@ - La nuova linea di credito per le spese sanitarie sarà attiva da giugno, ma non è ancora chiaro se l'Italia chiederà di utilizzarla.
Ieri sera l’Eurogruppo, l’organo dell’Unione Europea che riunisce i ministri dell’Economia dell’eurozona, ha approvato definitivamente la proposta della Commissione Europea di eliminare la maggior parte delle condizioni per utilizzare la nuova linea di credito del MES (Meccanismo europeo di stabilità) per contrastare il coronavirus. L’unica condizione da rispettare, almeno nel primo periodo, sarà impiegare i soldi ottenuti dalla linea di credito per coprire le spese sanitarie sostenute a causa della pandemia.
Parlando a Repubblica, il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni ha detto: «Ho lavorato molto perché il Mes fosse disponibile senza condizionalità e con caratteristiche che lo rendono particolarmente interessante per paesi con tassi di interesse elevati, e tra questi c’è l’Italia». Per diverse ragioni, però, non è ancora chiaro se l’Italia chiederà di utilizzare la nuova linea di credito.
Le istituzioni europee hanno rispettato la promessa di agevolare l’accesso al MES – l’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi in difficoltà, concedendo prestiti a tassi agevolati – rimuovendo alcune condizioni giudicate piuttosto severe sui paesi debitori: su tutte, la richiesta di aggiustamenti macroeconomici, cioè sostanzialmente misure per cambiare il modo in cui lo stato spende i soldi pubblici, e la stretta sorveglianza delle principali istituzioni europee sull’economia del paese debitore.
L’idea di creare una linea di credito agevolata del MES per contrastare il coronavirus era nata diverse settimane fa ed era stata proposta ufficialmente proprio dall’Eurogruppo in aprile. Secondo le condizioni previste, ogni paese avrà diritto di chiedere un prestito decennale pari al 2 per cento del proprio PIL – per l’Italia sono circa 36 miliardi di euro – con un tasso di interesse molto basso, fissato allo 0,1 per cento. La linea di credito agevolata sarà disponibile dal primo giugno 2020 fino alla fine del 2022. Per attivarla ufficialmente servirà una decisione del board dei governatori del MES, una formalità.
La misura proposta dalla Commissione e accettata dall’Eurogruppo non significa comunque che verranno eliminate tutte le condizioni legate ai prestiti del MES; cosa piuttosto difficile da fare, visto che sono regolate da diversi leggi europee.
La Commissione, per esempio, prevede che quando la linea di credito agevolata non sarà più disponibile i prestiti saranno gestiti secondo l’articolo 14 del regolamento europeo 472/2013. Nell’articolo, si legge che la Commissione Europea potrebbe raccomandare delle «misure correttive» ai paesi debitori. Sulla carta, quindi, la Commissione potrebbe chiedere alcune condizioni diverse da quelle che ha promesso ora. Potrebbe succedere soprattutto se la volontà politica di aiutare i paesi colpiti dovesse cambiare, oppure se la prossima Commissione dovesse decidere di non essere vincolata dalle promesse di quella precedente.
Sono ipotesi remote, ma eliminare tutte le condizioni per gli aiuti europei è praticamente impossibile, a meno di volere modificare diverse leggi già esistenti. E rimane il fatto che per uno stato in difficoltà economiche è quasi impossibile reperire sul mercato un prestito a condizioni così favorevoli, sia per quanto riguarda il tasso di interesse sia per le condizioni in caso di insolvenza.
In molti, comunque, continuano a dubitare che la maggior parte dei paesi europei sia interessata ad accedere alla nuova linea di credito del MES, nonostante le molte agevolazioni promesse dalla Commissione. Nikos Chrysoloras, capo della redazione di Bloomberg a Bruxelles, aveva commentato la proposta della Commissione sostenendo che «probabilmente» nessun paese farà comunque ricorso al MES perché la richiesta verrebbe comunque interpretata come un «segno di debolezza» dagli investitori internazionali.
Nelle scorse settimane il governo italiano aveva prima negato di voler chiedere un prestito al MES, e successivamente ammesso che avrebbe «letto le carte» prima di prendere una decisione. Il Movimento 5 Stelle è da sempre contrario al suo utilizzo – come i partiti di destra, che sostengono sia una inaccettabile cessione della propria sovranità in materia economica – mentre il Partito Democratico è più possibilista: ieri il viceministro all’Economia Antonio Misiani, del PD, ha detto che la decisione dell’Eurogruppo è «una buona notizia per l’Europa e per l’Italia».
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