@ - Incidente diplomatico ai nastri di partenza per il "Giuseppi bis". La prima patata bollente per il neonato esecutivo giallorosso, benedetto dal presidente Usa Donald Trump con il famoso tweet su Giuseppi Conte, si chiama Alexander Korshunov. Non un perfetto sconosciuto, bensì un dirigente di primo piano della Odk, la società statale russa che produce motori per aerei militari e civili. Appena sbarcato a Napoli da un volo proveniente da Mosca, il manager cinquantasettenne si è ritrovato in manette, fermato dalla Polizia di frontiera che gli ha sventolato sotto il naso un mandato d'arresto di Washington. Una richiesta di fermo finalizzata all'estradizione, formulata dallo stato americano dell'Ohio.
I fatti risalgono allo scorso 30 agosto. L'accusa è quella di "spionaggio industriale". Stando alle ricostruzioni fornite dai media russi, infatti, il manager è sospettato d'aver sottratto documenti della General Eletric e informazioni protette dalla proprietà intellettuale, che sarebbero confluite in un programma di sviluppo dei motori dei nuovi aerei civili Ms-21. Attualmente Korshunov si trova nel carcere di Poggioreale ed in queste ore, secondo i rumors, si starebbe valutando l'estradizione. «Il personale dell'ambasciata è immediatamente partito per Napoli per difendere i diritti del cittadino russo che sta ricevendo tutto l'aiuto necessario e l'assistenza legale», ha spiegato il ministro degli Esteri russo Sergej Viktorovic Lavrov in una nota che conferma le ricostruzioni giornalistiche. «L'ambasciata è costantemente in contatto con le autorità italiane - si legge ancora - e la situazione continua a essere studiata».
Magistrati - Una versione, quella fornita dal dicastero russo, non suffragata dalla Procura, che ha riferito all'Ansa di non essere al corrente della vicenda. Quello che sinora sappiamo con certezza è che l'arresto è stato eseguito nel rispetto delle normative Interpol, con una richiesta internazionale classificata come «red notice». Il nome di Korshunov, infatti, era inserito negli schedari Interpol, e le autorità italiane hanno dato mera esecuzione al provvedimento. Il caso sta avendo grande eco a Mosca, anche il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto sulla questione, respingendo le accuse al mittente e definendo l'arresto una «pessima pratica». Putin ha parlato del «caso Korshunov» durante la seduta plenaria del Forum economico orientale in corso a Vladivostok. «La detenzione di cittadini russi su richiesta degli Stati Uniti - ha avvisato il presidente russo - interferisce con le relazioni bilaterali».
«Questa è una pessima pratica. Complica le relazioni tra Roma e Mosca. Spesso non vediamo alcun motivo per azioni ostili di questo tipo. Inoltre, ho tutte le ragioni per credere che ciò sia talvolta collegato alla concorrenza. Probabile che si tratti di qualche fenomeno criminale, ma sarebbe meglio per le nostre forze dell' ordine cooperare in questo ambito», ha poi aggiunto il presidente russo.
Sfida - È la prima grana internazionale con cui si ritrova a fare i conti il governo incoronato da Washington, una sfida tra Russia e Stati Uniti che, guarda caso, si consuma proprio sul suolo italiano, arrivando come un acquazzone di fine estate, improvviso e carico di brutte conseguenze. Il rischio è di ritrovarsi stritolati tra Putin e Trump, due personaggi dal carattere forte e con la caratteristica di non dimenticare facilmente i torti subiti.
La diplomazia italiana si ritrova così a dover affrontare una questione delicata in un momento di transizione. Il nuovo ministro degli Esteri non ha alcuna esperienza in questo ruolo. La cosa più difficile, a questo punto, è tenere Di Maio fuori dal «grande gioco» per evitare di entrate a gamba tesa difficili da arginare. Cosa accade se il leader grillino cominciasse a sentirsi una sorta di Andreotti? Guai. Non c'è nulla di più insidioso per la politica estera italiana di un Di Maio protagonista.
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