@ - Liz Truss, 47 anni, titolare degli Esteri in carica, fedele a Johnson ma meno coinvolta in controversie personali, ha prevalso su Rishi Sunak nel voto di preferenza tra i militanti del partito conservatore
Liz Truss, 47 anni, ministra degli Esteri in carica, è stata eletta nuova leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza alla Camera dei Comuni, e da oggi, 6 settembre subentra come premier - la terza donna nella storia del Regno Unito - al dimissionario Boris Johnson, costretto a farsi da parte a luglio sull’onda di scandali e congiure interne Tory.
Lasciando Downing Street per l’ultima volta in veste di capo del governo prima di recarsi a Balmoral in Scozia (dove risiede al momento la regina Elisabetta, ndr) per “passare il testimone” Johnson ha annunciato stamani di voler “tornare all’aratro” del lavoro politico dietro le quinte. Una conferma indiretta della sua volontà di voler mantenere il seggio da deputato per garantire “il sostegno più fervido” alla sua erede Truss, finora ministra degli Esteri. BoJo ha poi rivendicato il suo lavoro e ha ringraziato tra l’altro in tono appassionato “il popolo britannico”.
Davanti a familiari e sostenitori l’ormai ex premier britannico ha ribadito di essere fiero di quanto fatto nei suoi tre anni di governo, enfatizzando il sostegno militare dato a Kiev contro la Russia e che a suo dire potrebbe aiutare l’Ucraina a rovesciare le sorti “della peggiore guerra in Europa in 40 anni”, ma anche il calo della disoccupazione. Quanto alla crisi economica attuale, ne ha imputato parte della responsabilità a Vladimir Putrin che comunque non riuscirà mai a “bullizzare” il Regno e il suo popolo.
Confermate le previsioni
Truss, come largamente previsto, ha sconfitto con netto margine (oltre 80mila voti tra gli iscritti contro 60mila) l’ex cancelliere dello Scacchiere di radici familiari indiane Rishi Sunak nel ballottaggio finale deciso dal voto postale dei militanti del partito conservatore.
Tutte le previsioni indicavano da settimane la vittoria di Liz Truss. Fedele finora a Johnson, ma meno coinvolta in controversie personali (e per altro verso meno carismatica e popolare di lui), Truss ha faticato ad arrivare al ballottaggio nel corso degli scrutini preliminari condotti inizialmente fra i deputati conservatori per scremare una decina di pretendenti. Ed è rimasta in quella fase dietro il 42enne Sunak, la cui ascesa a Downing Street avrebbe rappresentato il primo caso di un premier britannico proveniente da una minoranza etnica dell’ex impero.
L’esito del voto postale tra i militanti
Ma lo ha poi scavalcato nettamente nel duello finale affidato al voto postale della base militante dei circa 200mila iscritti al partito: corteggiati con un programma a tutta destra che - almeno sulla carta - promette tagli di tasse a pioggia e slogan thatcheriani contro la redistribuzione delle ricchezze in politica economica a dispetto di crisi e inflazione; mentre conferma la linea dura johnsoniana (con toni ancora meno diplomatici) sia contro la Russia di Vladimir Putin in Ucraina sia in qualche misura nella sfida all’Ue su dopo Brexit e Irlanda del Nord.
Non mancano tuttavia fattori di debolezza per la terza premier donna del Regno Unito, tutt’altro che popolare per ora nel più vasto elettorato del Paese in tempi di crisi economica e già minacciata da potenziali fronde nello stesso gruppo Tory ai Comuni secondo il tabloid filo-laburista Mirror (che addirittura non esclude una congiura per ri-sostituirla con Johnson entro fine anno).
Mentre il Labour la sfida fin d’ora a sottoporsi al vaglio della legittimazione popolare attraverso elezioni anticipate che al momento Truss esclude, ma a cui la scarsa unità interna al suo partito potrebbe in ultimo obbligarla.
I punti chiave
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