martedì 28 gennaio 2020

Trump presenta il piano di pace per il Medio Oriente: "Gerusalemme capitale unita dello Stato ebraico"

@ - Ai palestinesi promessi 50 miliardi di dollari in aiuti ma negato il diritto al ritorno per i rifugiati. Abu Mazen: "La città santa non è in vendita".

Ottanta pagine per illustrare al mondo un piano "sostanzialmente diverso da quello delle precedenti amministrazioni", che prevede Gerusalemme come capitale "unita" dello Stato di Israele. Ma che allo stesso tempo prevede la creazione di uno Stato palestinese che avrà una capitale nell'area di Gerusalemme Est e che sarà sostenuto da 50 miliardi di dollari di investimenti da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati.

Ci sono pochi dettagli ma molta politica nell' "accordo del secolo" di Donald Trump, la proposta di pace per il conflitto israelo-palestinese messa a punto dall'Amministrazione americana: la prima dopo anni di stasi nella regione.

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هذا ما قد تبدو عليه دولة فلسطين المستقبلية بعاصمة في أجزاء من القدس الشرقية.



This is what a future State of Palestine can look like, with a capital in parts of East Jerusalem.

Trump lo ha presentato a Washington accanto a un trionfante Benjamin Netanyahu: per il premier uscente, che il 2 marzo dovrà affrontare le urne per la terza volta in un anno, il piano è un importantissimo regalo elettorale, che fa passare in secondo piano il fatto che oggi sia stato formalmente incriminato per corruzione. Netanyahu ottiene infatti il riconoscimento della sovranità israeliana sulla valle del Giordano, la conferma che l'America riconosce Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e, fondamentale, la promessa che - nelle parole di Netanyahu - "la questione dei profughi palestinesi sarà risolta fuori dai confini di Israele". In cambio concede un congelamento degli insediamenti per quattro anni, il tempo che Trump stima necessario per formalizzare la pace.

Cosa ottengano i palestinesi è meno chiaro: uno Stato indipendente che, promette Trump, "raddoppierà il territorio palestinese e creerà una capitale dove gli Stati Uniti apriranno un'ambasciata", a condizione di un "rifiuto chiaro del terrorismo". Uno Stato le cui diverse porzioni saranno connesse da "strade, ponti e tunnel". E, appunto, aiuti per 50 miliardi di dollari. Poco dopo la fine della conferenza stampa Trump ha twittato una mappa della ripartizione territoriale prevista, ma non sono stati dati ulteriori dettagli. Alla Casa Bianca ieri non c'era nessun rappresentante palestinese: già da giorni l'Autorità nazionale aveva rifiutato i punti proposti da Trump. Oggi le reazioni sono state sdegnate: "Gerusalemme non è in vendita", ha detto il presidente palestinese Abu Mazen. Hamas ha parlato "discorso aggressivo che creerà molta rabbia" e rifiutato la soluzione prevista per la città santa.

Ma la presenza fra il pubblico che ha ascoltato l'annuncio degli ambasciatori di Oman, Emirati Arabi Uniti e Bahrein - salutata come un grande successo sia da Trump che da Netanyahu - fa presagire il consenso di parte del mondo arabo. "Voglio che questo accordo sia vantaggioso anche i palestinesi - ha detto il presidente americano - è un'opportunità storica per loro per raggiungere uno Stato indipendente. E' l'ultima occasione che hanno dopo 70 anni" di fallimenti.

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