lunedì 6 gennaio 2020

Sarraj agli europei: “Non venite in Libia”. Salta la missione Ue a guida italiana

@ - La Turchia comincia l’invio graduale delle truppe. Il governo di unità nazionale contrario alla missione Ue. Sull’attacco all’accademia militare a Tripoli accuse all’aviazione di Haftar. Il generale nega: “C’è la mano dell’Isis”.

Libia, razzo cade nel cortile della scuola militare di Tripoli: almeno 28 morti

Il Governo di accordo nazionale libico chiede a Bruxelles di non inviare la propria delegazione a Tripoli per trovare una mediazione politica alla crisi bellica in atto, azzerando di fatto lo sforzo europeo di reinserirsi nel dossier del Paese nordafricano dopo un’assenza di fatto durata oltre un anno. La missione capitanata dall'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, con protagonisti i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia con Luigi Di Maio, sarebbe dovuta arrivare domani nella capitale libica ma «questioni di sicurezza» ne rendono l’attuazione complicata, pericolosa. In realtà, spiegano fonti locali, dietro il rinvio c’è il disinteresse da parte del Gna di Fayez al Sarraj di dare spazio trattative diverse da quelle che hanno portato all’accordo tra Tripoli e Ankara con il conseguente supporto militare della Turchia alla Tripolitania. Come dire, «siete arrivati tardi, un alleato già lo abbiamo».

La missione europea, del resto, era già nata zoppa avendo registrato la defezione della Francia, da sempre vicina a Khalifa Haftar, tanto che Parigi avrebbe finanche impedito a Di Maio di divulgare un comunicato congiunto di condanna dell’attacco di sabato all’accademia di Tripoli smontando la già fragile architettura europaa messa in piedi a dicembre. E con essa gli sforzi organizzativi della Conferenza di Berlino prevista per la seconda metà di questo mese. Inutili i tentativi di recupero in extremis del ministro Di Maio che ieri ha tentato, inutilmente, di contattare al telefono Sarraj: da Tripoli nessuna risposta. Oltre al fatto che la missione sarebbe stata bersaglio di proteste da parte di attivisti che nella capitale si stanno mobilitando da giorni dinanzi all’estremo tentativo dei Paesi europei.

«L’Italia e l’Europa andassero prima da Haftar convincendolo al ritiro, prima di venire qui», spiegano alcuni attivisti dalla capitale. Se Bruxelles e le cancellerie del Vecchio continente rimango al palo, ad accelerare è invece il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il quale ha reso noto che l'invio «progressivo» di soldati turchi in Libia. Il dispiegamento delle truppe verso la Libia è già iniziato e con esso l’inizio di una nuova fase destinata a portare a decisive mutazioni sul campo con i russi protagonisti militari in Cirenaica e cambi di equilibri nel lungo periodo.


Lo conferma il precipitare degli eventi sul terreno dove la situazione è sempre più complessa. Dopo la chiamata alla jihad dichiarata da Haftar, assume i contorni di un giallo l'attacco al collegio militare di Hadaba, a sud di Tripoli, un'esplosione - apparentemente provocata da un missile - che sabato sera ha provocato la morte di almeno 28 persone ed il ferimento di altri 18. Cadetti di polizia, ufficialmente, miliziani pro-Sarraj, secondo ambienti filo-Haftar che, in un intreccio di dichiarazioni e smentite, si sono prima attribuite la responsabilità dell'attacco salvo poi negare in un secondo momento un coinvolgimento nel raid, sostenendo che si sia trattato invece di opera dei terroristi di Isis o di Al Qaeda. Il portavoce del generale, Ahmed Al Mismari, ha smentito ha precisato che «l'esplosione ha avuto luogo dall'interno e non dall’esterno» e che tutti gli elementi inducono a pensare a un attentato terroristico contro i cadetti dell'Accademia militare a Tripoli così come era avvenuto per quella a Bengasi.

Il governo di Sarraj, sostenuto dalla comunità internazionale, continua invece a ritenere che l'autore dell'attacco sia l'aviazione del generale Haftar sostenuta dagli Emirati Arabi, tanto che Tripoli ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu per discutere delle «atrocità e dei crimini di guerra di Haftar». Il vice premier del Gna, Ahmed Maiteeg ha definito l'attacco «terrorista» e ha promesso la prosecuzione della lotta contro le forze di Haftar. Ovviamente con al fianco l'alleato turco.

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