@ - Il presidente francese ha chiesto al regime di Damasco e al suo alleato russo a rispettare il cessate il fuoco. Secca la risposta di Putin: "Sosteniamo gli sforzi dell’esercito siriano per eliminare la minaccia terroristica a Idlib".
La guerra in Siria irrompe nella quiete blindata di Fort de Brégançon, residenza estiva del Presidente francese, in Costa Azzurra, dove Emmanuel Macron ha incontrato oggi il suo omologo russo, Vladimir Putin. Uno dei dossier più caldi trattati dai due leader è proprio quello siriano. Macron ha esortato il regime di Damasco e il suo alleato russo a rispettare il cessate il fuoco decretato nella provincia di Idlib. ”È imperativo - che il cessate il fuoco deciso a Sochi (Russia) sia davvero rispettato”, ha ribadito il capo dell’Eliseo davanti ai giornalisti prima dell’inizio dei colloqui. Secca la risposta dello “zar”: “Noi sosteniamo gli sforzi dell’esercito siriano per eliminare la minaccia terroristica a Idlib”, ribadisce Putin.
E la città siriana è la miccia che può far esplodere un nuovo conflitto nella martoriata Siria: quello tra il regime di Damasco e la Turchia. È di tre civili uccisi e dodici feriti il bilancio di un attacco delle forze di Damasco contro un convoglio militare turco che si stava dirigendo verso un punto di osservazione vicino a Idlib. Lo riferisce oggi il ministero della Difesa turco. “Condanniamo fermamente questo attacco che contraddice gli accordi esistenti, la cooperazione e il dialogo con la Russia”, si legge nella nota del ministero della Difesa di Ankara. Il convoglio si stava dirigendo verso il punto di osservazione numero nove a Idlib, in Siria, e Mosca era stata informata in anticipo della presenza del convoglio, prosegue la nota. Il posto di osservazione, situato a 88 chilometri dal confine tra Turchia e Siria, è stato istituito nell’aprile del 2018. Secondo Naji Mustafa, portavoce del Fronte di Liberazione Nazionale, uno dei gruppi non jihadisti anti-Assad, il convoglio si stava dirigendo verso uno dei suoi punti di osservazione con “rinforzi” quando è avvenuto l’attacco. Un corrispondente dell’AFP che ha visto il convoglio ha riferito che esso includeva circa 50 veicoli blindati, di cui almeno cinque erano carri armati. Damasco dal canto suo ha denunciato lo spiegamento di un convoglio militare turco verso Khan Sheikhun, città chiave nel nord-ovest della Siria, nel sud della provincia di Idlib, dove le forze del regime hanno combattuto feroci battaglie contro jihadisti e ribelli. Secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), caccia militari hanno condotto un raid aereo vicino al convoglio costringendolo a fermarsi a Maaret al-Nouman nella zona meridionale di Idlib. “I veicoli turchi carichi di munizioni si stanno dirigendo verso Khan Sheikhoun per aiutare i terroristi, il che conferma ancora una volta il sostegno fornito dal regime turco ai gruppi terroristici”, ha affermato una fonte del ministero degli Esteri siriano citata dall’agenzia di stampa statale Sana. Il comando delle forze armate siriane ha dichiarato che avrebbe interrotto le ostilità subordinatamente all’adempimento da parte della Turchia dei suoi obblighi ai sensi del “trattato di Sochi”, il documento firmato tra Mosca e Ankara lo scorso settembre, il cui punto principale era il ritiro di tutte le armi pesanti e medie a più di 20 chilometri dalla zona smilitarizzata.
La Turchia avrebbe dovuto garantire la sicurezza del ritiro. Da aprile è in corso un’offensiva lanciata dall’esercito siriano per riprendere il controllo della provincia. Le truppe di Damasco sono entrate nella notte a Khan Sheikhoun, roccaforte jihadista nella provincia di Idlib, dopo violenti scontri con le forze del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts), legato ad al-Qaeda. Lo riporta l’emittente al-Mayadeen, spiegando che le forze di Bashar al-Assad hanno già preso il controllo delle zone limitrofe e stanno ora attaccando la città dal versante occidentale. L’esercito siriano aveva perso il controllo di Khan Sheikhun nel 2014. Secondo il giornale al-Watan, nelle ultime tre settimane le forze governative hanno conquistato oltre 18 insediamenti a sud di Idlib. La provincia di Idlib è inserita nelle cosiddette “zone di de-escalation” dove sono presenti 12 “punti di osservazione” dell’esercito turco, istituiti in base agli accordi di Astana fra Turchia, Russia e Iran per una de-escalation militare nell’area. Turchia e Stati Uniti hanno concordato la scorsa settimana di istituire un centro operativo congiunto per realizzare una fascia di sicurezza nel nord della Siria, che Ankara chiedeva da anni. A dispetto dell’intesa raggiunta Washington e Ankara sono in contrasto circa la gestione della Siria nord-orientale, dove gli alleati statunitensi sul campo nella battaglia contro lo Stato islamico includono la milizia curda Unità di Difesa Popolare (YPG) confluita nelle Forze Democratiche Siriane (FDS) che incorporano anche milizie arabe) che la Turchia considera terroristi per la loro vicinanza con il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) attivo nel sud della Turchia e con basi nell’estremo nord dell’Iraq. “L’aumento della violenza ha costretto più di 450.000 persone ad abbandonare le loro case, aggiungendosi alle centinaia di migliaia di persone sfollate in precedenza nel governatorato di Idlib. La maggior parte dei nuovi sfollati si è diretta verso aree densamente abitate e vive in tende o all’aperto sotto gli ulivi, dove hanno bisogno di cibo, acqua e assistenza medica”, denuncia Medici Senza Frontiere (MSF). “Oggi ci sono centinaia di migliaia di persone sfollate che vivono in condizioni disperate. Molti dei campi sono sovraffollati, le infrastrutture sono inadeguate e le condizioni igieniche sono così precarie da creare un rischio epidemie. Se le persone non possono bere acqua potabile, ci aspettiamo sempre più pazienti con disidratazione, diarrea e malattie trasmesse dall’acqua. Questo comporterà un ulteriore peggioramento di una situazione già critica, aggiunge Lorena Bilbao, coordinatrice delle operazioni MSF dei progetti in Siria. Ma l’eco della tragedia che si consuma a Idlib non raggiunge la Costa Azzurra.
La visita di Macron a Putin arriva pochi giorni prima che i leader mondiali, incluso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si riuniscano per il vertice del G7 del 24-26 agosto a Biarritz. La Russia considera “utile ogni contatto con i Paesi del G7” e non esclude che si possa tornare a un G8, afferma Putin nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa prima del faccia a faccia con l’omologo francese. “Il formato G8 non esiste più, quindi come posso tornare in un’organizzazione che non esiste? Oggi c’è il G7. Per quanto riguarda l’eventuale formato per la collaborazione degli otto Stati, noi non escludiamo nulla – ha detto Putin, citato dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti – ogni contatto con nostri partner, in qualsiasi formato, sono sempre utili”.
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