giovedì 16 aprile 2020

Ursula von der Leyen: “Italia scusa per i ritardi, ma ora l’Europa c’è”

@ - La presidente della Commissione Ue al Parlamento europeo: “Ora l’atteggiamento degli Stati è cambiato: tanti aiuti al vostro Paese”.

l tempo delle polemiche è finito. Ora è tempo di chiedere scusa. Per chi non credeva a quello che si diceva che stesse avvenendo, per chi non perdeva tempo per criticare, per chi non ha mosso un dito. Per tutti, nessuno escluso, è tempo di chiedere ufficialmente scusa all’Italia. La presidente della Commissioen europea, Ursula von der Leyen, dà l’esempio. Nel suo intervento in un’Aula del Parlamento UE deserta a causa del Coronavirus, fa ammenda. «Sì, è vero che nessuno era davvero pronto per questo, ed è anche vero che troppi non c’erano quando l'Italia aveva bisogno di una mano all'inizio» di questa pandemia. «E per tutto questo è giusto che l'Europa nel suo insieme offra sincere scuse».

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Von der Leyen riconosce i limiti dell’Europa e dei suoi Stati nella gestione di una crisi non percepita come tale. «C'è voluto molto tempo perché tutti capissero che dobbiamo proteggerci a vicenda», e già questo è qualcosa di imperdonabile. Ma una volta compresa la situazione «la verità è che l'Europa è diventata il cuore pulsante della solidarietà del mondo». Ora, dato che «chiedere scusa conta qualcosa se si cambia comportamento», la presidente dell’esecutivo comunitario offre esempi concreti di come in Europa ci sta già facendo perdonare dall’Italia e dagli italiani. «Paramedici polacchi e i medici rumeni salvano vite in Italia, i pazienti di Bergamo vengono portati in aereo nelle cliniche di Bonn, e abbiamo visto respiratori essere trasferiti dalla Danimarca all'Italia».

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Italia, la solidarietà europea
Tutti esempi concreti di come l’atteggiamento nei confronti dell’Italia è cambiato. La Commissione, a proposito dei comportamenti fondamentali per tradurre le scuse in pratica, ha una lista di esempi. L’Austria ha fornito all’Italia 1,5 milioni di mascherine e oltre 3000 litri di liquidi disinfettante, la Repubblica ceca – al centro di polemiche per il blocco di mascherine cinesi dirette in Italia – ha fornito alla Penisola 10 mila tute protettive. Ancora, la Germania ha fornito 300 respiratori, mentre la Francia ha donato un milione di mascherine e 20 mila tute protettive.

Non solo scuse, anche retromarcia
Nell’Europa degli Stati e delle istituzioni comunitarie che si sono mosse in ritardo o che hanno letto male la situazione, ci sono anche altri esempi di cambi di rotta. Non scuse vere e proprie, ma di retromarcia. La più clamorosa quella della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, protagonista di un’uscita poco felice sull’Italia. «Contenere gli spread non è compito della Bce», ha detto a inizio marzo rispondendo a una domanda sul Paese. Risultato: spread alle stelle e reazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pubblicamente Lagarde non ha mai chiesto scusa, ha solo preso atto di una sua uscita infelice in seno al consiglio direttivo, per cambiare rotta di lì in avanti dicendosi pronta a fare tutto il necessario per arginare la crisi.

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C’è poi anche la marcia indietro del ministro delle Finanze olandese, Woepke Hoekstra. Questi era arrivato a chiedere alla Commissione europea di «indagare sui Paesi che chiedono i Coronabond». Il motivo? «Capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio per rispondere all'impatto economico della crisi». Parole che hanno scatenato le ire di tutti gli Stati mediterranei. Alla fine l’olandese riconosce di non aver espresso «sufficiente empatia» e ammette di aver sbagliato. «Se raccogli solo tempesta, allora evidentemente non hai fatto bene». Un’autocritica, a cui non sono seguite però scuse ufficiali. Né cambio di idea sui Coronabond.

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Il bilancio come risposta
Von der Leyen lo ripete da settimane, da quando a Bruxelles si è capito che la situazione sarebbe stata seria. Serve un bilancio comune vero. L’imperativo per uscire dalla nuova, profonda recessione, è «utilizzare il potere dell'intero bilancio europeo per sfruttare l'enorme quantità di investimenti di cui abbiamo bisogno per ricostruire il mercato unico». Lo dice ai parlamentari europei, collegati da casa, da sempre a sostegno di più risorse. Il Parlamento è l’alleato naturale della Commissione quando si parla di bilancio, e all’Eurocamera chiede di lavorare per mettere pressione sui governi. «Questa crisi è diversa da qualsiasi altra che abbiamo conosciuto. Colpisce gravemente aziende completamente sane perché la vita pubblica si è fermata ». Per questo motivo, incalza, «avremo bisogno di soluzioni innovative e maggiore margine nel quadro finanziario pluriennale per sbloccare ingenti investimenti pubblici e privati». Senza dimenticare il piano per la sostenibilità e la ricovenversione sostenibile del modello produttivo (il cosidetto «green deal») e l’agenda digitale.

Fin qui, le misure messe in campo per puntellare l’economia a dodici stelle, valgono 3000 miliardi di euro. Von der Leyen preferisce parlare di «tre trilioni di euro», per meglio rendere l’idea di quella che è «la più impressionante risposta» a livello mondiale. «Ma sappiamo che avremo bisogno di più. Molto più». I leader sono avvisati.

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