@ - Si chiude il processo noto come il "caso Atibaia". L'ex capo di stato brasiliano è accusato di aver ricevuto in dono, da parte di varie aziende edilizie, l'uso di una residenza nella località di Atibaia, nell'entroterra dello Stato di San Paolo, come compenso per il trattamento preferenziale dato alle società dal suo governo.
I tre magistrati del Tribunale Federale Regionale di Porto Alegre hanno confermato oggi in secondo grado la condanna di Luiz Inacio Lula da Silva per corruzione e riciclaggio nel processo noto come il "caso Atibaia", inasprendo anche la pena di carcere imposta all'ex presidente brasiliano, portandola da 12 a 17 anni di carcere.
Accogliendo la richiesta della Procura Gebran Neto, magistrato relatore del processo, non solo dunque ha confermato la condanna a 12 anni e 11 mesi imposta a Lula in primo grado da una giudice monocratica di Curitibama, ma ha chiesto un inasprimento a 17 anni e un mese. I colleghi Leandro Paulsen e Carlos Eduardo Thompson Flores Lenz hanno poi confermato la sentenza.
Lula è accusato di aver ricevuto in dono, da parte di varie aziende edilizie, l'uso di una residenza nella località di Atibaia, nell'entroterra dello Stato di San Paolo, come compenso per il trattamento preferenziale dato alle società da parte del suo governo.
Si tratta del secondo processo in cui è imputato l'ex presidente, dopo quello detto del "triplex di Guarujà", per cui Lula ha passato 580 giorni in carcere per una condanna confermata in appello. Anche in questo caso Lula era accusato di aver ricevuto un appartamento di lusso come ricompensa per vantaggi concessi ad aziende edilizie. Lula era stato scarcerato lo scorso 8 novembre, dopo che l'Stf ha deciso che le condanne penali devono diventare esecutive solo dopo che siano esauriti tutti i possibili ricorsi processuali al Supremo Tribunale di Giustizia (Stj) e allo stesso Stf.
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