pagamenti per le proprie attività. E nel 2019 avrebbe concluso un accordo per effettuare ingerenze a favore del Marocco in cambio di denaro. Francesco Giorgi ha confessato infatti di aver gestito i contanti in una organizzazione usata da Marocco e Qatar per interferire e condizionare affari europei.

Avrebbe anche detto di sospettare che Marc Tarabella e Andrea Cozzolino, europarlamentari socialisti, hanno preso soldi tramite Antonio Panzeri. Gli inquirenti parlano di «Gruppo molto ampio dedito alla corruzione». Negato il braccialetto elettronico a Figà-Talamanca. Preoccupati i leader Ue: «Pieno sostegno alle indagini». Dietro lo scandalo una battaglia tra servizi segreti arabi, con al centro il Marocco.

Nell’indagine della magistratura belga sul ’Qatargate’ sarebbe stato individuato un gruppo “indeterminato e molto ampio” dedito alla consumazione di fatti “di corruzione, operante all’interno di strutture europee con o senza legami con l’Unione Europea”. Fatti di corruzione legati a “ingenti somme di denaro” in cambio della “propria attività”. E’ quanto emerge dal decreto della Procura di Milano con il quale, su delega del giudice istruttore di Bruxelles, sono stata effettuate una serie di perquisizioni, tra cui una nell’abitazione di famiglia di Antonio Panzeri, ex eurodeputato, e una in quella del suo ex collaboratore Giorgi.
Intanto Francesco Giorgi, l’ex assistente di Antonio Panzeri che lavorava per l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino, ha confessato agli inquirenti belgi guidati dal giudice Michel Claise di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar per condizionare i processi decisionali dell’Unione europea. Il suo ruolo era quello di gestire i contanti. Lo riporta il quotidiano belga Le Soir questa mattina, citando documenti giudiziari consultati insieme a Repubblica.

Secondo quanto scrive il giornale, Giorgi - compagno dell'ex vicepresidente dell'Eurocamera Eva Kaili, anche lei agli arresti perchè coinvolta nello scandalo - avrebbe anche indicato di sospettare che Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, entrambi europarlamentari del gruppo S&D, avrebbero preso soldi tramite Antonio Panzeri . Il Marocco sarebbe coinvolto nella vicenda di sospetta corruzione attraverso il suo servizio di informazione esterna, la Dged. In base ai documenti consultati dai due quotidiani Panzeri, Cozzolino e Giorgi sarebbero stati in contatto con la Dged e con Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia.

Secondo indiscrezioni riportate invece dall’emittente greca Mega Tv, riprese dal sito di informazione tedesco Focus.de, gli inquirenti belgi che stanno indagando sul Qatargate avrebbero nel mirino “oltre 60 eurodeputati”, la maggior parte dei quali appartenenti al gruppo dei Socialisti&Democratici, al Ppe e a “partiti di sinistra”. L’obiettivo della presunta corruzione sarebbe quello di avere posizioni positive o più morbide nei confronti del Qatar.

Meloni: ”contorni devastanti , fare piena luce”
In Italia gli ultimi sviluppi dell'inchiesta belga sono anche oggi al centro dell'attenzione. “Lo scenario è oggettivamente preoccupante, le notizie che escono raccontano qualcosa che non avremmo mai immaginato”, rileva la premier Giorgia Meloni, commentando lo scandalo “Qatargate” a margine del Consiglio europeo a Bruxelles. “Credo che di fronte a vicende di questo tipo conti molto la reazione, che deve essere ferma e decisa. Si deve andare fino in fondo e non si devono fare sconti. Ne va della credibilità dell’Unione, delle nostre nazioni”, sottolinea ancora, auspicando un confronto sul tema nel corso della riunione del Consiglio Ue. “Noi chiederemo che sia fatta piena luce su quello che sta accadendo, perché i contorni sono abbastanza devastanti”, conclude la presidente del Consiglio.

Metsola: “Nessuna impunità, non siamo in vendita”
L’auspicio della premier italiana riecheggia nelle parole della presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che in attesa di capire il punto di caduta dell'inchiesta torna a ribadire un messaggio politico chiaro: “Non ci sarà alcuna impunità, non nasconderemo la polvere sotto il tappeto”. Nel Consiglio europeo di oggi, continua, si parlerà anche delle “accuse che coinvolgono il Parlamento Europeo, che sono un colpo alla democrazia e a tutto quello per cui abbiamo lavorato per molti anni. Ci vogliono molti anni per costruire fiducia, ma basta un momento per distruggerla”. “Non è business as usual: farò tutto quello che posso per ripristinare la posizione della casa della democrazia come legislatore, come istituzione che prende decisioni, che è trasparente e che non è in vendita ad attori stranieri che cercano di minarci”, conclude.

Il 14 dicembre, la Camera di consiglio del Tribunale di prima istanza di Bruxelles ha confermato la detenzione preventiva di Francesco Giorgi e Pierantonio Panzeri. Nicolò Figà-Talamanca resta “ugualmente detenuto”, ma con la modalità del braccialetto elettronico. L’ormai ex vicepresidente del Parlamento Ue, Eva Kaili comparirà invece davanti alla Camera di Consiglio il 22 dicembre.

Nessun commento: