@ - Gli economisti stimano il bisogno di investimenti in oltre 500 miliardi. Merkel e Scholz sarebbero disposti a rinunciare al pareggio di bilancio.
«La Germania rischia di diventare un’altra volta il malato d’Europa». Quella che può sembrare una provocazione, ma che suona come cupa profezia, l’hanno lanciata ieri gli economisti di Citigroup. E il timore di andare di male in peggio infine è arrivato a Berlino. Stando a Der Spiegel, il governo sarebbe pronto ad aumentare il debito per controbilanciare un eventuale calo delle entrate fiscali.
Il governo guidato da Angela Merkel ha puntato finora su una crescita nel 2020 idealmente in ripresa attorno all’1%, se non di più. E ha sdrammatizzato sul Pil in contrazione. Tuttavia quelle rosee previsioni sono state basate nei mesi scorsi sull’aspettativa di un rimbalzo nel secondo semestre: se invece di rafforzarsi il Pil tedesco rallenterà nel terzo e fors’anche quarto trimestre, il 2020 sarà rettificato al ribasso. E così, stando a Der Spiegel, tanto la cancelliera quanto il ministro delle Finanze Olaf Scholz sarebbero disposti a rinunciare al diktat dello zero nero, lo Schwarze null.
I partiti della grande coalizione tuttavia finora si sono concentrati più a contrastare il calo di voti e consensi, in ordine sparso: e resta da vedere se l’elettorato tedesco, debito-fobico di centrodestra o centrosinistra, è disposto ad abbandorare lo zero nero, Schwarze Null, dei conti in pareggio. Annegret Kramp-Karrenbauer, leader Cdu, sta tentando di riconquistare i voti persi a Die Grünen annunciando una tassazione “verde” e una maxi-riforma e interventi per proteggere l’ambiente, che potrebbero in effetti far salire la spesa pubblica: anche se le politiche a favore del cambiamento climatico sul breve termine possono frenare la crescita perché alzano i costi. L’Spd è in cerca di una coppia di nuovi leader: Der Spiegel ha intervistato il ministro delle Finanze Olaf Scholz - ossessionato nel voler riportare il debito/Pil sotto il 60% - il quale avrebbe cambiato idea e sarebbe ora disponibile, se gli verrà richiesto, a candidarsi alla guida del partito. Il ministro del Lavoro, il socialdemocratico Hubertus Heil, infine sta studiando agevolazioni e incentivi per aiutare le imprese in difficoltà a ridurre l’orario di lavoro dei lavoratori a tempo pieno, per evitare i licenziamenti. È anche in corso un braccio di ferro tra Scholz e il ministro dell’Economia Peter Altmeier (Cdu) su come ed entro quanto abolire la tassa di solidarietà.
Un “piano Marshall” per la crescita non è per ora sul tavolo. La Kfw, Cdp tedesca, in un sondaggio recente condotto tra i tesorieri delle amministrazioni locali ha avuto conferma che il gap nelle infrastrutture a livello comunale è pari a 138 miliardi. I tesorieri comunali prevedono investimenti in crescita a 35,8 miliardi quest’anno contro i 34,7 del 2018 ma mancano 138 miliardi di cui 48 per le scuole, mentre il gap della rete stradale è di 36. Il rinnovamento dell’edilizia nella pa è indietro di 14,1, gli impianti idrici hanno bisogno di 6,5 miliardi di interventi. La montagna del gap infrastrutturale diventa ancor più alta a livello federale. Michael Hüther, direttore dell’Instituts der deutschen Wirtschaft, intervistato da F.A.Z. ha sostenuto che la Germania deve istituire un fondo da 450 miliardi per finanziare investimenti pubblici al ritmo di 45 miliardi per un decennio, in trasporti, digitalizzazione e banda larga, formazione e istruzione, edilizia popolare, R&S.
Il Pil tedesco nel secondo trimestre di quest’anno si è contratto, aprendo la strada a una recessione tecnica. Secondo Citi, negli ultimi dieci anni la crescita in Germania avrebbe nascosto carenze profonde di sistema e infrastrutturali, pronte ad esplodere quando il Pil scenderà. La recessione, da tecnica può divenire cronica in un Paese dominato dall’export dell’industria manifatturiera in tempi di instabilità nel commercio mondiale e competizione estrema nella globalizzazione.
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