sabato 5 ottobre 2019

Iraq, la polizia spara sulla folla che protesta contro corruzione e disoccupazione: oltre 40 morti

@ - Le manifestazioni e gli scontri sono iniziati martedì. La folla chiede migliori condizioni di vita. Il primo ministro Adel Abdul Mahdi: "Richieste legittime, ma non abbiamo la bacchetta magica".



Si aggrava il bilancio delle vittime in Iraq, dove da martedì le manifestazioni in corso nel centro e nel sud del Paese stanno degenerando spesso in disordini e violenze. I manifestanti accusano il governo di corruzione e chiedono migliori condizioni di vita. Il conto dei morti dall'inizio delle proteste è salito a 44. A riportare la notizia sono i media panarabi e iracheni secondo cui nelle ultime ore altre 9 persone sono morte in città nelle regioni meridionali del paese in seguito alle ferite riportate. 

Le proteste che stanno creando disordini a Bagdad e nelle zone a maggioranza sciita nel sud del Paese denunciano la corruzione nel governo, contestano gli alti tassi di disoccupazione e chiedono in generale maggiori servizi. Anche dalla capitale si hanno notizie di spari delle forze dell'ordine contro la folla. Le autorità puntano il dito contro "infiltrati", mentre attivisti denunciano la repressione violenta della polizia.

La più importante autorità sciita irachena, il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, si è espresso oggi in favore delle proteste popolari, criticando le autorità politiche e di polizia per la gestione repressiva delle manifestazioni. Secondo la guida religiosa il governo ha infranto le promesse fatte ai cittadini.

Le manifestazioni sono esplose in Iraq spontaneamente, spiega la Reuters, senza il sostegno pubblico di alcun gruppo politico organizzato e cogliendo le autorità di sorpresa. I morti finora sono 44, tra cui 18 uccisi a Nassiriya e 16 nella capitale Bagdad. L'Alta Commissione nazionale per i diritti umani ha stimato in almeno 1.177 le persone rimaste ferite negli ultimi giorni. La maggior parte delle vittime sono manifestanti e attivisti.

Nella notte, in un discorso trasmesso in televisione, il primo ministro, Adel Abdul Mahdi, ha dichiarato di essere preoccupato per la situazione e di accettare le "richieste legittime" dei manifestanti ma di non avere una "soluzione magica". Le proteste potrebbero intensificarsi dopo le preghiere del venerdì.

Nessun commento: