mercoledì 6 novembre 2019

Mormoni uccisi in Messico, arrestato un sospetto: era con due ostaggi legati e imbavagliati

@ - La Cnn riporta la notizia citando le autorità messicane. Non si conosce l’identità della persona arrestata.
Messico, strage di mormoni: sterminata una famiglia a colpi d’arma da fuoco. Si segue la pista dei narcos

Era con due ostaggi legati e imbavagliati nella zona delle colline di Agua Priests, nello Stato di Sonora l’uomo arrestato dalla polizia messicana perché sospettato di essere nell’attacco contro un gruppo di mormoni in cui sono morte nove persone, tra cui sei bambini. La Cnn riporta la notizia citando le autorità del Messico. Non si conosce l’identità della persona arrestata, ma l’Agenzia ministeriale per le indagini penali (Amic) ha reso noto che al momento della cattura c’erano appunto due ostaggi. Sopravvissuti alla raffica di proiettili e al fuoco in cui sono rimasti uccisi gli altri che a bordo di tre auto viaggiavano insieme ad altri familiari vicino al confine con gli Usa, tra gli stati di Chihuahua e Sonora.

Il gruppo di mormoni americani con doppia cittadinanza sono stati bersaglio di un’imboscata compiuta in pieno giorno. Forse presi di mira per sbaglio, scambiati per uno dei tanti convogli delle bande armate che infestano la zona. Gli aguzzini sarebbero infatti uomini armati appartenenti quasi sicuramente ad uno dei potenti cartelli della droga attivi nella regione. Tra le vittime anche due gemelli di appena sei mesi rimasti legati ai propri seggiolini, intrappolati nell’auto data alle fiamme con la madre, il fratello di 11 anni e la sorella di 9. Mentre in un’altra auto hanno trovato la morte un bimbo di 6 anni, la sorellina di 4 e ad altre due donne. Uno dei bambini, secondo il racconto dei sopravvissuti, sarebbe stato falciato senza pietà mentre correva nel tentativo di scappare. Mentre altri cinque o sei ragazzini sarebbero riusciti a sfuggire alla furia omicida nascondendosi tra la vegetazione del bosco. Ma la ricostruzione di quanto accaduto è ancora sommaria, mentre si teme che il bilancio della strage possa diventare più pesante.

L’ira di Donald Trump, che da sempre denuncia la ferocia dei cartelli della droga per giustificare la realizzazione del muro, non si è fatta attendere. E il presidente americano su Twitter si è detto pronto ad aiutare il Messico inviando anche forze dagli Usa che potrebbero risolvere il problema delle bande criminali, ha scritto, in maniera “rapida ed efficace”. “Questo è il momento per il Messico con l’aiuto degli Stati Uniti di dichiarare guerra ai cartelli e spazzarli via dalla faccia della terra”, ha affermato Trump. Il presidente messicano, Andres Lopez Obrador, ha ringraziato. Ma ha sottolineato come la lotta ai cartelli sia responsabilità del suo Paese: “Il Messico è pronto a lavorare con l’Fbi purché la sua indipendenza sia rispettata, e non penso che avremo bisogno di un intervento straniero”, ha chiarito Obrador. E gli agenti federali Usa sono all’opera per aiutare i colleghi messicani nelle indagini. Quando si è tentato il mese scorso di arrestare uno dei figli di El Chapo, almeno 400 uomini armati hanno preso il controllo della città di Culiacan, costringendo alla ritirata le forze governative messicane. E, sempre lo scorso mese, nella stessa area ben 14 poliziotti sono stati uccisi in un’imboscata

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