@ - La Chiesa cattolica alla prova della riforma. Dopo anni di scontri tra progressisti e conservatori, Parolin lancia un richiamo.
Il richiamo è diretto a tutti. La voce è super partes per definizione, se non altro perché diplomatica. Il cardinale Pietro Parolin, che è il segretario di Stato della Santa Sede, non le ha mandate a dire, parlando con Cope, che è la radio dell'episcopato iberico.
Il cardinale italiano, ormai qualche giorno fa, si è voluto soffermare pure sui contrasti ideologico-dottrinali che animano gli ambienti ecclesiastici. Il messaggio di fondo è chiaro: la Chiesa cattolica, per essere "credibile", ha bisogno di unità. Dunque le "divisioni" non portano da nessuna parte. Anzi, Parolin ha lasciato intendere che c'è "motivo di preoccupazione". Forse è la politicizzazione - quella che di certo ha accompagnato i commenti degli osservatori attorno al pontificato di Francesco - ad alimentare le apprensioni. Ma certo anche tra i consacrati c'è stata una tendenza a dibattere.
Da Amoris Laetitia in poi è stata tutta dialettica. E dividere, per la dottrina cristiano-cattolica, è opera del diavolo, come Jorge Mario Bergoglio usa ripetere. Il verbo greco è diaballo. Il suo opposto è symballo, che in senso figurato può anche voler dire riappacificare due fronti opposti. Fronti che la pandemia ha assopito, perché le priorità, subito dopo il Sinodo panamazzonico o quasi, sono divenute altre. Oggi i conflitti sembrano ridotti, mentre il Papa sembra lavorare senza troppo clamore attorno alla "riforma". Parolin ha sostenuto che la divisione interna possa derivare "...dal fatto che il Papa metta molta enfasi sulla riforma della Chiesa e si faccia molta confusione in merito a questo". La confusione, quella che forse deriva dalla presenza di numerose interpretazioni differenti dell'operato del pontefice regnante.
Durante questi anni, il contrasto tra conservatori e progressisti è stato pervasivo. Parolin a Cope ha citato i rapporti con la Cina, ma anche su quel punto c'è stata bagarre tra chi, come il cardinale Zen, sembra convinto che non si possano contrarre patti e chi, come le gerarchie attuali, hanno la convinzione contraria. Forse solo la bioetica, con l'eccezione del sì del pontefice alle leggi che disciplinano la "convivencia civil", è rimasta al riparo dalle polemiche. Tutti gli altri aspetti sono stati sottoposti ad un fuoco di fila mediatico o quasi. Secondo Parolin il conflitto sorge "dalla confusione tra ciò che è essenziale e non può cambiare e ciò che non è essenziale e deve essere riformato, deve cambiare secondo lo spirito del Vangelo", così come riportato dall'Adnkronos. E in effetti, dipendesse dai cosiddetti tradizionalisti, la dottrina non dovrebbe cambiare in quanto indissolubile. Non sono in pochi a pensarla così, a titolo esemplificativo sulla questione della benedizione per le coppie omosessuali.
Poi c'è la questione - davvero grossa in termini culturali - della de-occidentalizzazione della Chiesa: papa Francesco è per le "periferie economico-esistenziali", e l'Europa ha perso il ruolo di locomotiva della confessione cristiana. Parolin, sull'Europa, ha fornito un giudizio nitido, ponendo accenti sulla crisi della fede, ma pure su quella della ragione. Ratzinger, come il "ministro degli Esteri" del Vaticano ha rammentato, ha insegnato come e quanto queste due coincidano. Insomma, mentre il Vecchio continente è immerso in una crisi strutturale, la Chiesa non può che invitare tutti i "suoi" alla unitarietà ed alla concordia. La novità, se c'è, risiede nella ostentazione della "preoccupazione" per le divisioni.
L'ultimo caso in ordine di tempo è stato quello delle "Messe individuali" presso la Basilica di San Pietro: quattro cardinali hanno preso una posizione contrastante con la disposizione, che proviene proprio dalla segreteria di Stato. Poi certo c'è la storia dello "scisma tedesco", come lo chiamano i conservatori, ossia il tentativo di ambienti laici progressisti ma non solo di far sì che la Chiesa cattolica di Germania proceda col rivoluzionare tanto la dottrina quanto l'organizzazione. Temi ce ne sono, ma per essere "credibile", per dirla con il cardinale Parolin, deve essere unita: "Quando ti avvicini al Papa - ha aggiunto il cardinale - ti rendi conto che è un uomo semplice senza protocollo, che cura molto la relazione e la vicinanza con gli altri, che cerca di incontrare le persone, vuole rendere la Chiesa più credibile nell'annuncio del Vangelo". Quasi a dire che il Vangelo non è soggetto a dinamiche maggioritarie o minoritarie.
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