@ - Da quando Benedetto XVI ha cercato di far pulizia nella banca vaticana sono iniziati gli scandali. E i cattolici restano disorientati.
Sono una cattolica che vive con dolore e angoscia questi giorni che alcuni media vogliono far passare per "grande pulizia in Vaticano". Come qualcuno ha notato, in realtà quel che succede è più simile alle grandi purghe politiche dei regimi totalitari che a un serio e ponderato ricorso alla giustizia. Sono ormai molti anni, da quando cioè Benedetto XVI ha messo mano a una riforma dello Ior, la banca vaticana, che si susseguono scandali, fughe di notizie, arresti improvvisi, processi farsa. Dietro questo fuoco di sbarramento costituito da "operazioni di pulizia" è difficile capire cosa succede veramente.
A ciò si aggiungono le voci insistenti di possibili ricatti sulla base di scandali sessuali, più spesso omosessuali e pedofili, che avvelenano la vita e l’operato delle gerarchie vaticane. Ricordiamo che fino a pochi anni fa tutti i vescovi – e sottolineo tutti – erano tenuti a coprire di fatto gli scandali sessuali. Operazioni che oggi, se emergessero, potrebbero provocare gravi terremoti fin nelle posizioni apicali. Proviamo a fare una ipotesi: se, come molti sospettano, lo Ior è servito per decenni a ripulire il denaro sporco delle organizzazioni criminali, non è pensabile che queste ultime accettino senza fiatare che una simile risorsa venga loro sottratta. Da qui la logica ipotesi, per l’appunto, che esse cerchino d’impedire l’auspicata pulizia minacciando di rendere pubblica ai fedeli di tutto il mondo questa attività sotterranea della banca vaticana. È facile immaginare quale effetto devastante avrebbe questa pubblicità sulla vita della Chiesa. Proprio tutto ciò spiega forse le infinite difficoltà che incontra ogni tentativo di riforma economica in Vaticano. E infatti i conati di riforma finanziaria si ripetono, senza alcun vero effetto dal punto di vista della pulizia, ma ogni volta producendo contraccolpi e rivelazioni utili alle lotte delle fazioni interne. Ogni volta qualcuno viene defenestrato, qualche colpevole viene messo all’indice e di conseguenza la sua ascesa viene così bruscamente interrotta.
È lecito allora un sospetto: che le operazioni di pulizia finanziaria servano solo a stabilire nuovi equilibri di potere, a far fuori gli avversari. Per fare questo è fondamentale l’appoggio dei media. Sono loro infatti a diffondere la notizia, e a creare il colpevole, che quindi è condannato a priori e senza scampo, senza possibilità di difendersi. Dunque non si arriva quasi mai a un vero processo, e se vi si arriva è spesso un processo poco credibile – le regole della giustizia vaticana cambiano sempre e si ha la sensazione che siano più che altro pro forma – sicché di fatto è quasi sempre la stampa che in realtà stabilisce chi è colpevole. Anche in questo caso, iniziato mesi fa con le denunce di malversazione a proposito dell’acquisto di un palazzo a Londra, lo scandalo è scoppiato subito, grazie a un tempestivo invio ai media delle foto dei sospettati. Trovato un capro espiatorio – il comandante dei gendarmi Giani, costretto alle dimissioni per una fuga di notizie – si è passati alla frettolosa condanna mediatica per gli accusati che infatti, nonostante nessun processo, sono stati licenziati. Una giustizia molto sbrigativa, sebbene presentata ai giornali come esemplare, è ora toccata anche al cardinale Becciu. Senza processo, senza dargli alcuna possibilità di difendersi, è stato privato del ruolo e della carica cardinalizia, con l’unico effetto di lasciare sconcertati i fedeli, e non solo loro. Ma noi non sappiamo se sia colpevole, e in assenza processo non lo sapremo mai. Sappiamo però una cosa: Becciu ha deciso di difendersi a testa alta, rivolgendosi anche lui ai media per far valere le sue ragioni, senza ricorrere a quella che in Vaticano è l’arma più praticata, il ricatto. Una autorità del suo livello infatti, che aveva avuto la responsabilità di risolvere molte situazioni controverse ’sporcandosi le mani’ per il papa, non deve certo mancare di materiale adatto. Personalmente sono certa che ha pagato anche per avere osato aprire la questione del cappuccino Salonia, che stava per diventare vescovo, accusato di abuso sessuale su alcune religiose. Delitto per il quale il frate non è stato condannato solo perché erano trascorsi i termini stabiliti per la denuncia. Come si vede il coraggio e la sincerità non pagano nella Chiesa, ma forse agli occhi dei fedeli sono virtù che ancora vengono apprezzate.
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