@ - Tornato alla Casa Bianca a pochi giorni dal ricovero, il presidente minimizza ancora una volta la portata della pandemia e assicura di tornare presto in campagna elettorale. Nature lo attacca: "Trump ha fatto danni che potrebbero essere permanenti, se venisse rieletto". Sondaggio Cnn: Biden in vantaggio di 16 punti.
Gioca la parte dell’uomo invincibile, che non teme il coronavirus. E uscito, ancora malato, dall’ospedale militare dove era stato ricoverato dopo essere risultato positivo al tampone e avere accusato sintomi, twitta: “La stagione dell’influenza sta per arrivare. Ogni anno l’influenza fa anche oltre 100mila morti, nonostante il vaccino. Chiudiamo per questo il Paese? No, abbiamo imparato a convivere con essa, proprio come stiamo imparando a convivere col Covid, che su gran parte della popolazione non è letale”. Donald Trump, tornato alla Casa Bianca dopo quattro giorni di ricovero al Water Reed per il virus, minimizza ancora una volta la portata del Sars-Cov-2. Ma a smentirlo sull’equiparazione tra coronavirus e influenza è la Cnn, che ha esaminato i dati dell’agenzia sanitaria federale per la tutela della salute (Cdc): negli Usa sono morte più persone di Covid-19 di quelle decedute per influenza negli ultimi cinque anni: 210mila contro circa 178mila.
Il tycoon, poi, assicura che tornerà “presto in campagna elettorale”. Un’urgenza che deriva anche dai sondaggi, che lo danno sempre più in affanno rispetto al rivale Joe Biden. Per l’ultimo, della Cnn, il 57% degli elettori voterebbe l’ex vice di Obama, mentre il tycoon incassa solo il 41% dei consensi. Se Trump però ha fretta di ricominciare la campagna elettorale e dice di stare bene, il dottor Anthony Fauci, massimo esperto di malattie infettive negli Stati Uniti, ha avvertito che le sue condizioni potrebbero peggiorare nei prossimi giorni perché la malattia è ancora all’inizio e a volte quando si è “tra i cinque e gli otto giorni si può avere una ricaduta”.
Ma l’attacco più duro al presidente oggi non arriva dai suoi rivali politici, ma da Nature: la prestigiosa rivista scientifica lo ha infatti accusato di avere aggravato l’impatto della pandemia, fatto marcia indietro sulle leggi ambientali e di salute pubblica e indebolito la scienza e le istituzioni scientifiche. Danni che potrebbero essere permanenti, se venisse rieletto. Molti dei danni causati alla scienza, come l’uscita dagli accordi sul clima di Parigi, potrebbero essere riparati se perdesse le elezioni ma, rilevano molti analisti, il paese e il mondo perderanno del tempo prezioso per arginare il cambiamento climatico e il coronavirus. E soprattutto sarà difficile ricostruire l’integrità scientifica, la fiducia pubblica e la credibilità americana dopo la fine del suo mandato. “L’era Trump è stata davvero terribile per il pianeta”, commenta Leah Stokes, dell’università della California di Santa Barbara. Se dovesse essere confermato per un secondo mandato, i ricercatori temono il peggio: “La gente di Trump ha riversato un acido sulle istituzioni pubbliche che è molto più potente di qualsiasi altra cosa vista prima. Alcune di queste cose ce le si può togliere dopo un mandato, ma con un secondo mandato il danno sarebbe molto maggiore”, aggiunge David Victor, dell’università della California di San Diego.
Nel suo articolo, Nature si focalizza sulla politica ambientale e la gestione della pandemia di Trump e del suo staff. Sull’epidemia, non solo ha mentito sul rischio reale del virus, ma ha indebolito gli sforzi per contenerlo, soffocato le voci contrarie tra chi nel suo governo cercava di ridurre i danni, ordinando alle agenzie governative, come i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) e la Food and Drug Administration (Fda), di dare informazioni inaccurate e promuovendo terapie anti-Covid non provate e potenzialmente dannose. Per Olivia Troye, membro della task force della Casa Bianca per il coronavirus, “il presidente ha ripetutamente fatto deragliare gli sforzi per contenere il virus e salvare vite, concentrandosi invece sulla sua campagna elettorale”. Sul fronte ambientale ha fatto marcia indietro sugli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, indebolendo le regole per limitare l’inquinamento e diminuendo il ruolo dell’Agenzia di protezione ambientale (Epa), la cui integrità scientifica è stata rovinata manipolando i dati scientifici a favore delle decisioni politiche. “Non ho mai visto una guerra così orchestrata – sottolinea Christine Todd Whitman, capo dell’Epa con l’ex presidente George W. Bush – all’ambiente e alla scienza”.
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