@ - La lettera di Joseph Ratzinger in ricordo di Gerhard Winkler scatena interpretazioni varie. Ma monsignor Georg Gaenswein spiega tutto: "Pieno di gioia di vivere".
Gerhard Winkler, monaco dell'Ordine dei cistercensi ed amico personale del predecessore di Jorge Mario Bergoglio, è morto in questi giorni. Così, il papa emerito Joseph Ratzinger ha deciso di scrivere una missiva di commiato.
Una lettera per manifestare prossimità umana, oltre che per disegnare un ricordo personale della vicenda terrena del consacrato austriaco deceduto. Ma Benedetto XVI - come è spesso capitato in questi anni - ha inserito nel testo anche una riga "discussa". Una frase che si è prestata a varie considerazioni giornalistiche. Poche parole, come il teologo bavarese usa fare da quando è sceso dal soglio di Pietro, che lasciano però spazio a interpretazioni.
Le prime riflessioni sono quelle che attestano il profondo legame tra Ratzinger ed il monaco: "La notizia della morte mi ha profondamente colpito. Tra tutti i miei colleghi e amici, lui era il più vicino a me", ha scritto l'ex pontefice. Poi la certezza sulla vita ultraterrena: "La sua allegria e la sua profonda fede mi hanno sempre attratto. Ora ha raggiunto l’aldilà, dove certamente molti amici lo aspettano". Sino a questo punto, come abbiamo premesso, un accorato arrivederci in Paradiso, oltre che la sottolineatura del rapporto amicale. Ma poi Benedetto XVI annota pure quanto segue, così come ripercorso da Avvenire: "Spero di potermi unire presto a loro". E questo è il punto di caduta su cui ci si sta concentrando quasi fosse un'espressione da decodificare.
Tanto che monsignor Georg Gaenswein, vescovo e segretario particolare di Benedetto XVI, come si legge su America Magazine, ha dovuto specificare quanto Ratzinger sia attaccato alla vita. No, insomma, Benedetto XVI non desidera di morire. E da cristiano-cattolico, a ben vedere, non potrebbe che essere così. L'espressione usata da Gaenswein per l'ex Papa è "assolutamente pieno di gioia di vivere". Polemiche spente sul nascere e voci dissonanti riposte nel dimenticatoio. Anche se questa storia del teologo bavarese e delle lettere sta diventando a tutti gli effetti un filone giornalistico.
Prima di questo, sono esistiti casi plateali in cui, proprio tramite lettere, l'ex successore di Pietro ha voluto dire cose ben precise. Il caso più emblematico è quello della "lettera tagliata". In quella circostanza, una vera e propria bufera si è abbattuta sul Vaticano, con l'emerito che non aveva gradito che alcuni critici del suo pontificato fossero stati selezionati come commentatori per l'opera teologica di Francesco. E Ratzinger lo ha scritto, senza alcun timore, nero su bianco. Da quel momento, è nata quasi una scuola linguistica che è tesa a spulciare vocabolo per vocabolo delle lettere ratzingeriane, con il fine di individuare il significato esatto delle parole selezionate dal consacrato che ha rinunciato al soglio.
In realtà, proprio il caso della "lettera tagliata" dimostra che quando Benedetto XVI vuole prendere posizioni scomode o destinate a sollevare questioni lo fa senza pensarci due volte. Pure con la missiva sul monaco cistercense, il "mistero" non c'è. Con buone probabilità, il "mite teologo di Tubinga", nel salutare un suo amico, si è augurato di rivederlo presto. Un po' come avrebbe fatto ognuno di noi.
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