@ - La lettera inviata al governo: "...Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l'Italia non consentirebbero di impegnarsi in un'operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio..."
Atlantia minaccia di tirarsi indietro dal consorzio che dovrebbe salvare Alitalia. Repubblica ha potuto visionare la lettera inviata al governo in cui la società dei Benetton parla di un parere negativo da parte dei suoi advisors, ma soprattutto, della necessità di tener conto del benessere di tutto il gruppo. Quindi, di quello di Autostrade, su cui pende la minaccia di revoca delle concessioni confermata ancora nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ne ha parlato a Genova martedì. E del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, secondo cui anche il Pd sarebbe d'accordo.
"Nonostante l'indubbio e significativo impatto che il mancato rilancio di Alitalia potrebbe avere sulla controllata Aeroporti di Roma - scrive Atlantia - per la suddetta data (il 15 ottobre, ndr) non sarà per noi possibile aderire all'auspicato consorzio che formulerebbe l'eventuale offerta formale stanti, tra l'altro, le rilevantissime tematiche di contesto tuttora non risolte".
E continua: "L'analisi del piano industriale Alitalia consente infatti, a nostro meditato avviso, al più un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea".
Infine, il paragrafo più importante della lettera, che dimostra quanto l'intera operazione sia a questo punto a rischio: il direttore generale Giancarlo Guenzi e il presidente Fabio Cerchiai mettono nero su bianco il legame inestricabile tra il salvataggio di Alitalia e le concessioni ad Autostrade. "Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l'Italia - scrivono - o ancor più l'avvio di un provvedimento di caducazione di cui si legge sugli organi di stampa, non consentirebbero infatti alla scrivente società - per evidente senso di responsabilità riconducibile sia alle risorse finanziarie necessarie che alla tutela degli interessi dei nostri circa 40mila azionisti italiani ed esteri, dei circa 31mila dipendenti del gruppo e di tutti gli stakeholders - di impegnarsi in un'operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio, come dimostrato da due precedenti piani di ristrutturazione falliti ai quali pure abbiamo partecipato".
Così, a poco più di dieci giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle offerte vincolanti, uno dei principali attori del salvataggio di Alitalia potrebbe tirarsi indietro. Una grana non da poco per il governo Conte bis.
Nessun commento:
Posta un commento