sabato 16 novembre 2019

ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA COMUNITÀ DELL’AFRICA ORIENTALE

@ - Nel 1967 tre paesi dell’Africa orientale, vale a dire Kenya, Uganda e Tanzania, stipulano un trattato di cooperazione che dà vita alla Comunità dell’Africa Orientale (EAC). L’obbiettivo era la creazione di un mercato comune, di una tariffa doganale comune e alcuni servizi pubblici da gestire in cooperazione. Tutto questo al fine di favorire una crescita maggiormente equilibrata dei paesi della regione.


I servizi pubblici in questione riguardavano ferrovie, porti, poste, telecomunicazioni, la compagnia area East African Airways. Fu creata la Banca di Sviluppo per l’Africa orientale, al fine di concedere prestiti diretti a favorire la crescita economica e, al tempo stesso, furono previste delle iniziative in materia di istruzione da applicare in tutti e tre i paesi fondatori.

Tale comunità aveva inoltre lo scopo di favorire la mobilità di lavoratori da un paese all’altro tramite agevolazioni di carattere burocratico, ciò al fine di far incontrare domanda ed offerta di posti di lavoro. Questo in considerazione del differente grado di sviluppo economico di quei paesi. Bisogna ricordare che tale obbiettivo fu raggiunto in pieno, vi fu un notevole movimento di persone da un paese all’altro e, ancora oggi, vi sono persone stabilite in un paese diverso dal loro in virtù di quel trattato.

I primi passi di tale processo d’integrazione furono sicuramente positivi, tuttavia nel 1971 vi fu un punto di svolta in negativo. Difatti in quell’anno arrivò al potere in Uganda Amin, contestualmente il Presidente della Tanzania Neyere dichiara di non volersi sedere ad un tavolo ove sia presente il leader ugandese. Ovviamente tale situazione bloccò i progetti di futura collaborazione e mandò in crisi quelli esistenti.
Questa impossibilità di collaborare efficacemente portò nel 1977 allo scioglimento dell’EAC. Le conseguenze furono numerose, questo in virtù dell’efficace collaborazione che si era instaurata in molti settori. Furono chiusi confini, furono impediti collegamenti ferroviari, aerei e la gestione congiunta dei porti e della navigazione. Tra Uganda e Tanzania scoppiò addirittura un conflitto bellico.

La scomparsa dell’EAC non aveva però fatto venir meno i debiti che essa aveva con la Banca mondiale e con numerosi governi. I tre paesi membri della disciolta Comunità si rifiutavano di pagare ma, ovviamente, i creditori pretendevano il rimborso. Fu proprio per risolvere tale questione che i tre Stati componenti della disciolta comunità ricominciarono, pur tra molte diffidenze, un dialogo. 
Quest’ultimo portò ad un vertice tra i tre Capi di Stato dei paesi interessati, tenutosi nel 1984, nell’ambito del quale si decise di riprendere in considerazione l’idea di collaborazione interstatuale.
I successivi vertici tra i Capi di Stato dei tre paesi portarono il 30 novembre del 1993 alla creazione della Commissione Tripartita permanente per la cooperazione nell’Africa orientale. Suo compito era di elaborare politiche che portassero ad una maggiore integrazione tra i tre paesi. Il 14 marzo del 1996 tale Commissione fu dotata altresì di un braccio operativo, ciò tramite di un suo Segretariato la cui sede fu stabilita ad Arusha, in Tanzania.
La sempre maggiore esigenza di collaborazione tra i tre paesi fece sì che, in un vertice dei tre Capi di Stato tenutosi sempre ad Arusha il 29 aprile del 1997, la Commissione venisse incaricata di redigere un trattato che andava in quella direzione.
Questo lavoro di elaborazione portò alla creazione di un testo che fu sottoscritto dai tre Capi di Stato dei paesi interessati il 30 novembre del 1999. La sua entrata in vigore doveva però attendere le ratifiche delle parti interessate, ciò avvenne il 7 luglio del 2000, nasceva da quel momento la Comunità dell’Africa orientale e aveva una sigla analoga alla Comunità discioltasi nel 1977, vale a dire EAC.
Tale Trattato prevedeva tutta una serie di organi interni all’EAC, basti pensare al Vertice dei Capi di Stato, al Consiglio dei Ministri, ai Comitati di Coordinamento, ai Comitati settoriali, all’Assemblea Legislativa dell’Africa Orientale (EALA), alla Corte di Giustizia dell’Africa Orientale e al Segretariato EAC.
Particolare importanza riveste l’Assemblea Legislativa dell’Africa Orientale, costituisce il braccio legislativo indipendente della Comunità. Venne formalmente inaugurata da un Vertice dei Capi di Stato dei tre paesi fondatori ad Arusha, è qui che ha la sede.
L’EALA ha 45 membri che sono eletti indirettamente per un periodo di 5 anni rinnovabile. La sua composizione attuale vede la netta prevalenza di persone con poca esperienza politica, prevengono per lo più dal settore privato, dalla pubblica amministrazione, dalle ONG e , in misura minoritaria, dai Parlamenti nazionali. Ha sette commissioni permanenti, si occupano delle materie di competenza dell’EAC, vale a dire agricoltura, commercio e risoluzione dei conflitti, solo per citare le più importanti.
L’Assemblea Legislativa dell’Africa Orientale collabora con le Assemblee nazionali su questioni di interesse comune, discute e approva i bilanci, esamina le relazioni delle Commissioni e del Consiglio dei Ministri. Effettua dibattiti su materie di sua competenza e, in base al loro risultato, può formulare raccomandazioni al Consiglio dei Ministri. Ha il potere di disciplinare il suo funzionamento tramite la stesura di un regolamento, può inoltre istituire delle commissioni stabilendo, al tempo stesso, le loro modalità d’azione.

Di importanza fondamentale, al fine di far rispettare le regole fondanti dell’EAC, è la Corte di Giustizia dell’Africa Orientale. Sua competenza principale è l’interpretazione della corretta applicazione del Trattato istitutivo, si possono però concludere degli appositi protocolli per ampliare questa sua area d’azione che, già in questo modo, è estremamente ampia.

Difatti si può ricorrere ad essa per valutare la conformità al Trattato istitutivo di leggi, regolamenti, direttive, decisioni o azioni dei paesi membri. Possono farvi ricorso persone fisiche, giuridiche, Stati membri e il Segretario dell’EAC. Le sue decisioni sono soggette a revisione, se emergono nuovi elementi non conosciuti al momento del giudizio, ma è anche possibile l’appello, ciò in quanto vi sono due Corti distinte, una per il primo e l’altra per il secondo grado. Le sentenze, ovviamente devono essere applicate dagli Stati membri.

L’organo esecutivo della Comunità è il Segretario Generale. La sua funzione consiste nell’assicurare la corretta applicazione di regolamenti e direttive emanati dal Consiglio dei Ministri, può anche cercare di indirizzare l’attività di tale istituzione inviando ad essa delle raccomandazioni da esaminare. Al fine di assicurare una sua efficace azione, la struttura del Segretario Generale viene articolata in 6 differenti uffici, ognuno per ogni area di competenza dell’EAC. Viene nominato per un periodo di 5 anni,non rinnovabili, dal Vertice dei Capi di Stato dell’EAC.
Sono stati fatti numerosi passi sul piano del’integrazione regionale. Estremamente importante è il vertice dei Capi di Stato tenutosi a Nairobi, in Kenya, il 27-29 agosto del 2004, ove è stato nominato un apposito comitato, denominato WAKO, avente la specifica funzione di agire per il raggiungimento di una federazione politica tra gli Stati membri. Al fine di supportare il comitato nella sua attività, nel 2006 è stato nominato un Segretario Generale Aggiunto dell’EAC.

Tra il 2006 e il 2008 l’EAC ha tenuto consultazioni a livello di singoli paesi, emanato direttive ed elaborato studi diretti alla realizzazione della federazione politica. Ciò che è emerso da tale attività è che, in mezzo alle molte resistenze dei singoli Stati, paurosi di perdere parte delle loro competenze, vi è un grande interesse dei cittadini. Proprio per cercare di smussare le citate difficoltà, il 20 maggio del 2017, i Capi di Stato hanno disposto la creazione di una Confederazione Politica come tappa intermedia verso una futura federazione.

Nel 2005 è stata creata un unione doganale dei paesi membri, ciò implica regole doganali comuni, abolizione dei dazi e cooperazione per imporre tariffe uniche alle merci provenienti da fuori la Comunità. Questo implica che la materia delle tariffe esterne sia di competenza EAC, ciò con un notevole ampliamento della sua sfera d’azione. Tale processo di avvicinamento tra Stati ha visto un ulteriore passaggio nel 2010, qui è stato sottoscritto l’East African Market Protocol, costituisce in pratica l’attuazione di un mercato comune con libera circolazione di persone, servizi e merci.

Nel 2013 viene stipulato un trattato da cui deve scaturire l’Unione Monetaria dell’Africa Orientale (EAMU). Si tratta di un processo graduale che terminerà nel 2023, in tale lasso di tempo i paesi membri dovranno progressivamente convertire le loro valute in una moneta unica.
Si tratta indubbiamente di un progetto ambizioso, implica la progressiva armonizzazione delle politiche monetarie, fiscali, dei sistemi finanziari di pagamento, dei regolamenti, delle pratiche di contabilità, di rendicontazione finanziaria, ma anche di raccolta e divulgazione dei dati statistici. Oltre a ciò si dovrà creare, sempre in tale periodo di tempo, una Banca Centrale dell’Africa Orientale che dovrà gestire, una volta nata, l’unione monetaria.

Nel corso degli anni la Comunità si è ulteriormente allargata, 
nel 2007 sono entrati il Ruanda e il Burundi 
e nel 2016 il Sud Sudan.

Ciò che è emerso nel corso degli anni è la difficoltà di integrare paesi che, oltre ad avere un differente grado di sviluppo economico, appartengono anche a differenti organizzazioni regionali africane, questo implica il dover applicare politiche spesso divergenti.

Nel settembre del 2018 è stato istituito un comitato avente la specifica funzione di elaborare una Costituzione regionale, ciò al fine di dare una maggiore solidità all’EAC.

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