lunedì 20 gennaio 2020

L’Italia delle disuguaglianze: 3 miliardari più ricchi di 6 milioni di poveri

@ - Torna il rapporto «Time to care» di Oxfam. Ne emerge che Ferrero, Del Vecchio e Pessina, in cima alla rich list di Forbes, hanno più soldi del 10% degli italiani

Non è un gioco, è la realtà. Se sommiamo le ricchezze dei sei milioni di italiani più poveri, la cifra che otteniamo non raggiunge il patrimonio posseduto dai tre miliardari più ricchi del paese. Insomma, solo tre persone concentrano nelle loro tasche più soldi di quanti ne ha il 10% della popolazione italiana. È solo un assaggio dei dati messi in fila anche quest’anno dall’organizzazione non governativa Oxfam in occasione della pubblicazione del rapporto «Time to care» alla vigilia del vertice di Davos.
A livello globale, spiega il dossier, un’élite di 2.153 miliardari nel mondo detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1 per cento.

La ricchezza in Italia
Alla fine del primo semestre del 2019 la ricchezza italiana netta ammontava a 9.297 miliardi di euro, in calo dell’1% rispetto al giugno 2018, calcola Oxfam. Il 20% più ricco degli italiani deteneva quasi il 70% della ricchezza nazionale, il successivo 20% era titolare del 16,9% del patrimonio nazionale, mentre il 60% più povero possedeva appena il 13,3% della ricchezza del paese.
Il 10% più ricco della popolazione italiana (in termini patrimoniali) possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Confrontando il vertice della piramide della ricchezza con i decili più poveri, il risultato è ancora più sconfortante. Il patrimonio del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41% della ricchezza nazionale netta) è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero. La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che detiene il 22% della ricchezza nazionale) vale 17 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.

I miliardari italiani
E così, il patrimonio dei primi tre miliardari italiani della lista Forbes (che a marzo 2019 erano Giovanni Ferrero, Leonardo Del Vecchio e Stefano Pessina) era superiore alla ricchezza netta detenuta (37,8 miliardi di euro a fine giugno 2019) dal 10% più povero della popolazione italiana, circa 6 milioni di persone.
La rielaborazione di Oxfam si basa su dati, modello econometrico e metodologia di stima utilizzati da Credit Suisse per la stesura dell’edizione più recente del Global Wealth Report .
L’evoluzione della quota di ricchezza detenuta dall’1% più ricco italiano vede, secondo le stime di Credit Suisse, a metà 2019 un ritorno dell’1% più ricco alla quota detenuta nel 2000. Nella prima decade del millennio la quota di ricchezza del percentile più ricco degli italiani ha visto un calo fino al 2009 (dal 22,1% al 17,6%), seguito da una crescita nei successivi sette anni (fino al picco del 24% nel 2016) e una nuova, più lieve contrazione nell’ultimo triennio.

La forbice si allarga
Nei 20 anni intercorsi tra l’inizio del nuovo millennio e il primo semestre del 2019, le quote di ricchezza nazionale netta detenute dal 10% più ricco degli italiani e dalla metà più povera della popolazione hanno mostrato un andamento divergente. La quota di ricchezza detenuta dal 10% più ricco è cresciuta del 7,6% mentre la quota della metà più povera degli italiani è lentamente e costantemente scesa, riducendosi complessivamente negli ultimi 20 anni del 36,6 per cento.
E nel frattempo l’ascensore sociale continua a non funzionare. In Italia, sottolinea Oxfam, i ricchi sono soprattutto figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri: condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione. L’edificio sociale ha un pavimento e soffitto “appiccicosi”: un terzo dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, mantiene una posizione apicale.

Stipendi bassi per i giovani
I giovani italiani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili. Oltre il 30% degli occupati giovani guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese. Il 13% degli under 29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa.
«Tanti, troppi giovani italiani non studiano né lavorano, lavorano per una paga risibile, meditano di partire in cerca di un futuro migliore», afferma Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia. «Servono interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro e al contrario siano, come è giusto, una risorsa per il nostro Paese. I giovani italiani reclamano un futuro più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa, dinamica e mobile: abbiamo la responsabilità di ascoltare le loro richieste».

Le diseguaglianze globali
A livello mondiale, la ricchezza globale, in crescita tra giugno 2018 e giugno 2019, resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone, afferma il rapporto «Time to care» di Oxfam.
Ribaltando la prospettiva, la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità - circa 3,8 miliardi di persone - non sfiorava nemmeno l’1%. Nel mondo 2.153 miliardari detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.
Nel rapporto, quest’anno Oxfam punta l’attenzione sul lavoro domestico sottopagato e su quello di cura non retribuito che grava, globalmente, soprattutto sulle spalle delle donne.

Il contributo delle donne
A livello globale le donne impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno, un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno, tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici. Nel mondo – sottolinea ancora il rapporto Oxfam - il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili; solo il 6% degli uomini si trova nella medesima situazione.
In Italia l’11,1% delle donne non ha mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli. Un dato fortemente superiore alla media europea del 3,7%, mentre quasi una madre su due tra i 18 e i 64 anni (il 38,3%) con figli under 15 è stata costretta a modificare aspetti professionali per conciliare lavoro e famiglia. Una quota superiore di oltre tre volte a quella degli uomini.
«Solo politiche veramente mirate a combattere le disuguaglianze potranno correggere il divario enorme che c’è tra ricchi e poveri. Tuttavia, solo pochissimi governi sembrano avere l’intenzione di affrontare il tema», ribadisce Elisa Bacciotti. «È ora di ripensare anche il modo in cui il nostro modello economico considera il lavoro di cura. La domanda di questo tipo di lavoratori, non retribuiti o sottopagati, è destinata a crescere nel prossimo decennio dato che la popolazione globale è in aumento con percentuali di invecchiamento sempre più alte. Si stima che, entro il 2030, avranno bisogno di assistenza 2,3 miliardi di persone, un incremento di 200 milioni di persone dal 2015. È urgente che i governi reperiscano, tramite politiche fiscali e di spesa pubblica più orientate alla lotta alle disuguaglianze, le risorse necessarie per liberare le donne dal lavoro di cura – servizi pubblici, infrastrutture - e affrontare seriamente le piaghe di disuguaglianza e povertà».

PER APPROFONDIRE:
Stipendi bassi per i giovani
I giovani italiani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili. Oltre il 30% degli occupati giovani guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese. Il 13% degli under 29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa.
«Tanti, troppi giovani italiani non studiano né lavorano, lavorano per una paga risibile, meditano di partire in cerca di un futuro migliore», afferma Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia. «Servono interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro e al contrario siano, come è giusto, una risorsa per il nostro Paese. I giovani italiani reclamano un futuro più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa, dinamica e mobile: abbiamo la responsabilità di ascoltare le loro richieste».

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