giovedì 16 aprile 2020

Mozambico: attacchi armati a Cabo Delgado, perché l’esercito non ce la fa (Tomás Vieira Mário)

@ - Negli ultimi tre mesi, a Cabo Delgado si sono intensificati gli attacchi armati di uomini che si dicono appartenenti a gruppi di matrice terroristica islamista, e si ha l’impressione che non ci sia una risposta adeguata da parte delle Forze Armate di Difesa del Mozambico (FDM).


Le immagini che circolano nei social network, pur mancando di conferme indipendenti, vogliono far passare l’idea che questi gruppi, dopo aver messo a ferro e fuoco i villaggi, abbiano anche il tempo per farsi fotografare accanto ai loro “trofei di guerra” – infrastrutture incendiate – nello stile dei vecchi conquistatori dell’Europa del XV secolo.

Altre immagini, forse più oscure e inquietanti, suggeriscono reazioni di rassegnazione da parte dei soldati delle FDM che affermano di non poter fare nulla di fronte alla follia e alla potenza di fuoco nemico.

Ci sono poi immagini che suggeriscono una certa condiscendenza da parte della gente del posto, che saluta con la mano gli aggressori quando lasciano i villaggi e le città attaccate e distrutte.

Questi fatti, o suggerimenti di fatti, hanno suscitato reazioni di stupore, di incredulità, se non di rivolta, da parte dell’opinione pubblica, nelle discussioni fatte nei social network: ci si interroga sull’apparente impotenza delle forze di difesa e di sicurezza, per combattere sia questi gruppi “islamisti” sia il gruppo di dissidenti del Renamo, guidato da Nyongo, nel centro del Paese.

Nel caso particolare di Cabo Delgado, sono addirittura circolate notizie di atti di rivolta da parte delle popolazioni di alcune località, che preferirebbero difendersi da soli, rinnegando le unità militari dispiegate sul posto, ritenendole inadatte a difenderle.

E la domanda che ci circola è: il Mozambico ha forze di difesa e di sicurezza con capacità sufficiente per combattere questi o altri tipi violenza e minacce alla pace delle comunità?

La storia del FDM, nell’attuale struttura e capacità, ha meno di 30 anni. Inizia nel 1992 con la firma degli Accordi generali di pace (AGP) a Roma, che ha segnato la fine della guerra in Mozambico durata 16 anni.

L’obiettivo principale e immediato dell’AGP è stato quello di disarmare i due eserciti e tutti i gruppi armati paralleli: tra miliziani, naparama e quejandos!

Secondo quanto stipulato nell’AGP, dopo lo smantellamento dei due eserciti, al loro posto, sarebbe stato creato un piccolo corpo militare, composto da soli 30 mila uomini, divisi equamente tra le due parti.

Come si può facilmente immaginare, questa “parità” è stata vissuta come una umiliazione da una significativa frangia di alti ufficiali dell’ex FADM, a cui si è aggiunta l’inevitabilità politica di assegnare le mostrine di alti ufficiali agli ex guerriglieri Renamo, senza alcuna preparazione accademica o militare, con il solo scopo di creare parità all’interno dei diversi comitati di lavoro che hanno messo in pratica l’AGP.

Così, lo smantellamento della FADM, come conseguenza dell’AGP, non ha seguito, con i 30 mila uomini volontari, alcun processo di formazione di un nuovo esercito, dotato di risorse e mezzi pari alle (teoriche, almeno) esigenze di difesa dell’immenso territorio nazionale, compresi i porosi confini. Per non parlare della difesa delle sue immense risorse naturali.

Per tutti gli anni successivi, l’ attenzione della comunità dei donatori del Mozambico, che ha generosamente sostenuto il processo di pace e di democratizzazione post-Roma, si è concentrata su tutto tranne che sulle forze armate!

Meno esercito, più pace assicurata! Aiutare il Mozambico a ricostruire un esercito degno di questo nome, moderno e con uno staff di alto livello formato in accademie prestigiose… era anni luce dall’agenda della comunità dei donatori.

E gli alleati dell’Est, da sempre la principale base di supporto militare del Mozambico… erano già scomparsi!

Inoltre, anche a livello di Assemblea della Repubblica, già multipartitica, i partiti dell’opposizione hanno sempre affrontato, con fortissime riserve, l’assegnazione di risorse finanziarie più o meno consistenti al settore della difesa e della sicurezza, con il sospetto che tali forze fossero destinate a reprimere l’opposizione!

Per aggirare il pericolo dell’assoluta incapacità di garantire la minima sicurezza dello Stato, delle sue istituzioni e della popolazione, il governo ha scelto di rafforzare la capacità difensiva delle forze di polizia, in particolare con la creazione di reparti speciali, come la Polizia di Intervento Rapido, poi la Forza di Intervento Rapido (FIR) e la Polizia per la Protezione delle Risorse Naturali.

A partire dal 2010, un gran numero di generali del Renamo sono andati in pensione, ma lo sforzo di creare un nuovo esercito, apartitico e repubblicano, ha subito un’altra battuta d’arresto, perché al culmine dei suoi disaccordi con il governo, il Renamo è tornata in guerra… 20 anni dopo l’AGP! E l’embrione del nuovo esercito apartitico, nato dai volontari dei vecchi eserciti rivali… si è decomposto! E questo è accaduto proprio quando il Paese entra in una nuova era, piena di serie sfide per garantire la sua sovranità nazionale: l’era dello sfruttamento delle sue immense e ambite risorse naturali!

In questo contesto storico, è facile comprendere le recenti dichiarazioni del generale di riserva Antonio Hama Thai, secondo cui le attuali sfide per la sicurezza nazionale del Paese vanno al di là delle capacità garantite delle forze di difesa e di sicurezza. Perché il Paese non aveva come priorità di riarmarsi: i suoi partner occidentali non lo avrebbero mai “permesso”!

Per questo motivo abbiamo visto sul terreno la Polizia e il suo Comandante Generale, attraverso la FIR, piuttosto che l’esercito.

Commentando i fatti di Cabo Delgado, Alex Vines, direttore di Chatham House, ha scritto che è cruciale la ristruttrazione dell’esercito mozambicano.

Vines mette in dubbio l’efficacia delle soluzioni militari assoldando mercenari. Al contrario, il ricercatore britannico sottolinea che è fondamentale una più stretta cooperazione tra il Mozambico e la Tanzania. Dice, tra l’altro: “Ciò che può fare una significativa differenza è proprio un impegno serio da parte della Tanzania. Questa insurrezione si concentra nei distretti al confine con la Tanzania e sono chiari i collegamenti (di questi gruppi) in Tanzania e all’estero”.

Ironia della sorte, è dagli stessi distretti al confine con la Tanzania che il Frente de Libertação de Moçambique (FRELIMO) ha iniziato la lotta armata per liberare il Mozambico dal dominio coloniale portoghese.

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