giovedì 30 gennaio 2020

Roma, psicosi coronavirus. Il Conservatorio di Santa Cecilia impone: "Visita obbligatoria per tutti gli allievi orientali"

@ - La disposizione inviata ai docenti dal direttore dell'istituzione musicale di via dei Greci, Roberto Giuliani. Una prof: "Siamo rimasti allibiti, uno studente coreano mi ha chiesto quasi in lacrime: 'Posso venire o no domani a lezione?'".

Una newsletter inviata ai docenti dimostra quanto si stia diffondendo la psicosi del coronavirus: "Care Colleghe e cari Colleghi, a causa delle ben note vicende legate all'epidemia cinese, sono sospese le lezioni degli studenti orientali (cinesi, coreani, giapponesi ecc.), nonché di altri che provenissero dai Paesi interessati. Mercoledì 5 febbraio alle ore 14 il medico del Conservatorio provvederà a visitarli tutti. Solo quelli che passeranno la visita potranno essere riammessi alla frequenza. Nel frattempo l'assenza sarà considerata assenza per malattia. Siete pregati di avvisarli tutti, di convocarli per il 5 febbraio alle ore 14, e di ricordargli di portare il libretto. Cordiali saluti". Firmata dal direttore, Roberto Giuliani.

E' successo a Roma, nel pomeriggio, al Conservatorio di Santa Cecilia, istituzione romana in via dei Greci (da non confondersi con l'Accademia di Santa Cecilia che ha sede al Parco della Musica) e ha preso forma nelle mail che abitualmente il direttore utilizza per dialogare con i circa 160 docenti dell'istituzione musicale. La gran parte dei prof sono rimasti senza parole. "Allibiti", spiega una insegnante di musica, "così lediamo il diritto degli studenti a frequentare i nostri corsi. Poi il direttore fa riferimento a un medico del Conservatorio. Ma quale dottore? Non ne abbiamo mai avuto uno. Mi sembra una comunicazione folle, che discrimina, diffonde paura, un'assurdità. A meno che non siano successi fatti specifici che però il direttore non ha precisato".

Lo screening, secondo le volontà del direttore, sarebbe esteso a tutti i cittadini orientali indiscriminatamente a prescindere dal fatto che siano andati o meno di recente in patria. La gran parte degli studenti - e tra questi appunto cinesi, giapponesi, coreani - vive a Roma e nelle immediate vicinanze da tempo e spesso si tratta di cittadini figli di migranti di seconda generazione che non hanno alcun rapporto con i paesi orientali di provenienza. E ancora la prof: "Spero che si tratti di un errore, o di uno scherzo, ma anche se lo fosse sarebbe davvero di pessimo gusto. La notizia si è sparsa tra gli allievi e uno dei miei, di origine coreane, mi detto quasi in lacrime. Prof, ma io domani posso venire a lezione o no? "

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