@ - Colpo al clan di Brancaccio. Venticinque arresti sono in corso in un blitz della squadra mobile di Palermo. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, incendio, trasferimento fraudolento di valori aggravato, autoriciclaggio, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e contrabbando di tabacchi lavorati. Sequestrati beni per un milione di euro.
Le indagini della squadra mobile di Rodolfo Ruperti, il blitz è stato battezzato Maredolce2, hanno fatto luce su una delle famiglie chiave di Cosa nostra, quella di corso dei Mille. I nuovi capi erano Fabio Scimò e Salvatore Testa, volti noti di Cosa nostra e già condannati per associazione mafiosa. La droga, il business delle slot machine, il controllo di alcune case di riposo, le immancabili estorsioni sono soltanto alcuni degli interessi perseguiti dagli affiliati e documentati dalle indagini dei poliziotti, coordinati dalla Dda della procura di Palermo. Anche i piccoli criminali agivano sotto l'autorità mafiosa.
Nel 2017 in un altro blitz della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile erano state coinvolte 34 persone. Agli arresti per associazione mafiosa finí anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l’operatore umanitario rapito da Al Qaeda nel 2012, in Pakistan, e ucciso da un drone americano nel corso di un'operazione antiterrorismo.
Il capomafia di Brancaccio, svelarono le indagini, era Pietro Tagliavia, rampollo da poxo scarcerato di una storica famiglia di mafia coinvolta nelle stragi del ’92-’93. Lo Porto si occupava della gestione della cassa e della distribuzione delle “mensilità” alle famiglie dei carcerati. Le estorsioni erano a tappeto e nessun commerciante denunciò.
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