@ - Arriveranno a Rocca di Papa oggi stesso o forse domani 50 migranti sbarcati dalla nave Gregoretti. Ma il rischio fuga è dietro l'angolo e monta la preoccupazione tra i residenti. Il vicesindaco alla Cei: "Individui un'altra struttura".
A sei giorni dal salvataggio nel Mediterraneo si sciolgono i nodi per i migranti a bordo della nave Gregoretti.
Non resteranno a carico dell’Italia, ha assicurato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo l’ennesimo braccio ferro con l’Europa.
Passa la linea della redistribuzione e il messaggio che in fatto di migrazioni ognuno deve fare la sua parte. Germania, Portogallo, Francia, Lussemburgo e Olanda saranno le destinazioni dei 116 naufraghi sbarcati ieri nel porto di Augusta. Un aiuto consistente è arrivato anche dalla Chiesa cattolica che ne accoglierà una cinquantina a proprie spese. La struttura individuata dalla conferenza episcopale italiana è il Cas Mondo Migliore di Rocca di Papa, alle porte di Roma, dove attualmente risiedono 320 migranti.
Le tempistiche degli arrivi rimangono un’incognita. Nessuna informazione trapela dai vertici della struttura e l’unica certezza è che gli stranieri verranno successivamente trasferiti presso le Caritas italiane. “Da parte del centro Mondo Migliore c’è una comprensibile riservatezza che troviamo giusta e doverosa”, ci rispondono dall’ufficio stampa della Cei, che abbiamo contattato alla ricerca di informazioni. L’obiettivo è quello di scongiurare clamore mediatico e proteste che nel 2018 hanno accompagnato l’arrivo degli eritrei sbarcati dalla nave Diciotti. Ma la permanenza dei migranti si era rivelata più breve del previsto. Le persone accolte, infatti, si erano dileguate dal centro approfittando della scarsa vigilanza.
“Vogliamo maggiori garanzie dai gestori della struttura anche perchè – commenta Cinzia Botti, coordinatrice locale della Lega – il clima non è più lo stesso”. Rocca di Papa è ancora sotto choc per la morte del sindaco Emanuele Crestini e del suo delegato Vincenzo Eleuteri. Dopo la tragica esplosione dello scorso giugno, infatti, la cittadinanza sta pian piano cercando di tornare alla normalità. Un percorso in salita considerato che quella maledetta fuga di gas ha anche sventrato gli uffici del Comune, attualmente dislocati presso una struttura di fortuna, e danneggiato una scuola. A tutto questo, ora, si aggiunge anche la preoccupazione che i migranti possano fuggire di nuovo. Soprattutto perché, come riferito dal procuratore di Siracusa, Fabio Scavone, a bordo della Gregoretti ci sono “29 persone affette da patologie diverse, tra cui 25 casi di scabbia, uno di tubercolosi, più altri casi di cellulite infettiva”. “Non è possibile – sentenzia un anziano allargando le braccia – che entrino nel centro e poi si sparpaglino nel territorio e non se ne sappia più nulla. Che accoglienza è questa?”. “Ci sono delle perone malate – gli fa eco un altro residente – ed abbiamo paura che siano contagiose”.
Dal canto suo, l’amministrazione locale è pronta a fare la sua parte, sebbene non condivida a pieno la decisione dei vescovi. Una scelta piovuta dall’alto. “Abbiamo appreso la notizia dalla stampa – ci spiega la vicesindaco Veronica Cimino – e ci siamo subito attivati nei confronti del prefetto e della questura, allo stato attuale siamo pronti e coordinati ma non abbiamo informazioni certe sugli arrivi”. Forse oggi stesso o domani. “Non ci siamo mai sottratti a questo genere di attività, però, mi interrogo sull’opportunità di individuare una struttura proprio qui da noi”. Nella cittadina l’emergenza è in corso e gli sforzi dell’amministrazione locale sono tutti concentrati nel cercare di garantire i servizi essenziali alla popolazione. L’arrivo dei migranti sarebbe un carico ulteriore, in una fase in cui lo scoramento collettivo è molto forte. Ecco che allora la Cimino si appella direttamente alla Cei, “non si può negare il diritto di asilo – dice – ma in questo momento chiediamo ai vescovi di sollevare Rocca di Papa dal compito di accogliere, trovando un’altra struttura”.
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