lunedì 18 maggio 2020

FINALMENTE: Coronavirus, oltre 100 Paesi con l’Europa per inchiesta indipendente su Covid-19. Ma la Cina frena: “È prematura”

@ - Al via l'assemblea Oms dove viene presentata la bozza Ue firmata da 100 Paesi. Pechino però si è detta disponibile solo ad un’inchiesta dell’agenzia Onu - accusata da Trump di essere filocinese - e a tempo debito, ovvero superata l’emergenza. Taiwan esclusa dai lavori: Pechino la ritiene parte del suo territorio destinato alla riunificazione anche con l’uso della forza.

La Russia di Putin, la Francia di Macron e il Regno Unito di Johnson. Ma non ci sono soltanto loro: almeno 116 Paesi nel mondo appoggiano la bozza di risoluzione proposta dall’Unione europea per un’inchiesta indipendente sulle origini del coronavirus. A frenare però è la Cina – paese dove ha avuto origine la pandemia – che si è detta disponibile solo ad un’inchiesta dell’Oms e a tempo debito, ovvero superata l’emergenza. Pechino infatti ritiene “prematuro” allo stato l’avvio di un’indagine su origini e diffusione di Covid-19 che finora ha colpito più di 4,7 milioni di persone nel mondo, uccidendone oltre 315mila. Per l’approvazione della risoluzione occorrono i due terzi della maggioranza: attualmente, scrive Reuters, il testo ha già il supporto di 116 Paesi su un totale di 194 Stati membri. Per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, intervenuto in apertura dei lavori, alcuni Paesi nel mondo “hanno ignorato le indicazioni dell’Oms” sulla pandemia.

Al centro dell’assemblea il caso Taiwan, che non è stata invitata a partecipare nonostante le richieste e che la Cina considera una “provincia ribelle”. Gli Usa, che hanno congelato i pagamenti all’organizzazione di Ginevra definita tra l’altro da Donald Trump troppo fino-cinese, si sono scontrati con la Cina sul rifiuto opposto alla sua presenza, possibile secondo Pechino solo con il previo riconoscimento del principio della “Unica Cina”, ritenendo l’isola parte del suo territorio destinato alla riunificazione anche con l’uso della forza. Taiwan voleva condividere l’esperienza di successo nella lotta al coronavirus, avendo riportato solo 440 casi e 7 decessi grazie al lavoro di diagnosi e prevenzione. Sia l’Oms sia la Cina hanno ribadito che l’isola ha ricevuto aiuti e informazioni durante la pandemia: fatti che Taipei ha fortemente contestato. Taiwan ha avuto lo status di osservatore alle assemblee dal 2009 al 2016, ma è stata poi bloccata dal veto cinese dopo l’elezione alla presidenza dell’isola di Tsai Ing-wen, ritenuta una promotrice di politiche separatiste.

Chi partecipa e chi è escluso – La bozza di risoluzione Ue verrà presentata oggi all’Oms durante la 73ma edizione dell’Assemblea mondiale della sanità, l’organo decisionale dell’agenzia Onu, che si tiene tra oggi e domani a Ginevra. Tra i Paesi che chiedono l’inchiesta ci sono anche Russia, India, Giappone, Regno Unito, Canada, Indonesia e ovviamente i 27 Stati Ue.

Oms al centro dello scontro fra Usa e Cina – L’Organizzazione mondiale della Sanità è stata coinvolta in uno scarico di responsabilità tra gli Stati Uniti e la Cina per la diffusione del virus. Il presidente Donald Trump ha ritirato i fondi statunitensi per l’organizzazione delle Nazioni Unite, affermando che stava passivamente accettando la gestione dell’epidemia da parte della Cina. La Cina ha difeso il suo operato e ha affermato di aver lavorato a stretto contatto con l’Oms e che continuerà a farlo per rispondere alla pandemia.

Il caso Taiwan – “Nonostante i nostri sforzi e un livello senza precedenti di supporto internazionale, Taiwan non ha avuto un invito a partecipare”, ha detto il ministro degli Esteri Joseph Wu, secondo i media locali, aggiungendo di aver accettato di rimandare l’esame della questione alla fine dell’anno. “Il ministero degli Esteri esprime profondo rammarico e forte insoddisfazione per il fatto che l’Organizzazione mondiale della sanità abbia ceduto alle pressioni del governo cinese e continui a ignorare il diritto alla salute dei 23 milioni di persone di Taiwan”, ha aggiunto Wu.
Wu, in conferenza stampa, ha riferito che Taiwan aveva anche concordato che la questione della partecipazione sarebbe stata rimandata a fine anno in modo che i lavori della sessione attuale potessero concentrarsi sul coronavirus. “Comprensibilmente, i Paesi vogliono usare il tempo limitato a disposizione per concentrarsi sui modi di contenere la pandemia“, ha osservato. “Per questo motivo, nazioni e alleati diplomatici che la pensano allo stesso modo hanno suggerito che la proposta sarà trattata entro la fine dell’anno, quando le riunioni saranno condotte normalmente, per assicurarsi che ci possa essere una discussione piena e aperta”, ha concluso il ministro.

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