venerdì 1 novembre 2019

Diventare santi con le piccole cose di ogni giorno

@ - La Solennità di Tutti i Santi ci ricorda che ogni battezzato è chiamato alla santificazione personale compiendo con amore le attività di ogni giorno. Annaida Di Rosario, movimento Pro-Sanctitate: ci si può santificare anche facendo il bucato o accompagnando i figli a scuola.


Nel giorno in cui la Chiesa celebra e glorifica Tutti i Santi, compresi quelli non ufficialmente canonizzati, la nostra intervista sulla santificazione personale è rivolta a chi lotta per conquistare "un metro al giorno di santità" immerso nelle questioni piccole, quotidiane, ordinarie: accudire la famiglia, accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa ed il bucato. Si tratta di Annaida Di Rosario, moglie a tempo pieno da ventiquattro anni, mamma di due figli, commessa in un negozio di abbigliamento sportivo e membro del movimento Pro-Sanctitate fondato dal servo di Dio Guglielmo Giaquinta, sacerdote convinto che tutti gli uomini hanno un compito: farsi santi vivendo da fratelli. Annaida Di Rosario, in fondo, rappresenta ciascuno di noi:

La santità non riguarda solo i sacerdoti, le suore o i monaci di clausura e aspirare alla santità è un desiderio che dovrebbe avere ogni battezzato. Ma è possibile santificarsi nella quotidianità delle piccole cose?

R.- Sicuramente. Molte volte noi abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro i quali si separano dalle occupazioni ordinarie per dedicare gran parte del tempo alla preghiera. Invece non è così: tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo nel mondo con amore, ognuno offrendo la propria testimonianza nelle occupazioni ordinarie, lì dove ci troviamo. Se siamo consacrati vivendo con gioia la nostra consacrazione, se siamo sposati prendendoci cura del nostro coniuge e dei nostri figli, e poi vivendo il nostro lavoro con professionalità, impegno, onestà. La santità è pienezza della vita. Dio ci ama e ci invita ad amare con completezza le persone che ci sono vicine.

Perché si diventa santi anche non dimenticandosi di servire gli altri…

R.- Il nostro fondatore, il servo di Dio Guglielmo Giaquinta, ci invitava sempre ad incamminarci verso la santità partendo dalla nostra vita personale fatta di rapporti umani, di volti, di relazioni, di storie da intrecciare. Il cammino di santità ci ricorda che non siamo soli: senza portare con noi quello che Gesù ci ha insegnato a chiamare fratello, noi non potremo raggiungere la santità. Lo ricorda anche Papa Francesco nell’Esortazione apostolica ‘Gaudete et Exultate’ quando scrive che la santità si declina nella fraternità e abbraccia tutti i nostri rapporti sociali.

In tutto questo, l’intimità con il Signore deve essere messa al primo posto?

R.- Non c’è dubbio. Perché diventa fonte di Grazia da cui attingere la forza per diventare santi. Se manca il rapporto di intimità con il Signore non riusciamo a raggiugere i fratelli perché dobbiamo fare i conti con i nostri liniti. Solo affidandoci a Lui riusciamo a superarli e ad andare incontro ai bisogni degli altri. La preghiera è alla base di tutto.

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