@ - Nuovo blitz della Dda di Palermo: un vecchio massone siciliano trasferitosi a Bologna gestiva affari di droga fra la Spagna e Milano. Tre arresti di Ros e Gico. Uno dei trafficanti percepiva il reddito di cittadinanza.
“Iddu veniva a Trapani”, sussurra il figlio di un storico mafioso palermitano. E’ una tranquilla mattina di due anni fa. “Iddu?”, chiede il vecchio massone trapanese. “Sì, iddu – conferma il rampollo – lo accompagnava Mimmo alla stazione”. Forse con una Mercedes. E’ un attimo, la conversazione è disturbata, ma gli occhi del giovane maresciallo del Ros che con i suoi compagni dà la caccia a Matteo Messina Denaro si illuminano. “Iddu”, lui, Trapani, stazione, Mimmo, come uno dei fedelissimi del superlatitante, Mimmo Scimonelli, che aveva proprio quel tipo di auto. Ecco cos’era la “carrozza” di cui parlavano i mafiosi quattro anni fa, quando distribuivano i pizzini: “Con la stessa carrozza arrivarono”, così dicevano. La carrozza del treno. Nell’epoca di auto veloci e aerei, nessuno mai – fino a due anni fa – aveva pensato alla vecchia carrozza ferroviaria per la fuga infinita del pupillo di Totò Riina, Matteo Messina Denaro, il capomafia trapanese condannato all’ergastolo per le stragi del 1993.
Questa è un’indagine che continua a riservare un colpo di scena dietro l’altro. E stamattina il nuovo capitolo della storia è iniziato prima dell’alba: i carabinieri del Ros e i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno arrestato il vecchio massone trapanese dell’intercettazione su “Iddu” alla stazione, si chiama Antonio Messina, e altre due persone accusate di aver organizzato un traffico di hashish fra la Spagna, Milano e la Sicilia. Le Fiamme Gialle hanno scoperto che uno dei trafficanti (con precedenti specifici), si chiama Nicolò Mistretta, è di Campobello di Mazara, incassava dall'aprile scorso il reddito di cittadinanza: 500 euro al mese. Criminali che provano a fare gli insospettabili.
Per il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e il suo vice Paolo Guido un’altra mossa in questa partita a scacchi che sta diventano estenuante. Matteo Messina Denaro è latitante dal giugno 1993, è ormai un fantasma, le tracce in Sicilia si sono diradate e adesso la partita si gioca oltre lo stretto. Questa mattina, l’indagine condotta dai sostituti procuratori Francesca Dessì, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova ha fatto scattare perquisizioni a Milano, dove alcuni fedelissimi della primula rossa si erano trasferiti per affari e strani giri. Messina è stato invece arrestato a Bologna, dove abitava ormai da tempo: data l’età, 73 anni, resta ai domiciliari.
Ma anche fuori dalla Sicilia, questa è una storia che è impregnata di passato, la vera forza del 57enne Messina Denaro: Antonio Messina, originario di Campobello di Mazara, è un ex avvocato radiato dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa e droga, il pentito Rosario Spatola raccontava negli anni Novanta di sue relazioni romane e di contatti con i vertici di Cosa nostra palermitana. Un personaggio ancora oggi misterioso. Quella mattina di due anni fa, parlava di “Iddu” con Giuseppe Fidanzati, il figlio di Gaetano, storico trafficante di droga siciliano.
Dove sarà mai Messina Denaro? Chi lo protegge? Che carta di credito sta utilizzando? Chissà se legge mai le notizie su Internet che riguardano i suoi fedelissimi, gli amici, i parenti, i familiari, sono tutti finiti in carcere per causa sua. Chissà se qualche volta si è nascosto dentro una viuzza di Castelvetrano per vedere sua figlia Lorenza, che oggi ha 24 anni, in un pizzino scriveva di non averla mai incontrata.
Alla stazione di Trapani, una vecchia palazzina del 1880, non c’è ancora nessuno. Il primo treno, alle 5,45 è per Castelvetrano, la città della primula rossa. Alle 6,46 parte il treno per Ragusa, ci mette quasi quattordici ore per attraversare la Sicilia, un’eternità. Questa stazione è il posto perfetto per scomparire nel nulla.
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