@ - In un tweet, Francesco invita a credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, esprime la preoccupazione del popolo iracheno e della comunità cristiana per la tensione tra Stati Uniti e Iran.
Protesta di Teheran all'Onu. Trump: Usa pronti a qualunque risposta.
“Dobbiamo credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. Non si ottiene la pace se non la si spera. Chiediamo al Signore il dono della pace!”: è il tweet lanciato oggi da Papa Francesco sull’account @Pontifex.
Nuovo raid, ridda si smentite e conferme
Intanto non si allenta l’escalation di tensione tra Usa e Iran che rischia di infiammare il Medio Oriente. Secondo alcuni media, questa notte, a nord di Baghdad, un nuovo raid aereo statunitense ha colpito il comandante del gruppo paramilitare filo-iraniano Hashed Al Shaabi. La notizia è stata smentita dalla coalizione internazionale anti-Is a guida Usa ma le Forze di mobilitazione popolare hanno confermato il raid, riferendo che le vittime sono medici vicini al gruppo e che nessun esponente delle milizie è rimasto ucciso.
Il funerale di Soleimani
La capitale irachene in mattinata è stata poi teatro del corteo funebre del generale iraniano Soleimani che ha sfilato tra le vie del distretto di Kazimiya, dove si trova un santuario sciita. Migliaia di persone vi hanno preso parte, molte delle quali hanno gridato slogan contro l’America. Al termine, nella zona verde di Baghdad si è tenuto un funerale nazionale ufficiale alla presenza di molti leader iracheni, tra cui il primo ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi.
Trump: Soleimani pianificava attacchi
Nel frattempo, mentre tutte le diplomazie esortano alla moderazione, si registrano la protesta ufficiale all’Onu dell’Iran e la fermezza del presidente degli Stati Uniti Trump che rivendica le ragioni dell’operazione e mantiene la pressione su tutti gli ambienti legati al governo di Teheran. Trump sostiene che Soleimani pianificava imminenti attacchi e che non è stato ucciso per un cambio di regime o per iniziare la guerra, sebbene gli Stati Uniti sono pronti a qualunque risposta sia necessaria.
Ridimensionata operazione anti-Is
Funzionari della Difesa americana hanno fatto sapere che saranno inviati altri 3500 soldati in Medio Oriente. Truppe che saranno dispiegate in Iraq, Kuwait, Libano in risposta alle minacce di vendetta che arrivano dagli ambienti sciiti. Sempre fonti della difesa Usa hanno anche annunciato che la coalizione anti-Isis in Iraq ridimensionerà la portata delle sue operazioni per "ragioni di sicurezza". Linea di prudenza anche da parte della Nato che sospenderà le missioni di addestramento in Iraq.
03/01/2020
L’Iran protesta all’Onu
D’altra parte di ritorsioni contro i responsabili dell’attacco ha parlato il leader supremo spirituale Ali Khamenei, il quale ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Toni accesi anche da parte del presidente iraniano, Hassan Rohani che ha dichiarato che "il sangue del martire Soleimani sarà vendicato il giorno in cui vedremo la mano malvagia dell'America essere tagliata via per sempre dalla regione". E le proteste dell’Iran arrivano all’Onu con una lettera in cui si parla di grave violazione del diritto internazionale e di “terrorismo di Stato”.
Warduni: il mondo preghi per la pace
Ma come vive questo momento la popolazione irachena e in particolare la comunità cristiana del Paese? Lo abbiamo chiesto a monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad:
Ascolta l'intervista a monsignor Warduni
R. - È un momento critico, molto difficile, perché la nostra religione è pace: “Io vi do la pace, non come la dà il mondo”. Invece il mondo di oggi vuole solo interessi personali, vuole solo “la materia”, vuole solo occupare qui e lì perché in questi ultimi due mesi due-tre nazioni hanno voluto occupare altre nazioni. E’ una cosa terribile e perciò i nostri iracheni sono in grande difficoltà, soffrono tanto. Questo è l’apostolato del Santo Padre: seminare la pace nel mondo. E questo lo trae dal Vangelo di Gesù perché lui, Cristo, ci dice “amatevi gli uni gli altri”. Perciò, noi gridiamo a tutto il mondo di fare la pace, di aiutare veramente a seminare la pace, senza interessi personali.
Il popolo iracheno come sta vivendo queste ore? Anche la comunità cristiana è preoccupata per questa nuova escalation di violenza …
R. – Certo, certo: tutti hanno paura che si stia andando incontro alla guerra e sarebbe una cosa tremenda, perché già la famiglia irachena è dispersa in tutto il mondo: un figlio in questo Paese, un figlio in un altro Paese e così via. Non abbiamo pace, per questo vogliamo soltanto pace e tranquillità. Speriamo che è quello che facciano i capi di Stato, perché tutto il mondo è alla rovescia: invece di seminare la pace, si semina l’odio. Noi ringraziamo il Santo Padre, ma chiediamo a tutto il mondo di pregare, di tornare a Dio: questa è la cosa più importante, perché allontanandosi da Dio, si fa ogni male possibile. Quindi noi vi preghiamo, vi preghiamo di pregare per la pace.
Nel delicato mosaico iracheno bisogna far convivere tutte le confessioni religiosi. Questo attacco mina gli sforzi per la convivenza? È possibile una pace duratura?
R. – Una pace duratura e forte è possibile? Non lo so. Perché quando ci sono gli interessi personali, quando il Signore ci ha detto chiaramente da duemila anni che non possiamo servire contemporaneamente Mammona e Dio: o Dio o Mammona. E’ così. La maggioranza vuole il denaro. Dov’è il mondo, dov’è? Noi supplichiamo tutto il mondo di pregare per la pace, di aiutare a seminare la pace.
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