domenica 13 ottobre 2019

Siria, ripresa offensiva turca: pesanti bombardamenti sui curdi. Trump: "Ankara rispetti impegni o sanzioni dure"

@ - L'esercito di Erdogan avanza in Siria con l'aiuto dei jihadisti. L'Onu: sono già 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case.

ISTANBUL - Sono già 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case dall'inizio delle operazioni militari della Turchia nei territori del Rojava, l'amministrazione curda nel nord-est della Siria. Lo riferisce l'Onu mentre riparte, pesante, l'offensiva dei soldati. Secondo fonti curde, quando ormai si è al quinto giorno delle operazioni militari, ci sono stati bombardamenti a Gire Spi e Serekaniye. Lo riferisce al-Arabiya. La Turchia, con la sua contestata operazione "Fonte di pace", conquista una città strategica, Ras Al-Ayn e prepara l'offensiva su Tel Abyad. Gli alleati dell'Esercito libero Siriano piazzano anche un posto di blocco su un'importante arteria stradale, che taglia tutta l'area su cui punta Ankara, da est a ovest.

Intanto, dopo l'Olanda, anche la Germania e la Francia, alla vigilia del Consiglio Affari Esteri dell'Ue che dovrà decidere le sanzioni contro Ankara, hanno sospeso le esportazioni di armi alla Turchia. E la Lega Araba ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l'offensiva militare e ritirare "immediatamente" le sue forze dalla Siria.

Prosegue comunque l'offensiva voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per colpire le postazioni delle milizie curde Ypg oltre confine, eliminandole dalla riva est dell'Eufrate. L'esercito turco è penetrato in Siria la sera del 9 ottobre ed è progressivamente avanzato in territorio siriano conquistando 13 villaggi delle province di Ras al Ayn e Tel Abyad, mentre l'avanzata di Els ha portato al controllo di almeno 4 villaggi nella provincia di Ras Al Ayn. Lo sviluppo più importante riguarda proprio quest'ultima zona, uno dei centri strategici dell'area soggetta ad intervento e "ripulita dai terroristi" dalle forze speciali turche ed al momento sotto controllo di Els e dell'esercito di Ankara. Si tratta di uno sviluppo importante, perchè Ras al Ayn è stato uno dei primi obiettivi su cui l'esercito turco si è concentrato dall'inizio dell'offensiva, con bombardamenti dalla confinante Ceylanpinar.

Offensiva che, sin dal primo giorno, va avanti anche su Tel Abyad, altro importante centro, alle cui porte si sono spinti i miliziani Els e dove vanno avanti i combattimenti dopo che nei giorni scorsi la città era stata bombardata dal comando operativo dell'esercito turco situato oltre confine, nella località di Akcakale.

Sul bombardamento di postazioni Usa nella zona di Kobane, gli Usa continuano a chiedere spiegazioni ad Ankara. I turchi sapevano della presenza americana nel nord est della Siria quando hanno sparato colpi di artiglieria. E l'attacco potrebbe essere stato voluto. Lo riferiscono al Washington Post alcuni funzionari americani, sollevando l'ipotesi che la Turchia abbia volontariamente bombardato vicino all'avamposto americano con il probabile obiettivo di allontanare le truppe statunitensi dal confine.

Brett McGurk, l'ex inviato speciale di Barack Obama e Donald Trump nella campagna contro l'Isis, ritiene che l'attacco turco "non è stato un errore. La Turchia ci vuole lontano dalla regione del confine. Sulla base dei fatti disponibili, i colpi sparati erano un avvertimento a una postazione nota, non colpi sparati inavvertitamente" aggiunge McGurk. Quanto accaduto con i colpi turchi vicino alla postazione americana è ben più serio di quanto finora trapelato, riporta il Washington Post. Gli Stati Uniti hanno comunicato nel dettaglio alla Turchia dove si trovano le truppe americane.


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E sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Trump: "Ho detto chiaramente alla Turchia che se non manterranno gli impegni, inclusa la tutela delle minoranze religiose, imporremo sanzioni molti dure". Trump ha sottolineato che le truppe Usa non possono restare in Siria per altri 15 anni "controllando il confine con la Turchia quando non riusciamo a controllare il nostro". Trump ha anche precisato che la sua amministrazione difende i cristiani e le minoranze religiose in Iraq e in tutto il mondo.

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