domenica 17 maggio 2020

Covid 19, i sospetti di Report: perché l’Oms non indaga sulla Cina

@ - Covid 19, i sospetti di Report: l’Oms e il suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sono troppo legati alla Cina per indagare.

Covid 19, i sospetti di Report: nell’ultima puntate del programma di inchiesta targato Rai 3 è stato rilanciato un tema. Gli strani intrecci che legano l’Organizzazione Mondiale della Sanità alla Cina e che impedirebbero di indaghare a fondo sulle origini della pandemia da Covid-19. Ancora di più perché Tedros Adhanom Ghebreyesus, oggi dorettore dell’Oms, sarebbe strettamente legato al governo di Pechino.

Ma andiamo con ordine. Al centro c’è sempre il sospetto che qualcuno di strano sia successo al Wuhan Institute of Virology. Sarebnbe da lì, non solo secondo i sospetti di Donald Trump, che la pandemia è partita, forse per cause accidentali. Ma sarà difficile provarlo, ancche (questa è la tesi di Report) per il rapporto tra il direttore dell’Oms e il governo guidato da Xi Jin Ping.

Ad insospettire, anzitutto il comportamento di Tedros che nella prima fase aveva apertamente elogiato il governo cineseper aver condiviso il genoma del virus. Ma la prima ispezione a Wuhan è arrivata due settimane e mezzo dopo e non ci sono mai stati controlli veri. Un sospetto che voltiva anche Andrea Crisanti, direttore laboratorio di Virologia all’università di Padova. Lui è stato in prima linea fin da subito e punta il dito sull’Oms che ha preso per oro colato quanto dichiarato dai cinesi senza fare verifiche. “Alla fine dell’epidemia ci dovrà dare delle spiegazioni. Nella curva cinese del contagio manca un pezzo, sicuramente è partita da fine ottobre primi di novembre. E aspettare il 22 gennaio per ammettere il contagio da uomo a uomo è stata una mossa tardiva.

Massimo Zaurrini (direttore responsabile di ‘Africa e Affari’) nel servizio di Report è ancora più diretto: “Metà del derbito etiope è nelle mani dei cinesi, molti Paesi africani si sono resi conto adesso che quell’abbraccio non era gratuito. Se i cinesi non rientrano dell’investimento di fatto si prendono la gestione di tutto quello che costruiscono”. Come il palazzo dell’Unione Africana è stato costruito dai cinesi, per 200 milioni di euro. Qui tutti i dati e le conversazioni, secondo quanto riferisce un giorbnalista di ‘Limes’, sarebbero stati intercettati da Pechino.

Oms, sul direttore generale sospetti fin da quando era ministro in Etiopia
E allora tornas nuovamente al centro la figura di Tedros Adhanom Ghebreyesus? Etiope, 55 anni, guida l’Oms dal maggio 2017 con 133 voti a favore su 183 disponibili (primo africano nella storia ad occupare questa posizione). Fra i suoi maggiori sostenitori, lo dicono in molti, c’è stata la Cina.

Ghebreyesus ha una laurea in biologia e un master in Immunologia delle malattie infettive alla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Ma è stato anche un politico molto discusso, nel suo Paese e non solo. Ha fatto partte infatti del (TPLF), il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray poi entrato nel Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope. Così ha fatto parte del governo di Meles Zenawi prima consulente per la sanità pubblica poi nel 2001 capo dell’ufficio sanitario del Tigray. In seguito è diventato viceministro della salute e quindi ministro della salute nel 2005.

Un governo, non lui in specifico, accusato di brogli elettorali e di aver incarceratio oppositori e giornalisti, reprimendo le proteste nel sangue. Zenawi morì nel 2012 e il potere passò al suo vice, Haile Mariam Desalegn. Ghebreyesus fu nominato ministro degli esteri e lì rimase fino al 2016 candidandosi poi alla guida dell’Oms. Poco prima del voto fu accusato di aver insabbiato alcune presunte epidemie di colera fatte passare per diarree acute.
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l presidente della Cina, Xi Jinping (Getty Images)

Non bastasse questo, c’è il legame fortissimo tra Cina ed Etiopia. Prima di Ghebreyesus l’Oms è stata guidata per un decennio dalla cinese Margaret Chan e la Cina finanzia tanto l’Organizzazione quanto l’Etiopia (lì ad esempio ha costruito la più grande ferrovia del Paese). Inoltre circa metà del debito estero etiope è nei confronti della Cina. Può bastare questo per pensare che i controlli siano stati troppo blandi?

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