giovedì 29 ottobre 2020

L'ex presidente della Germania rompe un tabù: pronto a dare il benvenuto a una Papessa in Vaticano

@Altro che aria riformista: nella Chiesa in Germania ci sono i germi per una autentica rivoluzione femminile. L'ex presidente federale tedesco, Christian Wulff – cattolico – in una intervista ha affermato che sarebbe pronto a dare il benvenuto a una papessa, «una donna a capo della Chiesa cattolica».


Una frase che da sola sbriciola tanti tabù e offre nuova energia al percorso di riforma che è stato avviato dai vescovi: per un biennio hanno deciso di affrontare apertamente ogni tipo di problema, ascoltando le richieste che arrivano dai fedeli, dalla base, dalle parrocchie. Dall'abolizione del celibato sacerdotale, al sacerdozio femminile. La risposta dell'ex presidente tedesco offre uno spaccato del clima di apertura che si respira

Alla domanda se un giorno potesse esserci un papa donna, Wulff ha risposto lapidario al supplemento di Christ & Welt (Christ and World) del settimanale Die Zeit: «La accoglierei volentieri».

A riportarlo è l'agenzia cattolica Kna, spiegando anche che papa Benedetto XVI gli aveva chiesto, durante una visita in Vaticano nel 2007, come fosse la collaborazione con il vescovo luterano regionale di Hannover di allora, Margot Kaessmann. «La domanda mostrava che egli pensava a queste questioni». All'epoca Wulff era il governatore regionale della Bassa Sassonia. «Gli risposi: Non c'è nulla da dire contro di lei, piuttosto c'è da affermare molto a favore».

Wulff, ha anche detto di immaginare per il futuro una segretaria della Conferenza episcopale tedesca, aggiungendo che sarebbe un «grande segnale». Ha detto di essere contrario a definire le donne come «riempitrici di vuoti» nella Chiesa e di voler vedere le donne sul pulpito. Ha aggiunto: «Vorrei conoscere il loro punto di vista sulla Bibbia».

Wulff a metà ottobre ha incontrato il Papa in Vaticano. La sua udienza la ha riassunta così: «Abbiamo parlato molto del ruolo delle donne nella Chiesa. Papa Francesco ha detto che a Buenos Aires, su questioni molto difficili, aveva fatto lavorare sia il consiglio dei sacerdoti che altri comitati dove le donne lavoravano. Le soluzioni più concrete e quelle che avevano una visione più ampia provenivano dai comitati dove c'erano delle donne».

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