domenica 10 maggio 2020

DOPO LA SENTENZA DI KARLSRUHE Ci sarà pure un giudice in Europa



@ - Le sentenze delle corti non sono sempre dei capolavori di chiarezza. Eppure è stato più facile del solito decifrare quella emessa il 5 maggio dalla Corte costituzionale federale di Karlsruhe, la città del Baden-Württemberg diventata improvvisamente familiare anche al pubblico italiano

Il presidente della Corte costituzionale Andreas Vosskuhle (AFP) 

Dietro ai tecnicismi, la richiesta alla Bce di giustificare entro tre mesi la «proporzionalità» del suo quantitative easing (qui un recap del verdetto) ha creato almeno due ordini di problemi. 

Da un lato l’ipotesi di uscita dal programma della Bundesbank, primo azionista della Bce, con impatti di tutta evidenza sull’economia continentale e i vari bazooka attivati prima da Mario Draghi e ora da Christine Lagarde. 

Dall’altro, un conflitto con pochi precedenti nel diritto europeo tra la Corte tedesca e la Corte di giustizia europea, visto che i giudici di Karlsruhe hanno di fatto sconfessato il verdetto già espresso dal massimo tribunale comunitario sulla stessa questione. 


Nell’immediato, non si attendono scosse particolari. La Bce, come racconta qui Isabella Bufacchi, ha replicato che «andrà avanti imperterrita» nel suo programma, dando conto solo al Parlamento europeo delle sue strategie. 

La Corte di giustizia ha ribadito il primato del suo parere rispetto a tribunali subordinati, incluso quello di Karlsruhe: «Solo la Corte di giustizia istituita a tal fine dagli Stati membri - ha affermato - è competente a constatare che un atto di un'istituzione dell'Unione è contrario al diritto dell'Unione». 

Tutto bene? Non esattamente, visto che il problema va più a fondo rispetto al “solo” futuro dei programmi di allentamento quantitativo o le gerarchie della giurisprudenza comunitaria. L’affondo della Corte tedesca, spiega bene Adriana Cerretelli, ha messo in dubbio l’indipendenza della Bce e affermato il principio di sovranità nazionale contro (e sopra) quello del diritto comunitario

Uno strappo che rischia di alimentare un lungo effetto-domino di conseguenze, da un assist alle forze sovraniste di tutta Europa a uno scontro fra istituzioni capace di minare ulteriormente la tenuta del progetto comunitario. Il Covid-19 starà pure facendo male alla Ue, esacerbando le tensioni venute a galla nelle strategie di contrasto alla crisi (vedi sotto). Ma i suoi problemi nascevano prima, e non si risolveranno dopo la fin dell’epidemia

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