venerdì 10 gennaio 2020

Aereo caduto in Iran, dalle tracce radar alle scatole nere: quali sono gli indizi

@ - Gli iraniani l’avrebbero scambiato per un velivolo nemico. I resti sul terreno, i dubbi degli inquirenti, i rischi di depistaggio.


Usa, Canada e Gran Bretagna chiamano in causa gli iraniani, l’Ucraina nutre dubbi sull’opzione incidente. Parigi è cauta ed offre assistenza. L’Iran si difende respingendo l’ipotesi che il Boeing 737-800 di Ukraine International Airlines sia stato centrato da un missile: è guerra di propaganda. È scientificamente impossibile, ha aggiunto il responsabile dell’aviazione civile Alì Abdezadeh. La cornice internazionale pesa, la storia diventa parte dello scontro e dunque ognuno gioca le proprie carte. Accertare i fatti non è semplice, per ora possiamo mettere insieme ciò che emerso.

Come nasce il sospetto di un atto doloso? Il dramma si è verificato qualche ora dopo la rappresaglia iraniana in Iraq e questo ha portato a considerare sin da subito lo scenario che il jet sia stato abbattuto per errore. Lo hanno scambiato per un velivolo nemico – è l’accusa - impegnato in una missione. In passato Teheran ha denunciato violazioni, pochi mesi fa ha distrutto un drone americano nel Golfo. I militari potrebbero aver pensato ad una situazione analoga in un momento di alta tensione ed attivato le loro batterie. Come accade nell’88, allora fu Airbus iraniano ad essere polverizzato da un missile di una nave americana.

Ci sono indizi per dimostrarlo? Satelliti e intelligence Usa avrebbe captato un radar che illuminava un bersaglio, quindi hanno seguito due tracce collegabili al lancio di una coppia di missili, infine registrato l’esplosione del jet. E’ un’indiscrezione interessante (di parte) che attende riscontri mentre Teheran nega con decisione. Al tempo stesso l’intera regione era monitorata dal Pentagono proprio per il contrasto tra ayatollah e Stati Uniti, non è strano che gli occhi elettronici abbiano fissato il momento.

Esistono precedenti di un aiuto «satellitare» in sciagure? Nell’estate del 1996 intercettano il botto che accompagna la fine del jet TWA 800 inabissatosi nell’Atlantico, incidente provocato da un’anomalia ai serbatoi ma per il quale non era stata esclusa la presenza di una bomba. Nel novembre 2015 vedono un «lampo» nel Sinai: è l’Airbus russo distrutto da un ordigno piazzato dall’Isis. E i militari esclusero quasi subito il missile. Buio fitto, invece, sul volo MH370 malese scomparso: stando alle ricostruzioni ufficiali non avrebbero riscontrato deflagrazioni. Per l’altro jet della Malaysia – incenerito in Ucraina dai filo-russi – hanno scoperto la posizione del lanciatore.

Ma cosa c’è di così importante nella zona della tragedia? Ovviamente l’aeroporto, attorno al quale potrebbero aver schierato batterie mobili di Sa 15 per contrastare eventuali contro-attacchi. Inoltre nella vicina località di Alghadir sorge un’importante base dei pasdaran, per gli esperti è uno dei depositi dove sono conservati vettori terra-terra Shebab 3, armi significative per l’arsenale degli ayatollah. Un sito al centro di un episodio misterioso. Nel novembre 2011 si è verificata una devastante esplosione costata la vita ad una ventina di militari. Tra le vittime anche il generale Hassan Moghaddam, considerato uno degli ufficiali chiave nello sviluppo dell’arsenale. All’epoca era circolata la voce di un sabotaggio

E dalla zona dell’impatto è emerso nulla? Sul web sono state postate foto che mostrerebbero fori di schegge sulla carlinga e persino resti di un ordigno terra-aria in dotazione ai pasdaran. Nulla di decisivo per ora. I presunti segni potrebbero essere detriti. Quanto all’arma è inquadrata a terra, manca la possibilità di collocarla con sicurezza nell’area della sciagura.

Ci sono altri reperti? Le autorità hanno deciso di spostare ciò che resta del Boeing in un hangar: da qui l’accusa di aver alterato la scena in modo irreparabile. I media locali hanno sottolineato che non è stato rinvenuto nulla di anomalo. Inizialmente si è parlato di guai al motore e, stando ai canadesi, i servizi occidentali non avevano elementi su tesi missile. Posizione mutata nelle ultime 24 mentre la Repubblica islamica parla di ricostruzioni infondate.

Le scatole nere saranno d’aiuto? Se analizzate possono dire se è stata un’avaria o altro. Ma per gli inquirenti iraniani hanno riportato danni piuttosto consistenti (anche alla memoria).

Un pretesto? Tuttavia si è già verificato che i tecnici abbiano recuperato dati cruciali da apparati in pessime condizioni e quindi l’Iran può metterle a disposizione di investigatori esterni. Interessante che, dopo le resistenze iniziali, Teheran abbia invitato tecnici statunitensi ad unirsi agli investigatori. E’ evidente che serve un’inchiesta internazionale pur sapendo quanti siano gli ostacoli e rischi che diventi una battaglia legale allontanando la verità.
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