@ - Il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino celebra i cinquanta anni di sacerdozio con una Messa in Basilica di San Pietro.
CITTÀ DEL VATICANO , 29 settembre, 2019 / 9:00 AM (ACI Stampa).-
Dice il Cardinale Robert Sarah: il sacerdote è “il dono più generoso che Dio abbia fatto all’umanità”, con la sua possibilità di consacrare l’Eucarestia che però è efficace solo se accetta di essere crocifisso.
È una omelia densa e piena di amore per Dio, per i missionari spiritani che lo hanno guidato, per i genitori, per tutti, quella che il Cardinale Sarah pronuncia per la Messa del suo 50esimo anniversario di ordinazione sacerdotale e 40esimo di episcopato.
E chissà se, il 20 luglio del 1969, quel giovane sacerdote poteva davvero prefigurare che sarebbe diventato vescovo a soli 34 anni (il più giovane del mondo), cardinale, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e poi della Congregazione del Culto Divino. Ma, soprattutto, un punto di riferimento per tanti fedeli che cercano la fede, e che non sono spaventati dal suo modo puro e profondo di vivere la fede, che si legge nei suoi libri (come ‘Dio o niente’), ma anche nella sua difesa appassionata per l’Eucarestia.
Per questa festa, il Cardinale Sarah celebra sull’altare della cattedra di San Pietro. Ci sono amici, famigliari, che lui vuole accanto a sé perché “da solo sono troppo inadeguato, troppo coperto di miserie e peccati”, e perché il cinquantesimo di sacerdozio è “l’anniversario di tutti noi”.
Il Cardinale Sarah crede nella forza e nel privilegio di essere sacerdote, lo stesso che vedeva San Giovanni Maria Vianney, che sottolineava come “la sua lingua di un pezzetto di pane fa un Dio”.
Ma questo, ammonisce il Cardinale Sarah, avviene “soltanto se noi sacerdoti accettiamo di essere crocifissi con Cristo”, perché “Cristo, Figlio di Dio, solo attraverso la croce e al termine di una straordinaria discesa in un abisso di umiliazioni giunge a conferire ai sacerdoti il potere divino di celebrare l’Eucarestia e a strappare gli uomini, suoi fratelli terrestri, alla schiavitù del peccato e della morte, per renderli partecipi della sua divinità”.
Insomma, l’Eucarestia “ha luogo soltanto se la nostra vita è segnata dalla croce”. E il sacerdote “vive la gioia nella sua pienezza nella Santa Messa, che è la ragion d’essere della sua esistenza”, perché “durante la Messa di ogni giorno il sacerdote si trova faccia a faccia con Gesù Cristo ed in quel preciso istante, è identificato, si è immedesimato in Cristo, divenendo non soltanto un Alter Christus, un altro Cristo, ma è veramente Ipse Christus, lo stesso Cristo”.
Il Cardinale Sarah sottolinea che sull’altare non presiede nulla, perché “sebbene indegnamente, Gesù è veramente in me, io sono Cristo”. E questa è una “affermazione terrificante”, una “temibile responsabilità” che fa fremere di terrore, eppure è “vera”, perché è “in persona Christi che consacro il pane e il vino, dopo avergli consegnato il mio corpo, la mia voce, il mio povero cuore, profanato così tante volte dai miei molti peccati e che gli chiedo di purificare”.
Quindi, il cardinale spiega che la Vergine Maria prepara i sacerdoti prima dell’Eucarestia, e che tutti i cristiani, ma soprattutto i sacerdoti, devono “costruire la vita interiore” sui tre poli della croce, l’Eucarestia e la Vergine Maria.
“La Croce – afferma il Cardinale - ci fa nascere alla vita divina, senza l’Eucaristia non possiamo vivere e la Vergine vigila da madre sul nostro sviluppo spirituale e ci educa a crescere nella fede”.
Il Cardinale Sarah sottolinea che Gesù, rivelandoci il segreto del cibo celeste, ci tratta da amici, perché vero che abbiamo “spesso la sensazione di essere servi inutili, verità assoluta e incontestabile”, eppure il Signore “fa di noi i suoi amici, ci offre generosamente la sua amicizia”.
E l’amicizia ha due tratti essenziali, per il Signore: che non ci sono segreti tra amici, e che gli amici si fidano ciecamente gli uni degli altri, svelando così che “Gesù ha quindi una completa fiducia in noi e per questo ci offre una perfetta conoscenza di sé e di suo Padre, ci rivela il suo volto e il suo cuore, ci mostra la sua tenerezza e il suo amore appassionato che giungerà fino alla follia della croce”.
Gesù si fida al punto di conferirci “il potere di parlare al suo nome e al suo posto” e “affida nelle nostre mani il suo corpo, la sua Chiesa, il mistero insondabile di Dio Uno e Trino”.
Ma allora – domanda il Cardinale Sarah – “se Dio ci ha amato e scelto, siamo in grado di comprendere tutte le conseguenze che derivano dall’essere suoi amici e pertanto introdotti nella sua intimità? Capiamo che, se ci ha amati e scelti come sacerdoti è per andare a portare molto frutto?”
Per questo, aggiunge, “l’Amore, l’Amicizia e la Fede ricevuti da Dio vanno rivelati agli altri: abbiamo ricevuto la fede per trasmetterla agli altri. Siamo sacerdoti per essere umilmente al servizio di Dio e dei nostri fratelli e sorelle fino all’oblazione della nostra vita”.
È la spinta all’evangelizzazione, che porta anche il Cardinale a chiedere di pregare per i preti, “perché oggi il sacerdozio attraversa una profonda crisi”.
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