@ - Cresce il malumore nei confronti di Conte per la lentezza sulla rifondazione del Movimento. E cresce la fronda contro il governo per le nomine. Spunta il piano per fermare la corsa di Draghi.
Un Conte invisibile. Nel Movimento 5 Stelle lo cercano per capire cosa abbia in testa, quali proposte voglia avanzare sulla rifondazione dei grillini. Per portarli nella nuova fase, dalla questione del doppio mandato all’azione politica per incidere in questa ultima fase di legislatura. Il clima è pesante, anche perché con il governo Draghi i rapporti sono sempre più deteriorati. E senza guida il ruolo diventa ancora più ridimensionato. Sulle nomine il M5S non ha toccato palla. Così è scattato il fuoco di fila: “Mai Draghi al Quirinale”. Anche perché, è il ragionamento che circola negli ambienti pentastellati, l’elezione dell’attuale premier al Colle segnerebbe la fine della legislatura e il ritorno al voto. Un autentico incubo per la pattuglia degli eletti, consapevoli di non riuscire a mettere nuovamente piede nelle Aule del Palazzo.
Una situazione di tensione che mette sempre più sulla graticola l’ex avvocato del popolo, uscito da Palazzo Chigi come un eroe. Sono impresse nella memoria le parole strappalacrime di tutti i parlamentari. Ma, anche tra i fan più irriducibili, è stato dissipato tutto il capitale di credibilità. Una battuta di un deputato sintetizza bene gli umori nei confronti di Conte: “Il presidente sta facendo ghosting”, in riferimento alla pratica di interrompere la comunicazione con partner o amici, senza che si conosca una ragione. Insomma, una sparizione, come un fantasma. Agli atti resta una riunione con le commissioni Giustizia di Camera e Senato per la riforma da discutere con la Guardasigilli, Marta Cartabia. Dopodiché nel Movimento nessuno è stato aggiornato, non è stato disattendendo l'impegno di presentare il progetto in tempi relativamente brevi. Tutto questo mentre i 5 Stelle arretrano nei sondaggi e diventano sempre più irrilevanti politicamente. “Siamo spariti, sui dossier più importanti non stiamo toccando palla”, sottolinea una fonte di rilievo. A Montecitorio lo spirito è quasi rassegnato. E uno dei grillini fuoriusciti, al lavoro per il nuovo gruppo, si sfrega le mani: “Se presentiamo un progetto credibile, dal Movimento usciranno decine di parlamentari. Conte è in difficoltà”.
Così pubblicamente il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, ha chiesto un’accelerazione sulla rifondazione dei pentastellati: “Giuseppe Conte deve fare presto, il Movimento 5 Stelle lo sta aspettando. Anche i cittadini iniziano ad interrogarsi e noi dobbiamo dare risposte!”, ha scritto in un post su Facebook. “I tempi organizzativi - ha aggiunto - diventano decisivi soprattutto alla luce delle prossime scadenze elettorali. Tra i nostri elettori e candidati cresce il desiderio di conoscere e proporre il nuovo progetto, dobbiamo mettere presto a regime l’intero movimento per affrontare le sfide che ci attendono”. Un appello in piena regola. A microfoni spenti, un’altra fonte parlamentare usa toni anche più tranchant: “Sembra stia facendo appositamente melina per poi fare un partito tutto suo. Magari con la scusa della vicenda Rousseau". Una ricostruzione che sembra alquanto fantasiosa, secondo altri esponenti pentastellati, ma che rende bene l’idea del sentimento di disagio crescente.
In questo caos si afferma sempre più la figura del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La sua lettera di scuse all’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, ha riportato per qualche ora il Movimento al centro della scena. E c’è chi comincia davvero a sperare in ritorno ai vertici dell’ex capo politico. “In questi mesi è cresciuto ancora di più, sarebbe una garanzia”, sospira un parlamentare nostalgico di Di Maio. Un capolavoro tutto a firma di Conte: far rimpiangere l’ex criticato numero uno grillino.
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