@ - Pnrr, si rischia il caos: tra obiettivi che difficilmente verranno raggiunti, aumento dei costi e difficoltà nello spendere i soldi ottenuti, il governo può andare in difficoltà.
Il Pnrr può diventare un bel problema per il governo Meloni - ma le conseguenze saranno soprattutto per i cittadini visto che la maggior parte dei fondi è sotto forma di prestito - e non solo per le rimostranze dell’Ue sul tema del Pos obbligatorio.
Nelle scorse ore a preoccupare sono le dichiarazioni fatte da due ministri fondamentali per il nostro Pnrr: Matteo Salvini che è alle Infrastrutture e Raffaele Fitto, che ha l’apposita delega al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Pensare di ultimare le opere e rendicontare tutte le opere previste dal Pnrr entro il 2026 - ha dichiarato Matteo Salvini - è un puro esercizio di fantasia perché siamo a fine 2022. Rimodulare modi, tempi e costi penso che sia un’operazione di serietà”.
Un concetto questo ripreso anche dal ministro per il Mare Nello Musumeci: “Io sono dell’avviso che il Pnrr andrebbe prorogato almeno di un paio d’anni. Con i ritardi che si sono determinati anche a causa della guerra, è davvero difficile poter rispettare i termine del fine dicembre 2026. Vari i fattori. Le procedure che non sono semplificate. I tanti Comuni che non hanno personale sufficiente o adeguato a poter sostenere la progettazione. E tutto questo non può che imporre la necessità di uno spazio maggiore, con monitoraggio costante”.
A leggere le parole di Musumeci resta da capire cosa abbiano fatto governo, Regioni e Comuni dal 2021 a oggi per superare le difficoltà elencate; in questo scenario, sono però le parole del ministro Raffaele Fitto a gettare più di un ombra sul nostro Pnrr.
Pnrr: Italia in difficoltà
Il governo Meloni non dovrà affrontare solo problemi relativi alle tempistiche delle opere inserite nel Pnrr, tema questo che comunque sarà discusso in sede europea anche se Bruxelles non sembrerebbe essere favorevole a una revisione dei vari piani.
Raffaele Fitto nelle ultime ore ha rilasciato diverse dichiarazioni sul Pnrr abbastanza preoccupanti; per prima cosa il ministro ha posto l’accento sugli extra-costi dovuti all’inflazione “è peggio del previsto”, con il conto totale che sarebbe già arrivato a 10 miliardi.
“Ci sono 120 miliardi di opere pubbliche, sui 230 totali, e c’è un aumento delle materie prime del 35%” ha spiegato Fitto a La Repubblica, con il Pnrr che di conseguenza “va probabilmente implementato”.
Altro punto critico sono gli obiettivi che il governo deve raggiungere entro il 31 dicembre 2022 per sbloccare la prossima tanche di finanziamenti; sempre stando a La Repubblica, sui “55 obiettivi a scadenza dicembre 2022, su 30 si scontano seri ritardi”.
L’Italia così rischierebbe di vedersi congelare l’erogazione dei fondi, ma il nostro Paese al momento non sta riuscendo a utilizzare quelli che già ha in cassa: il piano iniziale prevedeva di spendere 42 miliardi entro la fine del 2022, con l’asticella che poi è stata abbassata a 33 e infine a 22 miliardi.
“La spesa prevista al 31 dicembre - ha spiegato Fitto - credo non arrivi neanche ai 22 miliardi, stiamo osservando i dati precisi e temo proprio che i soldi non siano quelli: quindi c’è una criticità che va posta, che è quella della capacità di spesa”.
In conclusione l’Italia entro la fine dell’anno probabilmente spenderà meno della metà dei soldi già incassati, difficilmente riuscirà a raggiungere tutti gli obiettivi per sbloccare la prossima rata, ha già dei costi extra stimati in 10 miliardi e, come se non bastasse, il riuscire a completare le opere entro il 2026 è stato definito da Matteo Salvini “pura fantasia”.
Il Pnrr, seppur con tassi molto agevolati, indebiterà gli italiani per 122,6 miliardi: se la mission era quella di risollevare il Paese dopo lo tsunami rappresentato dal Covid, se queste sono le premesse il Recovery potrebbe rappresentare un macigno che andrà a gravare sulle prossime generazioni.
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