domenica 25 ottobre 2020

L’Europa nella seconda ondata

 @ - «Se ognuno di noi ora riduce significativamente gli incontri al di fuori della famiglia per un po', allora la tendenza verso un numero sempre maggiore di infezioni può essere fermata e invertita».


La cancelliera tedesca Angela Merkel ha sempre avuto il dono della chiarezza. Si è confermato nel suo discorso al paese sulla seconda ondata di contagi che sta travolgendo l’Europa, con numeri che fanno ripiombare ai livelli dello scorso marzo. 

La Germania, dopo quello che Merkel definisce il «rilassamento» estivo, è nel vivo di una crescita giornaliera di casi sopra le 11mila unità. Il conto è pesante, ma non è isolato. 

La Francia viaggia su picchi quotidiani di 40mila nuovi casi
La Spagna, secondo quanto riferisce il premier Pedro Sanchez, ha superato i 3 milioni di casi «reali». 
Il Belgio, il cuore simbolico d’Europa, sta pagando sulla sua pelle il flop dell’esperimento delle «bolle sociali» e ora viaggia su numeri allarmanti (bolle sociali? Spiega tutto qui Biagio Simonetta). 

L’Italia, intanto, ha esaurito le settimane di vantaggio rispetto ai partner europei e inizia a ritrovarsi in una condizione d’emergenza del tutto simile a quella della prima ondata, a ritmo forse anche maggiore rispetto alla Francia

I vari paesi si stanno muovendo in ordine sparso, anche se la tendenza generale è quella di un ricorso a coprifuochi e lockdown più o meno parziali per arginare la crescita dei contagi. Se il bilancio umano sarà drastico, quello economico potrebbe rivelarsi altrettanto cruento. Il Fondo monetario internazionale ha pronosticato un calo del 7% del Pil europeo nell’anno in corso, con milioni di posti di lavoro bruciati (solo l’Italia ha visto le assunzioni precipitare del 38%) e prospettive ancora confuse sulla ripresa

Così come è del tutto “confusa” la situazione a Bruxelles, fra contagi illustri e trattative fiume. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è sottoposta ad isolamento dopo il contatto con un funzionario positivo, l’ultimo di una serie di casi interni ed esterni all’esecutivo comunitario. 
Parlamento europeo e Consiglio sono ancora nel pieno dei negoziati sul bilancio settennale 2021-2017 e il Recovery fund, il maxi-pacchetto da 750 miliardi di prestiti e sussidi che sarà incorporato nel budget comunitario

Il dialogo è ripreso, dopo un’interruzione abbastanza brusca, anche se gli ostacoli rimangono e sembra chiaro che il Recovery fund non partirà a gennaio 2021. I soldi arriveranno comunque, retroattivamente, sulle eventuali riforme proposte dai paesi. I tempi saranno lunghi, ma la crisi è appena iniziata. 

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