martedì 10 settembre 2019

Conte riparte, rissa con la Lega. Oggi la conta in Senato

@ - Via alle 10 all'intervento del premier Giuseppe Conte al Senato, per chiedere la fiducia, dopo il voto di ieri alla Camera dove è andato in scena un duro scontro con la Lega di Matteo Salvini. Sono previste all'incirca cinque ore di discussione, fino alle 15. Poi il premier potrà intervenire di nuovo per replicare. Successivamente, ci saranno le dichiarazioni di voto e verso le 17 dovrebbe cominciare la chiama dei senatori per il voto. La fiducia è prevista intorno alle 18.

Giuseppe Conte, nel suo discorso di ieri a Montecitorio ha fatto appello «al coraggio» e alla «determinazione» di 5Stelle, Pd e Leu. Perché «va sfruttata l'occasione unica per migliorare il Paese». E perché, soprattutto, è ancora vivo nel premier il ricordo di quattordici mesi di zuffe e agguati tra leghisti e grillini. Un incubo h24. Con il rischio di replica: tra Conte e Luigi Di Maio è gelo. Siderale. Mitigato, in serata, solo dal fatto di trovarsi dalla stessa parte della barricata durante il violento scontro con la Lega.

Nel chiedere la fiducia della Camera (343 sì, 262 no, 3 astenuti) e senza mai citare Matteo Salvini, Conte ha fissato le regole d'ingaggio della nuova maggioranza per «il nuovo patto politico e sociale», per «la nuova e risolutiva stagione riformatrice»: «Lasciamoci alle spalle il frastuono dei proclami inutili e delle dichiarazioni bellicose e roboanti. La lingua del governo sarà mite, senza arroganza. Serve equilibrio e misura, sobrietà e rigore».
L'esatto contrario di ciò che è accaduto nel Conte Uno. Non a caso, il premier incaricato rimarca: «Dovremo mostrare coesione e unità d'azione, nel segno della lealtà. Dobbiamo essere pazienti nelle parole e operosi nelle azioni. Dobbiamo mettere da parte nuovi egoismi e vecchi rancori».

Del tutto diversi clima e toni nella replica del pomeriggio. Conte, per animare e rinsaldare la sua maggioranza, non usa le parole miti promesse 5 ore prima. Imbraccia l'artiglieria contro Salvini e Giorgia Meloni. Una vera e propria metamorfosi: «Avete lanciato accuse come tradimento, sequestro del voto, oltraggio agli italiani. Sono mistificazioni. Mi chiedo se la Costituzione esista ancora o sia stata stracciata: la nostra è una democrazia parlamentare. Questo governo non è frutto di accordi siglati nottetempo». Ancora, tra urla e insulti di leghisti e FdI: «E' assurdo accusare M5S di tradimento, si è dimostrato coerente al programma, voi siete coerenti solo alle convenienze elettorali. Ed è irresponsabile che un leader politico possa decidere ogni anno, a suo piacimento e arbitrio, di portare il Paese al voto per incassare più poltrone». L'Aula ribolle di grida leghiste. Scatta invece la standing ovation di grillini e dem: avere un nemico comune è, al momento, il collante più forte. Oggi si replica in Senato.

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